OMICIDIO GROSSI, UN PERITO PER IL RITO ABBREVIATO: DOVRÀ STABILIRE NESSO TRA LESIONI E MORTE

Accolto il rito abbreviato condizionato per i due uomini gravemente indiziati dell’omicidio di un uomo di 63 anni di Fondi

Sarà il medico legale Francesco Ammaturo a dover produrre la perizia tecnica per capire se le lesioni provocate sul corpo di Antonio Grossi, morto nel giugno dell’anno scorso, siano connesse dal punto di vista eziologico con la sua morte. A nominare il professionista è stata il giudice per le indagini preliminari, Barbara Cortegiano, che ha accolto il rito abbreviato condizionato alla perizia del medico proposto dalla difesa di Nico Carroccia e Matteo Quindo, i due uomini di Lenola accusati dell’omicidio di Grossi. Il consulente nominato dal Tribunale dovrà quindi analizzare anche la perizia dell’esame autoptico firmata dal medico legale Maria Cristina Setacci che ha stabilito la connessione tra lesioni e morte.

Entrambi, peraltro raggiunti pochi giorni fa da un’altra ordinanza di arresto per il tentato omicidio di Vincenzo Zizzo, sono difesi dagli avvocato Alessia Righi e Giancarlo Vitelli che hanno presentata di rito abbreviato condizionato. Accolta oggi, 18 aprile, dal Gip Cortegiano anche la costituzione di parte civile del fratello di Grossi, difeso dall’avvocato Atena Agresti.

Il prossimo 6 maggio saranno formalizzati l’incarico peritale e i quesiti per il medico legale Ammaturo.

finire in manette, come detto, per l’omicidio Grossi, furono Nico Carroccia e Matteo Quinto. Sia Carroccia che Quinto avevano scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nessuno dei due aveva negato di aver picchiato Grossi al bar Centrovalle di Lenola, tuttavia la difesa contestava sin da subito che quelle botte per quanto brutali non avessero determinato il decesso dell’uomo accaduto sei giorni dopo.

Carroccia, infatti, sarebbe accusato di aver spinto via dalla panca fuori dal bar il 63enne Grossi, mentre Quinto aveva minimizzato i colpi inferti all’uomo il quale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, stava importunando i baristi e alcuni clienti. Inoltre, secondo la difesa, il referto del pronto soccorso del San Giovanni di Dio di Fondi non accennava ad alcun problema alla milza dopo il pestaggio, così come sottolineato dall’esame autoptico eseguito dal medico legale Maria Cristina Setacci. I sanitari del pronto soccorso avrebbero solo evidenziato un trauma al polso. Altro aspetto da chiarire, così come sollevato dalla difesa, era che nove giorni dopo la morte di Grossi, la sua casa, dove fu rinvenuto il cadavere dal fratello, fu violata sebbene ci fossero i sigilli disposti dal sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione, che ha firmato le indagini.

Le preliminari risultanze della morte dell’uomo, secondo gli inquirenti, apparvero incongruenti con una morte per cause naturali, motivo per cui, il sostituto procuratore, Martina Taglione, dispose l’esame autoptico sulla salma, permettendo di accertare che la morte era conseguenza di una doppia lesione alla milza, compatibile con un pestaggio avvenuto nei giorni precedenti.

Le indagini avviate dai militari, anche di natura tecnica, avevano consentito di ricostruire come l’evento si fosse verificato il precedente 3 giugno, all’esterno di un bar di Lenola, ad opera dei due uomini, chiamati sul posto dal proprietario dell’esercizio, per liberarsi della presenza, fastidiosa, ma non pericolosa, del 63enne fondano.

Grossi, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei Carabinieri, spesso, si presentava palesemente ubriaco, come nell’occasioneNella circostanza, i due aggressori hanno colpito selvaggiamente la vittima, anche con alcune sedie reperite all’esterno del bar, come ripreso da una telecamera esterna dell’impianto di video-sorveglianza.

Nel corso delle investigazioni è stato documentato un clima di diffusa omertà, caratterizzato da atteggiamenti reticenti di varie persone informate sui fatti, probabilmente per la paura nei confronti dei due indagati, di cui uno, Carroccia, pluri-pregiudicato, temuto per l’indole aggressiva. Carroccia è, infatti, un habitue delle cronache giudiziarie: coinvolto nella maxi operazione anti-droga “San Magno”, il 42enne ha svariati precedenti, tra cui una condanna definitiva per aver crivellato di colpi l’auto di un ispettore di Polizia e un’altra condanna passata in giudicato per l’estorsione nei confronti di un allevatore di Monte San Biagio.

Sulla morte di Antonio Grossi, di professione giardiniere, la Procura della Repubblica aveva aperto sin da subito un’inchiesta tanto da disporre l’autopsia eseguita lo scorso 10 giugno. Il suo cadavere è stato trovato in casa in via Giovanni Tribuzio, in località San Magno, a Fondi, domenica 9 giugno. Non è stata esclusa la pista sin dall’inizio la pista dell’aggressione.

Dopo il ritrovamento del cadavere, sul posto è giunto il personale sanitario chiamato dal fratello. I sanitari avevano tentato di rianimare l’uomo, ma ogni tentativo di salvargli la vita si era rivelato purtroppo inutile. Sulla salma, erano state notate alcune piccole lesioni. Inoltre, la settimana precedente alla sua morte, Grossi sarebbe andato al pronto soccorso, spiegando ai medici di essere caduto da un albero, per sottoporsi ad altri accertamenti sanitari, ma rifiutando il ricovero.

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