SATNAM SINGH, BRACCIANTI SFRUTTATI: RENZO LOVATO OTTIENE I DOMICILIARI, CARCERE CONFERMATO PER IL FIGLIO

Renzo Lovato
Renzo Lovato

Braccianti sfruttati, il Tribunale del Riesame si pronuncia sul ricorso presentato dagli avvocati difensori dei Lovato

Lo scorso 7 febbraio, si è svolto il giudizio di riesame delle ordinanze cautelari notificate il 23 gennaio dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, a Renzo Lovato e Antonello Lovato, difesi dall’Avvocato Mario Antinucci del Foro di Roma e dagli Avvocati del Foro di Latina, Stefano Perotti e Valerio Righi.

Il Tribunale della Libertà di Roma, in data odierna, 10 gennaio, previa conferma dell’ordinanza a carico di Antonello Lovato, ha riformato l’ordinanza custodiale a carico di Renzo Lovato con l’applicazione degli arresti domiciliari nella casa di residenza a Latina.

La sostituzione della misura custodiale con quella gradata degli arresti domiciliari è una coraggiosa decisione d’impronta garantista del Tribunale della Libertà di Roma – osserva l’Avvocato Mario Antinucci – che senza alcun dubbio ripristina la legalità dei presupposti cautelari di pretesa pericolosità di una persona in pessime condizioni di salute, dipendente di una cooperativa agricola, che abita a pochi passi dalla Caserma dei Carabinieri di Latina”.

La difesa dei Lovato, ha precisato di attendere le motivazioni della decisione el Tribunale di Roma, rinnovando quanto già rappresentato: “È singolare – ha osservato la difesa dei Lovato – questa corsa per eseguire gli interrogatori di garanzia su contestazione asseritamente nuove rispetto ai fatti già contestati nella prima ordinanza custodiale a carico di Antonello Lovato, in un perdurante clima di vera e propria gogna mediatico-giudiziaria che non giova a nessuno. In questo senso, è stato dedotto a verbale d’interrogatorio, previo deposito di visura della camera di commercio di Latina, il grave errore dell’ordinanza cautelare a carico dei Lovato,nel quale risulta la nomina di un Amministratore giudiziario commercialista di Latina per il controllo giudiziario della società di Antonello Lovato, azienda agricola chiusa ormai da tempo, ma indicata tanto dal P.M. che dal G.i.P. quale strumento di reiterazione e perpetrazione del reato contestato nel titolo cautelare che ha privato della libertà due persone“.

Facevano lavorare in nero gli immigrati, Antonello e Renzo Lovato, rispettivamente figlio e padre, che nell’azienda del primo – una ditta individuale, gestita di fatto dal padre – impiegavano almeno sette braccianti in nero, tra cui la moglie di Satnam Singh, Soni Soni. È questa, in estrema sintesi, il perno centrale delle nuove accuse che avevano portato al secondo arresto di Antonello Lovato (39 anni), da luglio in carcere e in attesa del processo per l’omicidio doloso di Satnam Singh, e del padre Renzo Lovato (64 anni), già indagato nella maxi indagine per caporalato denominata “Jamuna”. A firmare i nuovi arresti, uno dei quali notificato dai Carabinieri nel carcere di Frosinone dove è ristretto Lovato junior, è il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano.

Padre e figlio, in base all’inchiesta del pubblico ministero Marina Marra, sono ritenuti, in concorso tra loro, presunti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravata, per avere utilizzato manodopera costituita dai braccianti agricoli in condizioni di irregolarità sul territorio nazionale, ossia privi di permesso di soggiorno, tra cui il predetto Satnam Singh, a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Renzo Lovato era stato prelevato in Strada del Passo, dove vive, e portato nel carcere di Via Aspromonte.

L’attività investigativa è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Latina, guidati dal tenente Massimo Ienco, in collaborazione con i militari del locale Nucleo Ispettorato del Lavoro Carabinieri e delle Stazioni di Borgo Podgora e Borgo Sabotino, a partire dal 17 giugno 2024, giorno del grave infortunio occorso a Satnam Singh, poi deceduto.

L’indagine è stata portata avanti anche mediante un’accurata analisi delle utenze telefoniche e dei social in uso ai lavoratori irregolari trovati sui campi al momento del predetto infortunio, nonché grazie al contributo dichiarativo offerto da quattro lavoratori irregolari, che su richiesta del Comando Compagnia Carabinieri di Latina, hanno ottenuto il permesso di soggiorno per “casi speciali”. Le testimonianze, su cui si fonda la nuova ordinanza, hanno consentito di delineare il grave quadro indiziario nei confronti degli indagati.

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