Il complesso della fu Slm, società logistica merci, di Latina Scalo è stato venduto all’asta giudiziaria incardinata presso il tribunale fallimentare di Latina.
A fare l’offerta decisiva un privato che ha pagato l’ex Zuccherificio, lasciato nel degrado da anni e dove recentemente è balzato agli onori della cronaca un’aggressione culminata con uno stupro, il prezzo di 1,9 milioni di euro, pagando 150mila euro rispetto alla base d’asta. Sempre di recente era stata presentata in consiglio comunale una mozione della maggioranza per acquistare il complesso, rimasta lettera morta.
LA STORIA DEL FALLIMENTO – Doveva essere l’Intermodale di Latina Scalo, una piattaforma logistica di interscambio gomma-rotaia per il trasporto merci, come stabilì una delibera del Consiglio Comunale del 1997: dell’amministrazione Finestra era uno dei famosi progetti del programma a cinque punte.
Sarebbe dovuto essere questo il destino dell’ex zuccherificio affidato alla SLM, Società Logistica Merci Spa, partecipata al 95% dal Comune (tra i piccoli azionisti anche la Camera di Commercio, la Lega Coop, Confartigianato, Federlazio ecc.) e in liquidazione, per incancreniti problemi di impotenza amministrativa, dal 2010: una impossibilità certificata dalla decisione del Commissario straordinario Guido Nardone, che, appena insediatosi dopo la caduta rovinosa dell’amministrazione Zaccheo II, stabilì “di non autorizzare il mantenimento della partecipazione del Comune di Latina“.
Come noto, la Slm è fallita. A stabilirlo la sentenza del Tribunale di Latina che, il 15 luglio 2022, si è pronunciato rispetto al ricorso di auto-fallimento presentato dalla Slm stessa. Il Collegio dei giudici del Tribunale di Latina ha ritenuto che “lo stato di insolvenza della Società debitrice atteso che la stessa risulta impossibilitata ad onorare il mutuo ipotecario contratto con il Monte dei Paschi di Siena spa, le cui rate sono insolute sin dal 2011 e dalla presenza di procedura esecutiva immobiliare nei confronti della stessa, oltre che dagli squilibri finanziari evidenti nei bilanci allegati all’istanza di autofallimento…l’insufficienza dell’attivo a soddisfare tutti i creditori emerge dalla stessa situazione economica e patrimoniale aggiornata prodotta dalla società debitrice, dalla quale emerge (che) l’insufficienza dell’attivo a fronte dell’esposizione debitoria esposta“.
Una situazione di decozione totale, tanto che la Monte dei Paschi di Siena ha avviato una procedura di esecuzione immobiliare per un credito di un milione e 700mila euro. Crediti vantati peraltro da parte dei pochi lavoratori che hanno operato negli anni di immobilismo della Slm. E sul versante dei crediti, il Giudice dell’Esecuzione ha ammesso il Comune di Latina quale titolare nei confronti della sua Partecipata di crediti di varia natura – privilegiati e chirografari – per oltre 4.500.000 euro.
Secondo i Servizi del Comune, interpellati in seguito a una una riunione intersettoriale, il 9 agosto 2022, indetta dall’Avvocatura Comunale una volta appresa la notizia del fallimento della Slm, sono diversi i crediti vantati dal Comune nei confronti della fallita società partecipata. Il Servizio Entrate ha comunicato che il credito complessivo ad oggi vantato dal Comune di Latina nei confronti della Società fallita ammonta a complessivi 1.637.856,30 euro. Il Servizio Patrimonio – come si legge nella delibera d’indirizzo del Commissario prefettizio Carmine Valente approvata con i poteri del Consiglio Comunale oggi 1 settembre 2022 -, ha confermato le valutazioni di stima dei beni immobili e delle aree, specificando che il totale del valore delle aree oggetto di Esecuzione immobiliare è di 6.311.684 euro. Relativamente al valore delle aree non oggetto di Esecuzione immobiliare, lo stesso è stimato in 7.821.900 euro.
Per quanto riguarda il mutuo concesso al Comune di Latina dal Crediop Spa, l’Ente ha provveduto ad anticipare il pagamento delle rate. Nell’ultimo Bilancio approvato dalla Società SLM relativo all’esercizio 2018 è stato quantificato il credito per rate di mutuo pagate dal Comune di Latina in qualità di garante per un importo pari a 3.420.246 euro, con una esigibilità da parte dell’ente di Piazza del Popolo per circa 2 milioni e 500mila euro.
