In tre a giudizio per la morte del 50enne Massimo Cassia caduto a Latina da un carro di Carnevale in movimento
Il giudice monocratico, Roberta Brenda, ha respinto l’eccezione dell’incompetenza territoriale del Tribunale di Latina formulata lo scorso novembre dall’avvocato Alfonso Donnarumma, che difende i tre imputati di aver provocato la morte del 50enne Massimo Cassia. Il processo, rinviato al prossimo 18 settembre, rimane incardinato presso il Tribunale di Piazza Buozzi dove, alla prossima udienza, sarà ascoltato un testimone della difesa.
Il 2 marzo 2014, al rientro da una sfilata, Massimo Cassia, a Borgo San Michele, cadde dal carro che stava percorrendo la 156 dei Monti Lepini e morì dopo quasi un anno di sofferenze, il 28 aprile 2015. Tredici mesi che culminarono nel decesso avvenuto in un centro di riabilitazione nel Molise.
Per quella vicenda, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, a giugno 2018, ha rinviato a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, Paolo Bonaldo, che guidava il trattore con cui veniva trainato il carro, Luciano Bonaldo, costruttore dell’attrazione e presidente dell’associazione Carristi Carnevale Pontino, e Paolo Scapin, proprietario del mezzo.
Per gli inquirenti il carro non era omologato e la caduta del 50enne avvenne da un’altezza di oltre quattro metri. Il processo ha avuto inizio nell’ottobre 2018, dinanzi al giudice monocratico Fabio Velardi. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile. Seconda la tesi difensiva, Cassia è morto per diverse concause non riferibili alla caduta.