Impianto fanghi nel Comune di Minturno, la Conferenza dei Sindaci dell’Egato 4 dice definitivamente no alla struttura
Non c’è più tempo per rispettare i confini stretti del Pnrr da parte di Acqualatina Spa. Ecco perché la conferenza dei sindaci dell’Ato 4, riunitasi ieri, ha preso atto dell’impossibilità della realizzazione dell’impianto di essiccazione fanghi che avrebbe dovuto sorgere a Minturno, insieme a quello gemello di Aprilia, il quale, invece, rimane in piedi, almeno come progetto.
L’impianto era stato molto osteggiato in questi mesi. A febbraio scorso, era finito anche in una interrogazione parlamentare firmata dal deputato del Partito Democratico, Matteo Orfini.
La prima approvazione per il trattamento dei fanghi (impianto trattamento rifiuti) che fuoriescono dagli impianti di depurazione era Sto arrivata dell’Ato 4 a febbraio 2022. Il progetto, dal valore complessivo di circa 10 milioni di euro, prevedeva la realizzazione di due impianti di essiccazione solare (impianti di trattamento rifiuti) localizzati uno ad Aprilia (Via del Campo) e l’altro a Minturno (zona Pantano, dietro il teatro romano).
La Regione Lazio aveva rilasciato, dapprincipio, un parere favorevole sui due impianti di Minturno e Aprilia, giustificandone la realizzazione e assicurando sull’impatto ambientale, così come aveva spiegato il responsabile della segreteria tecnico organizzativa dell’Ato4 Umberto Bernola: “Sono coerenti con il piano di gestione dei rifiuti”.
Bernola aveva sostenuto che non ci fossero motivi ostativi a realizzare gli impianti a Minturno e Aprlia poiché adiacenti a impianti già esistenti (depuratori). La nuova tecnologia per le due strutture avrebbe dovuto trattare 13mila tonnellate di rifiuti all’anno, così da risparmiare tra il milione di euro e 1,3 milioni.
I fanghi sarebbero stati messi su un platea con superfici impermeabilizzate, mentre lateralmente sarebbero stati alzati dei muri in metallo: una volta all’interno dell’impianto, i medesimi fanghi sarebbero stati esposti alla luce del sole così da far evaporare l’80% della parte liquida del rifiuto. L’obiettivo era far diventare il rifiuto (fango) polvere, per poi essere trasportato via in impianti di depurazione in provincia di Roma.
Per i due impianti da circa 10,2 milioni di euro, era stato richiesto un finanziamento in tariffa del servizio idrico per 2,2 milioni di euro più un milione di 1,3 Iva. Il resto – 6,4 milioni – sarebbe stato finanziato con fondi del Pnrr.
“La zona prescelta – spiegava Orfini nella sua interrogazione parlando di un impianto che aveva avuto, successivamente, parere negativo sia da Regione Lazio che dal Comune di Minturno – è adiacente a un’area vincolata sia paesaggisticamente sia archeologicamente, trovandosi a circa 600 metri dal Teatro Romano e dal comprensorio archeologico dell’antica città di Minturno. Inoltre, il sito risulta esposto a un elevato rischio di esondazione, data la vicinanza del fiume Garigliano, come sottolineato dalla direzione ambiente della regione Lazio (dottor Vito Consoli). Non meno rilevanti sono le criticità sul piano della partecipazione democratica e della trasparenza. Il consiglio comunale di Minturno è stato chiamato a discutere il progetto soltanto il 23 dicembre 2024, su richiesta urgente delle forze di opposizione, sebbene l’approvazione del progetto fosse già avvenuta nel febbraio del 2022, in occasione della conferenza dei sindaci, con il voto favorevole del rappresentante del comune di Minturno. Rimane tuttavia oscuro sulla base di quale mandato il delegato abbia espresso parere positivo”.