TRA “I FASCISTI DI ROMA NORD”, MAURIZIO BOCCACCI SOTTO PROCESSO A LATINA PER APOLOGIA DI FASCISMO

Il cippo di Campoverde (da sferamagazine.it)
Il cippo di Campoverde (da sferamagazine.it)

Mi chiamo Fabio Gaudenzi, la polizia sta venendo ad arrestarmi e mi consegnerò come prigioniero politico. Dal 1992 appartengo a un gruppo elitario di estrema destra denominato “I fascisti di Roma nord” con a capo Massimo Carminati e di cui fanno parte Fabrizio Piscitelli, Luca e Fabrizio Caroccia, Maurizio Boccacci, Riccardo Brugia e Massimo Carminati“.

Stanno facendo discutere le dichiarazioni fatte da Fabio Gaudenzi, l’uomo che il primo settembre ha rivelato, “consegnandosi” alle forze dell’ordine (arresto in effetti avvenuto), la sua appartenenza al presunto gruppo “I Fascisti di Roma Nord” tramite due video su youtube (vedi qui il secondo). Oltre che a fare nomi e cognomi dei nemici verso cui vuole vendicarsi, consegnando la sua lista di proscrizione al “diavolo” (testuale), tra cui il Maresciallo della Caserma de Le Rughe, il carabiniere Bartolomeo Laudando, definito “viscido verme schifoso che non merita neanche di portare la divisa”, Gaudenzi ha sostenuto di far parte di un sodalizio di stampo fascista e di sapere chi sia il mandante dell’omicidio di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, il capo ultrà della Lazio freddato nel pomeriggio di mercoledì 7 agosto in Via Lemonia 273. Da ultimo, la volontà di parlare con la conditio sine qua non di farlo solo con il Procuratore Nicola Gratteri, il magistrato anti-ndrangheta.

Tra i nomi citati del gruppo dei cosiddetti fascisti di Roma nord, c’è anche quello di Maurizio Boccacci che ha già rilasciato alle agenzie di stampa la sua dichiarazione di smentita, asserendo che non esiste nessun gruppo elitario denominato “Fascisti di Roma nord”.

Un giovane Maurizio Boccacci (foto dal suo profilo Facebook)
Un giovane Maurizio Boccacci in una foto del 1994 (dal suo profilo Facebook). All’epoca Boccacci si auto-accusò di essere l’autore di una serie di scritte e striscioni antisemiti contro l’allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e l’ex presidente della comunità ebraica, Riccardo Pacifici

Ma chi è Maurizio Boccacci? Già gravato da precedenti, bancario ed ex sindacalista della Cisnal (la progenitrice dell’Ugl), dalle parti della provincia pontina, che di militanza di destra storicamente se ne intende, lo si conosce per una manifestazione svolta ad Aprilia che, qualche anno fa, fece cronaca portandolo persino ad avere un processo a carico per apologia di fascismo al Tribunale di Latina.

L’anno è il 2015, nell’ambito della commemorazione del Battaglione Barbarigo, appartenente alla X Mas della Repubblica di Salò, davanti al cippo di Campoverde (Aprilia). La manifestazione ideologica si svolge ogni anno, il 25 aprile, nel giorno della Liberazione.

Ma quel 25 aprile, oltre ai gruppi fascisti, la sezione di Aprilia dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) intitolata a Vittorio Arrigoni, insieme ad altre associazioni, organizzò un corteo antifascista proprio nello stesso luogo, evidentemente in antitesi con i dirimpettai di destra.

tribunale di latina
tribunale di Latina

Durante le fasi del raduno volarono slogan e insulti e, tra i gruppi di estrema destra giunti a Campoverde, c’era Militia il cui leader all’epoca era proprio Boccacci, una vecchia conoscenza dei camerati ai Castelli romani e ed ex capo del Movimento Politico, un’organizzazione di estrema destra nata a Grottaferrata nel 1984, e smantellata nel 1993, in seguito all’entrata in vigore della legge Mancino, la quale sanziona e condanna gesti e slogan legati all’ideologia nazifascista, miranti all’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. 

Dopo la prima udienza celebratasi l’11 giugno al Tribunale di Latina, subito il primo rinvio al 20 maggio dell’anno venturo. Boccacci è processato insieme ad altri due esponenti di Militia per la violazione della Legge Scelba che, all’articolo 5 (denominato Manifestazioni fasciste), recita: “Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a lire cinquantamila“. Cioè proprio quello che viene contestato loro dal sostituto procuratore di Latina Simona Gentile.

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