OMICIDIO GIUROIU, L’ASSOLUZIONE DI ANGELO TRAVALI SECONDO L’APPELLO: “INATTENDIBILI I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA”

Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali

Omicidio Giuroiu: pubblicate le motivazioni della Corte d’Appello di Roma che ha assolto Angelo Travali accusato di concorso in omicidio

Lo scorso ottobre, la Corte d’Appello di Roma ha assolto il 38enne di Latina, Angelo Travali, ritenuto dall’Antimafia a capo dell’omonimo sodalizio latinense di origine rom. “Palletta” (così come è soprannominato) è stato assolto per non aver commesso il fatto. Lo scorso settembre, la Procura Generale della Corte d’Appello di Roma aveva chiesto che la pena di 21 anni di reclusione comminata a novembre 2023 dal Tribunale di Latina in capo ad Angelo Travali fosse confermata. Una richiesta a cui si era accodato anche il Comune di Latina, unica parte civile rimasta dal momento che, in primo grado, è stata esclusa l’aggravante mafiosa all’azione criminale. Ecco perché, di fronte alla Corte d’Appello, diversamente che dal primo grado, non c’era, come parte civile, l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”.

Il 10 ottobre, gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Camillo Irace, che hanno discusso il ricorso per conto di Travali, avevano svolto la loro arringa difensiva, dopodiché la Corte d’Appello si era ritirata in camera di consiglio per emettere la sentenza di assoluzione. L’impianto accusatorio non aveva retto. In primo grado Travali era difeso, oltreché dall’avvocato Irace, anche dall’avvocato Giancarlo Vitelli che ha seguito il caso, presentando l’appello, fino a quando, inaspettatamente, pochi giorni prima della discussione era stato revocato dall’incarico per decisione dell’imputato.

Il 27 novembre 2023, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina aveva condannato solo Angelo Travali per concorso in omicidio, escludendo l’aggravante mafiosa e assolvendo il fratello Salvatore Travali, difeso dall’avvocato Italo Montini. I giudici avevano stabilito il risarcimento per la parte civile rappresentata dal Comune di Latina.

Salvatore Travali fu assolto dopo che la sua difesa, con una corposa memoria, aveva evidenziato diversi aspetti: dall’incongruenza logistica (Salvatore Travali si sarebbe trovato in Via Selene, per poi passare in centro a Latina e arrivare in 8 minuti a Borgo Sabotino in auto per partecipare all’omicidio), alla mancanza di evidenze in intercettazioni tra indagati, fino all’assenza di capacità decisionale rispetto al fratello maggiore Angelo Travali. Ad essere messe in discussione, così come fatto anche dagli altri avvocati difensori, anche e soprattutto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo.

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L’omicidio Giuroiu, d’altra parte, fu particolarmente efferato: il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, l’auto della vittima di nazionalità rumena venne speronata da un’altra auto, dopodiché Giuroiu fu sequestrato e trasferito su un’ulteriore macchina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il rumeno fu ucciso dai fratello Mirko e Manuel Ranieri e dal connazionale della vittima, Adrian Ionut Ginca, la sera stessa e il suo corpo fu occultato in una vasca preposta alla raccolta di liquami all’interno di un’azienda agricola di Cisterna nella disponibilità di Graziano Grazioli, il cui processo per sequestro di persona, in cui era imputato insieme ai Travali, è stato estinto per mancanza di querela.

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L’assoluzione di Angelo Travali è stato sicuramente un fatto inatteso. Probabilmente, il primo punto a sfavore della Direzione Distrettuale Antimafia che, in questi anni, ha svolto le maggiori inchieste sui clan di origine rom di Latina e provincia, ottenendo importanti risultati sul fronte delle sentenze.

