Latina, i Carabinieri notificano una misura della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza al cinquantunenne di Fondi, Andrea Pannone detto “Tyson”
Oggi, 23 aprile, i Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise, hanno notificato un decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza emesso dalla Sezione III Penale, Sezione specializzata – misure di prevenzione del Tribunale Civile e Penale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Latina, al 51enne di Fondi, Andrea Pannone detto “Tyson”.
L’uomo è ritenuto pericoloso in quanto persona che vive abitualmente con i proventi di attività delittuosa e dedito alla commissione di reati che pongono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica.
L’attività di indagine, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo sotto la direzione della Procura pontina, ha consentito di dimostrare come l’uomo, sin da quando era minorenne, quasi senza soluzione di continuità, sia stata una persona dedita ad attività delittuosa quali reati contro la persona ed in materia di stupefacenti.
Il provvedimento obbligherà l’uomo, per i prossimi 3 anni, a fissare la propria e di comunicarla all’Autorità di Polizia, a non uscire dalla propria abitazione nell’arco orario compreso dalle 22.00 alle 06.30, a darsi immediatamente alla ricerca di un lavoro ed a non associarsi a persone che hanno subìto condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione.
Pannone, secondo la maxi indagine anti-droga della DDA di Roma, denominata “Jars”, il cui processo è incardinato presso il Tribunale di Latina, è ritenuto uno dei capi del sodalizio fondano dedito allo spaccio di droga. L’uomo, detto “Tyson”, è imputato ed è stato raggiunto dalla misura di arresto in carcere nell’ambito della suddetta operazione “Jars”.
L’operazione “Jars” aveva messo in luce, già con gli arresti eseguiti ad aprile, una battaglia per le piazze di spaccio di Fondi, anche con l’uso di armi da guerra (persino una mitragliatrice Uzi acquistata da un uomo vicino al clan ndranghetista Gallace trapiantato a Nettuno). La contesa era tra il gruppo di pusher capeggiati da Jhonny Lauretti (oggi collaboratore di giustizia) e il latitante Massimiliano Del Vecchio, successivamente entrambi attinti da misura cautelare in un’altra maxi operazione eseguita a fine novembre.
I rivali di Del Vecchio, poi soccombenti, secondo gli inquirenti, erano per l’appunto agli ordini dei due promotori e finanziatori Alessio Ferri (legato ad Aldo Trani, cognato dei fratelli Tripodo) e Andrea Pannone (un tempo collocato nel clan Zizzo). Personaggi che più o meno sono “protagonisti” del narcotraffico fondano da quindici anni a questa parte, tanto che l’operazione “Jars” prendeva le mosse da un vecchio procedimento penale denominato “Fiore”.
Un sodalizio agguerrito quello di Ferri-Pannone che costrinse un giovane, tra l’aprile e il novembre 2018, a contrattare il suo ritorno a Fondi, in cambio di un pagamento in denaro. Il giovane, infatti, che “lavorava” come pusher, cedeva droga acquistandolo non esclusivamente dal sodalizio Ferri-Pannone. Ecco perché, dopo un sequestro da 18 chili in capo al frarello del giovane, lo stesso sodalizio comprese di non essere l’unico a rifornire di droga il pusher, tanto da minacciarlo di morte e costringerlo a espatriare in Thailandia. Per fare rientro a Fondi, il giovane pusher pagò la cifra di 15mila euro a Ferri, Pannone e agli altri due indagati, Marco Simeone e Francesco Petrillo.
Il processo “Jars” riprenderà a giugno quando saranno ascoltati altri testimoni della pubblica accusa.