‘Ndrangheta tra Anzio e Nettuno, è stato pubblicato dal Tribunale di Velletri l’esito della sentenza derivante dal processo “Tritone”
Il dado è tratto. Dopo sei giorni di camera di consiglio, il collegio del Tribunale di Velletri, presieduto dal giudice Silvia Artuso, a latere i colleghi Eleonora Panzironi e Fabrizio Basei, hanno letto stamani il dispositivo nei confronti dei 22 imputati nel processo “Tritone”, derivante dalla maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che, nel 2022, scoperchiò la presenza di una vera e propria ‘ndrina sul litorale sud capitolino.
Si era svolta lo scorso 2 ottobre, presso il Tribunale di Velletri, la parte finale della requisitoria dei Pubblici Ministeri Giovanni Musarò e Giovanna Fini. 22 gli imputati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione finalizzata at traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso.. L’inchiesta di Direzione Distrettuale Antimafia e Carabinieri di Roma denominata “Tritone”, sfociata negli arresti del febbraio 2022, ha portato, come noto, allo scioglimento per infiltrazione mafiosa dei comuni di Anzio e Nettuno.
Di seguito tutte le condanne emesse dal Tribunale di Velletri, tendenzialmente di portata minore rispetto alle richiesta dei pubblici ministero.
Giacomo Madaffari 28 anni; Davide Perronace 20 anni; Gabriele Perronace 12 anni e 8 mesi; Luca Albarello 6 mesi e 26mila euro di multa; Nicola Chiriacò 8 mesi; Pasquale Chiriacò 11 mesi; Carmine Dell’Unto 1 anno e 6 mesi; Francesco Fiorino 8 mesi; Alessandro Glorioso 5 anni e 6 mesi più 16.500 euro; Manuel Gubitosi 2 anni e 6 mesi più 6mila euro di multa; Angel Rostov Kotov 6 anni e 6 mesi più 20mila euro di multa; Claudio Lucifero 12 anni e 6 mesi; Bruno Madaffari 6 anni e 30mila euro di multa; Alfonso Manera 10 anni e 50mila euro di multa; Simone Massida 4 anni e 6 mesi; Stefano Nardi 1 anno e 4 mesi più 4.600 euro di multa; Argemiro Castro Navarro 7 anni e 6 mesi più 35mila euro di multa; Elia Rillo 3 anni; Marco Rondinara 1 anno e 6 mesi più 3.000 euro di multa; Nicola Salvo 3 anni e 6 mesi più 6.500 euro di multa; Mario Tedesco 8 anni; Fabrizio De Velis 2 anni e 6 mesi e 6mila euro di multa.
Inoltre per quanto riguarda Albarello, Kotvo, Lucifero, Bruno e Giacomo Madaffari, Argemiro Castro Navarro, Davide e Gabriele Perronace sono state disposte l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione legale. Per Glorioso l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Confiscati un’auto mezzo, le armi e le munizioni e un immobile a Roma.
Disposto il dissequestro della società G&G Servizi S. Coop e della società G&G Ecospurgo srls. Lucifero, Giacomo Madaffari, Davide e Gabriele Perronace sono condannati, in solido, al risarcimento, da liquidarsi in sede civile, dei danni subiti dalla parte civile, ossia l’Associazione Nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie “Antonino Caponnetto”. Assegnata alla Caponnetto una provvisionale di 15mila euro.
Nicola e Pasquale Chiriacò, Francesco Fiorini, Davide e Gabriele Perronace, Claudio Lucifero e Giacomo Madaffari sono condannati, in solido, a risarcire il Comune di Anzio e la Regione Lazio, costituitesi parti civili. 50mila euro a testa per entrambi gli enti, da corrispondersi immediatamente.
Lucifero, Giacomo Madaffari, Davide e Gabriele Perronace sono condannati al risarcimento del Comune di Nettuno per 50mila euro. Sia al Comune di Anzio che a quello di Nettuno spetta la liquidazione delle spese processuali.
Non solo condanne. I condannati guadagnani anche assoluzioni per qualche capo di imputazione e prescrizioni. Assoliti Simone Massidda e Mario Tedesco, difeso dall’avvocato Sandro Marcheselli.
I comuni di Anzio e Nettuno, rappresentati dall’avvocato Massimiliano De Benedetti, avevano chiesto un risarcimento da 5 milioni di euro ed una provvisionale di almeno 500 mila euro.
Il pubblico ministero Giovanni Musarò si era intrattenuto, nel corso della sua requisitoria, anche sui rapporti tra la ‘ndrina di Anzio-Nettuno e la politica. “Madaffari e Perronace sono elementi di vertice dell’organizzazione che hanno una rilevante “dote della società maggiore”, cioè possono intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione e con gli apparati investigativi”.
“Peronace è il soggetto centrale che ha rapporti con la pubblica amministrazione ma soprattutto con ambienti istituzionali investigativi, quindi sicuramente fa parte della società Maggiore. Rappresentato nei rapporti con la pubblica amministrazione dal figlio. Il cui ruolo in quel momento storico viene accresciuto dal fatto che il padre è ai domiciliari in un momento importante per un’organizzazione che fa infiltrazione nella pubblica amministrazione, nel momento atteso da cinque anni, quello delle elezioni. Lui firma la lista per il sindaco Candido De Angelis, ma soprattutto consente al padre che ha i domiciliari di mantenere i rapporti con i candidati”.
