Si è concluso il processo in abbreviato per l’uomo arrestato in flagranza differita lo scorso febbraio dalla Polizia di Stato
Il prossimo 1 luglio, il 48enne professionista di Latina Scalo, M.C. (le sue iniziali) dovrà affrontare un altro processo per stalking contro la sua ex compagna. Oggi, 5 giugno, invece, è arrivata la condanna a 1 anno e 4 mesi, decisa dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Roberta Brenda, nel processo che lo vedeva accusato sempre di stalking ma, in questo caso, ai danni della ex moglie (47 anni), costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Pasquale Lattari.
Il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Roberta Brenda, ha condannato il 48enne, difeso dall’avvocato Nicolò Giglio, nell’ambito del rito abbreviato condizionato all’audizione della persona offesa, vale a dire la ex moglie ascoltata lo scorso maggio in aula. La donna aveva confermato le condotte dell’uomo reiterate nel tempo. Il classe 1977 era stato arrestato dalla Polizia di Stato lo scorso 26 febbraio in flagranza di reato differita per atti persecutori. Oggi, il giudice ha deciso anche la condanna al risarcimento in favore della ex moglie, da calcolarsi in sede civile, oltreché a una provvisionale di 3mila euro. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 60 giorni.
L’uomo, al momento dell’arresto, come accennato era già destinatario della misura cautelare del divieto di avvicinamento con controllo elettronico emessa per un fatto commesso ai danni di un’altra donna.
La Squadra Mobile aveva raccolto l’accorata denuncia della donna che riferiva di essere vessata dall’ex compagno. Il 26 febbraio, era stata raccolta una ulteriore integrazione di denuncia e, nella circostanza, gli investigatori avevano avuto modo di rilevare continue chiamate da parte dell’imputato.
Rilevata la persistente condotta molesta e la contestuale minaccia di recarsi presso il plesso scolastico frequentato dal figlio comune di 8 anni della coppia per prelevare il minore prima della fine dell’orario delle lezioni, gli uomini della Squadra Mobile avevano proceduto al rintraccio del 48enne ponendolo in stato di arresto.
Il giorno dopo, 27 febbraio, l’uomo in stato di arresto, difeso dall’avvocato Giglio, era comparso davanti al giudice monocratico che aveva convalidato l’arresto e disposto un nuovo divieto di avvicinamento per stalking (misura ancora vigente). Il provvedimento era stato emesso in quanto l’uomo aveva inviato, come riportato dai poliziotti, una serie di messaggi arrivando a minacciarla di prelevare il figlio da scuola.
I poliziotti, vedendo quando stava accadendo, avevano rintracciato il 48enne presso via della Chiesuola a Latina. L’uomo, peraltro, aveva già sul groppone il provvedimento di divieto di avvicinamento alla ex compagna , con tanto di braccialetto elettronico. E, al contempo, pendeva su di lui la denuncia della ex con cui ha avuto un figlio.
Alla fine della camera di consiglio, il giudice monocratico aveva convalidato l’arresto e emesso un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla ex, almeno alla distanza di 500 metri, predisponendo un altro braccialetto elettronico. In realtà, sullo stesso braccialetto, il giudice monocratico aveva disposto un ulteriore ID riferito alla ex moglie.
Diverse le condotte contestate dal sostuto procuratore Giuseppe Bontempo, che ha firmato le indagini. Il 48enne, non solo avrebbe molestato la ex moglie con continue telefonate e messaggi, ma avrebbe chiesto più volte denaro adducendo esigenze economiche personali e del bambino così da ottenere
continuamente i soldi.
In un caso, il 48enne ha minacciato la moglie: “Tira fuori i soldi, altrimenti stasera vado a finire sui giornali, così lo leggono tutti la fine che ti faccio fare”. Senza contare, di avere minacciato la donna di metterle della droga in macchina così da farla arrestare e da sottrarle il figlio. E ancora, altre minacce tipo, “Ti strangolo con le mani mia”, e pugni alla macchina in una circostanza in cui aveva dato in escandescenze.
La donna ha subito un perdurante e grave stato d’ansia, nonché timori per la propria incolumità, a tal punto da indurla a mutare le abitudini di vita (condizionandola negli spostamenti e nelle frequentazioni per timore che potesse aggredirla fisicamente o verbalmente).