La sentenza, infatti, è spuntata, oggi, 9 gennaio, nel processo “Reset”, ossia l’indagine che ha portato alla sbarra tutto il clan Travali, con contestazioni di associazione mafiosa, droga e estorsioni aggravati dal 416 bis. È stato l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che difende Angelo Travali, nel concludere davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina l’arringa difensiva per il suo assistito a chiedere che la sentenza d’Appello “Giuroiu” fosse acquisita agli atti.

Una mossa quasi scontata in considerazione del fatto che la Corte d’Assise di Appello di Roma – giudici Vincenzo Gaetano Capozza, Renato Laviola, più la giuria popolare – ha vergato motivazioni che possono essere un assist per le difese anche nel processo “Reset”, sopratutto per l’inattendibilità, rispetto all’omicidio, delle dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, ex affiliati al clan Travali e perno delle indagini che hanno portato all’inchiesta stessa. Da ricordare, peraltro, che l’omicidio Giuroiu era inserito tra le accuse della medesima inchiesta “Reset”: il fatto fu stralciato all’apertura del processo stesso che si è diviso. Da una parte il processo per associazione mafiosa, dall’altra, per l’appunto, la costola dell’omicidio Giuroiu.

La difesa di Angelo Travali aveva puntato molto sulle discordanze in merito ai fatti di Giuroiu. Elementi richiamati dalla Corte d’Appello che ha scritto a chiare lettere rispetto ai collaboratori di giustizia: “Non si riscontrano caratteri di precisione, coerenza e costanza essenziali ai fini dell’attendibilità intrinseca delle dichiarazioni rese“. Poca chiarezza, secondo la Corte d’Appello, è nelle dichiarazioni riguardo all’incontro tra i fratelli Ranieri con i fratelli Travali in cui avrebbero pianificato l’omicidio di Giuroiu. Ad essere messa in discussione è la sentenza di primo grado della Corte d’Assise del Tribunale di Latina che si è basata solo sulle dichiarazioni dei pentiti, “le quali non sono supportate da un riscontro esterno”. Riccardo, ad esempio, riferisce “informazioni non coincidenti tra loro affermando dapprima la presenza (nda: all’incontro di pianificazione dell’omicidio) di Viola, Pugliese e Salvatore Travali, non confermata in sede dibattimentale”.

La Corte d’Assise dell’Appello di Roma ritiene dimostrata “l’assenza di partecipazione di Angelo Travali all’omicidio e della conseguente inattendibilità dei collaboratori di giustizia“, tramite le dichiarazioni rese dal testimone Graziano Grazioli. E l’assenza di Travali “viene confermata” anche dalla ragazza rumena, per cui fu ucciso Giuroiu, ascoltata in Tribunale.

Messo in dubbio anche il passaggio della famigerata Smart Brabus di Angelo Travali, con la quale “Palletta” avrebbe scortato i Ranieri e Ginca dopo l’omicidio del rumeno. Troppo pochi i quattro minuti intercorsi tra l’omicidio e il passaggio della Smart ripresi dal video mostrato anche in aula, nel corso del processo di primo grado. Le armi, invece, non sarebbero state procurate da Travali, in quanto lo stesso Manuel Ranieri ha affermato di averle sempre avute a disposizione.

Dirimente per la Corte d’Appello anche la conversazione intercettata tra Angelo Travali e Gian Luca Ciprian. Nel corso del dialogo Travali, pur consapevole di ciò che avrebbero fatto i Ranieri, spiega all’interlocutore che “Hanno sbagliato lì per lì in mezzo alla strada…m’hanno fatto esaurì”. Frasi che evidenzierebbero come Travali “non parla mai coinvolgendosi ma sempre riferendosi ai soggetti terzi“.

La Corte d’Appello, inoltre, in un passaggio, sottolineano che “a ulteriore conferma della minata credibilità dei collaboratori di giustizia deve evidenziarsi quanto lamentato dai difensori dell’imputato in relazione alla possibilità per questi di avere contatti telefonici, tra loro e con l’operante di Polizia Giudiziaria“.

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