“È dimostrato – aveva spiegato il pm Musarò – che Perronace ricopre un ruolo nevralgico nei settori più importanti dell’associazione mafiosa innanzitutto nei rapporti con la pubblica amministrazione, è inutile ricordare che nella casa di Perronace, nel momento in cui lui era agli arresti domiciliari abbiamo intercettato due assessori: Ranucci e Di Carlo è un consigliere di maggioranza presidente di commissione cioè Lauri non è superfluo di ricordare che c’è una conversazione in cui Perronace racconta che mentre era ai domiciliari ha fatto una sorta di Consiglio comunale indicando tutti i partecipanti e facendo riferimento anche all’intervento dei Carabinieri, che poi non hanno fatto nulla, e utile anche ricordare che Perronace aveva il potere di convocare il sindaco all’interno di quella abitazione, aveva il potere di decidere chi doveva fare l’assessore all’ambiente e ha imposto il suo amico Gualtiero, è importante ricordare che lui aveva voce in capitolo nella scelta del candidato sindaco al comune di Anzio per il 2023 come abbiamo dimostrato e si imponeva nel settore dei lavori pubblici con metodo mafioso”.
A marzo scorso, la Corte d’Appello ha confermato le condanne per coloro che, invece, aveva scelto il rito abbreviato.
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LE DICHIARAZIONI DELLA POLITICA – “Un altro importante capitolo del processo Tritone si è concluso con il dispositivo letto poche ore fa nelle aule del tribunale di Velletri e che elenca le condanne ai danni degli imputati.
Il nostro ringraziamento va ai giudici e al PM Musarò per il lavoro svolto. Probabilmente altri filoni di inchiesta si apriranno e tutto è ben lontano da essere a conclusione. Ma una riflessione va fatta.
Nulla ripagherà il danno che i colpevoli hanno fatto alla nostra città. Nessuno ripagherà i ragazzi e le ragazze che sono finiti nel tunnel della droga. Nessuno ridarà indietro la serenità alle famiglie devastate da tutto il marcio che è stato sparso ad Anzio e Nettuno. La giustizia ha fatto e continuerà a fare il suo corso.
Ma come Sinistra Italiana sentiamo forte il dovere di continuare la nostra battaglia che ci ha visti con i nostri Parlamentari Massimo Cervellini, Ilaria Cucchi, Peppe de Cristofaro, con la Consigliera regionale Alessandra Zeppieri e con le Segreterie regionale e provinciale del partito, dare un contributo concreto alla lotta alle mafie sul litorale. Perchè è essenziale adesso creare gli anticorpi sociali e istituzionali contro la criminalità organizzata. I risultati elettorali sono una grande possibilità per fare questo è dobbiamo lavorare tutti e tutte insieme perché non vada sprecata”.
Così, in una nota, Sinistra Italiana.
“Il risarcimento provvisionale riconosciuto al Comune di Anzio dalla sentenza al processo ‘Tritone’ sarà destinato alle politiche sociali”. Lo ha dichiarato il sindaco, Aurelio Lo Fazio, commentando la decisione del Tribunale di Velletri che ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso nei confronti di alcuni imputati.
“Ho ripetuto spesso che le vicende penali non sono di mia competenza e lo ribadisco, prendo atto della decisione che conferma in primo grado la presenza di una ‘ndrina locale. Voglio ricordare – ha aggiunto Lo Fazio – che proprio da quell’operazione si è arrivati allo scioglimento del Comune e ai successivi due anni di commissariamento.
Ora è iniziata una nuova era – ha concluso – il Comune si era giustamente costituito parte civile e la sentenza ci riconosce 50.000 euro, mentre il restante risarcimento dovrà essere deciso in altra sede. Daremo mandato al legale incaricato di procedere e tutto ciò che otterremo sarà destinato, ripeto, alle politiche sociali”.
A intervenire anche il Coordinamento Antimafia Anzio-Nettuno, Rete Nobavaglio Liberi di informare e Reti di giustizia il sociale contro le mafie. “Accogliamo con soddisfazione la sentenza del Tribunale di Velletri – si legge in una nota – che ha con questo provvedimento, assieme alle sentenze di primo e secondo grado relative procedimento celebrato con rito abbreviato, confermato l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta ad Anzio e Nettuno. La decisione del Tribunale che statuisce l’esistenza del clan Gallace come espressione tipica dell’associazione di tipo mafioso ha deciso anche una previsionale “storica” di 50.000 euro per ciascuno dei comuni costituiti parte civile nel processo. La ‘ndrangheta sui nostri territori – continua la nota dei Comitati – ha avuto troppo a lungo alcune coperture istituzionali e oggi ringraziamo l’arma dei carabinieri ed in particolare il nucleo investigativo del comando provinciale e l’importante lavoro svolto, con abnegazione, dai pm della DDA della capitale Giovanni Musarò e Alesandra Fini. È fondamentale che questa azione di bonifica dello stato vada avanti, sino in fondo.Le associazioni scriventi – concludono – vigileranno e contribuiranno nell’ambito dell’antimafia sociale, come hanno fatto in tutti questi anni, affinchè l’attenzione nei confronti dei fenomeni mafiosi non cali”.
“La sentenza di oggi – spiega Ciro Nutello, consigliere comunale 5Stelle ad Anzio – è solo una delle ultime decisioni della magistratura che confermano la stabilizzazione e la colonizzazione della ndrangheta sui nostri territori. Oggi più che mai sarà compito delle amministrazioni locali e del comune di Anzio segnare un cambio di passo per dare fiducia e speranza a tutte le cittadine e i cittadini onesti di Anzio. Lavoreremo per fare del comune di Anzio una casa trasparente – aggiunge il consigliere comunale – e combattere le mafie con la cultura della legalità”.