RAPINA DA 60MILA EURO IN UNA CASA A LATINA: DUE BANDITI IN SILENZIO, IL PIÙ GIOVANE RISPONDE AL GIUDICE

Rapina a mano armata in Via Ezio, a Latina: svolti gli interrogatori di garanzia da parte dei tre arrestati dalla Polizia di Stato

I due pluripregiudicati finiti in carcere si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre il 24enne di Aprilia, finito ai domiciliari, ha deciso di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Laura Morselli, offrendo la sua versione dei fatti. Il legale del giovane ha avanzato una istanza per una misura meno afflittiva rispetto ai domiciliari, sulla quale il Gip si è riservato in attesa del parere del pubblico ministero.

L’operazione della Polizia di Stato di Latina è scattata la notte del 4 giugno, quando i poliziotti della Squadra Mobile, con l’ausilio dei colleghi dell’omologo ufficio investigativo di Roma, hanno eseguito alcune misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha diretto e coordinato le indagini.

I fatti risalgono al mese di febbraio del 2024, quando una 45enne ucraina, rientrando nella propria abitazione in via Ezio nelle prime ore del mattino, era stata sorpresa, mentre stava aprendo la porta d’ingresso del suo appartamento, da due soggetti travisati da passamontagna che, dopo averla spinta con forza in casa, intimandole di stare zitta e bloccandole la bocca con una mano, l’avevano legata ad una sedia con del nastro adesivo, mettendoglielo anche sulla bocca.

Le avevano poi puntato al collo una pistola dicendole che le avrebbero sparato se non avesse indicato dove si trovavano i soldi. Poiché la donna non aveva ceduto alle richieste economiche dei malviventi, gli stessi, mentre era ancora legata alla sedia, l’avevano trasportata di forza nel bagno, dove le avevano strappato una catenina dal collo ed un anello dal dito.

Mentre erano intenti a consumare la rapina, era sopraggiunta nell’appartamento la sorella della vittima, ignara di quanto stesse accadendo; all’ingresso l’aveva accolta uno dei malviventi, presentatosi come un poliziotto, ma una volta all’interno dell’abitazione, il complice le aveva strappato improvvisamente di dosso la borsa, appropriandosi del relativo contenuto.

Compreso di avere di fronte dei finti poliziotti, la donna aveva iniziato ad urlare per chiedere aiuto; i rapinatori avevano quindi cercato di immobilizzare anche lei col nastro adesivo, minacciandola ancora con la pistola, ma la donna, gridando, era riuscita a metterli in fuga.

Le vittime erano riuscite anche a notare la presenza di complici al di fuori dell’abitazione, intenti a trasportare in un borsone il “malloppo”, costituito da numerosi orologi, gioielli e borse griffate, per un valore complessivo di oltre 60.000 euro.

L’articolata attività investigativa condotta dagli investigatori della Squadra Mobile latinense aveva già consentito di individuare un appartamento, in uso a uno degli indagati, in località Casal Lombroso, in cui era stata rinvenuta parte della refurtiva, nonché di arrestare un altro degli indagati (insieme a due complici) in flagranza di un’ulteriore rapina, anche nell’occasione recuperando altro materiale asportato alle vittime, oltre a dispositivi cellulari in cui vi erano numerose foto di preziosi provento di furto, tra cui quelli ai danni delle sorelle ucraine.

Nel corso delle investigazioni era stata anche rinvenuta l’autovettura utilizzata dai malviventi per portarsi sul luogo della rapina, risultata essere stata rubata un paio di giorni prima ad Anzio, così come era pure stato recuperato, durante un’altra perquisizione, il borsone usato per raccogliere la refurtiva.

Le indagini hanno permesso di ricostruire i ruoli dei vari complici (autori materiali della rapina, palo ed autista), tutti ritenuti gravemente indiziati dei delitti in questione. Il Gip di Latina ha disposto, rispettivamente, nei confronti di tre pluripregiudicati, due romani (rispettivamente classe 1977 e 1998) ed uno originario della provincia di Modena (classe 1977) ed un romano (classe 1999) con numerosi precedenti di polizia, la misura cautelare della custodia in carcere; un pluripregiudicato di Aprilia (classe 2001), la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Tre misure sono state eseguite, mentre sono ancora in corso le ricerche degli altri due indagati, resisi irreperibili.

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