Negli anni diversi sono stati i provvedimenti con i quali l’Ente ha indicato il mantenimento della procedura liquidatoria, senza però aver registrato alcun esito, mantenendo il patrimonio sociale immutato. Al contempo, dall’analisi dei bilanci della Slm, viene evidenziato un progressivo depauperamento del patrimonio netto dovuto alle continue perdite.
Si va dal patrimonio netto di oltre 6 milioni di euro risalente al 2010 fino ai miseri 263 mila euro del 2020. Nel 2018 un crollo: un meno utile d’esercizio di oltre 3 milioni di euro che fa passare il patrimonio netto da 4.127.461 euro a circa 850mila euro.
E via via che i liquidatori della Slm cambiavano e commentavano i bilanci, si evince un unico denominatore comune: il progressivo e fatale coma profondo della società, fino alla sua morte. Addirittura, nel 2010, appena iniziata la liquidazione, il liquidatore dell’epoca, Salvatore D’Amico, scriveva che “la liquidazione sta procedendo con l’utilizzo di tutte le disponibilità finanziarie delle quali se ne prevede a breve l’esaurimento a meno che non intervenga l’ingresso o l’apporto di nuove risorse“.
Grossomodo così fino al bilancio del 2020 quando la società è arrivata al capolinea, avendo cambiato quattro liquidatori in dieci anni. I sogni dell’intermodale erano già sepolti da una decade. Nel 2018, il tentativo in extremis da parte dell’allora assessore alle Società Partecipate della Giunta Coletta, Giulio Capirci, che chiedeva esplicitamente “la possibilità di valutare un eventuale soccorso finanziario a favore della società in liquidazione, valutando le circostanze relative alla possibilità di intentare una procedura di concordato preventivo“. Successivamente, a maggio 2019, il liquidatore della Slm, Alessandro D’Erme tornava a chiedere “la possibilità che il Comune faccia fronte alle spese per proporre il ricorso per il concordato preventivo“.
Infine, il 22 luglio 2021, il liquidatore – si legge nella Delibera del Commissario Valente – ha nuovamente lamentato “l’assenza di mezzi finanziari l’apprestamento dei quali è stato più volte sollecitato il Comune, che ha opposto ragioni impeditive discendenti dalla normativa sulle partecipate“.
“L’assenza dei mezzi – proseguiva il liquidatore della Slm – ha reso impraticabile anche l’ipotesi, oggetto anch’essa di incontri con gli assessori pro tempore in carica e con il vicesindaco, di pervenire ad una soluzione mediante un concordato preventivo. Ad ogni buon conto la situazione impone ormai, quale unica via d’uscita, la istanza di fallimento in proprio della società che lo scrivente si accinge a depositare a breve”.
Tuttavia, fu, nel 2022, il Commissario del Comune di Latina, Carmine Valente, richiamando diverse sentenze della Corte dei Conti, a mettere nero su bianco che vi era “l’impossibilità, da parte dell’ente locale, di ogni tentativo di “soccorso finanziario” alle società in liquidazione (articolo 14 comma 5 del Tusp), più volte invocato dalla liquidazione societaria che si dichiarava impossibilitata a sostenere le spese della liquidazione stessa, allorquando il patrimonio di quest’ultima non sia in grado di soddisfare le pretese creditorie, anche nel caso di società in-house”. “È stato inoltre precisato – si leggeva in una del Commissario che si rifaceva alla giurisprudenza contabile – che in caso di revoca della dichiarazione di fallimento, l’Ente nulla avrebbe potuto compiere attraverso la Società partecipata se non il rinnovo dell’azione liquidatoria“.
Insomma, un “cul de sac” per cui la Slm era destinata al fallimento per incapacità gestionale e amministrativa palesatasi sin dalla sua costituzione.
Ecco perché, sulla possibilità di opporsi alla sentenza di fallimento, il Commissario ha deciso che no, non è una strada percorribile. Il Servizio Bilancio e Partecipate, tramite due note del 17 agosto 2022, “ha considerato i possibili rallentamenti nella procedura esecutoria e comunque l’impossibilità di procedere alla fase liquidatoria nel tempo del giudizio, a fronte del fatto che anche in caso di revoca della dichiarazione di fallimento, l’Ente nulla potrebbe compiere attraverso la Società partecipata se non il rinnovo dell’azione liquidatoria“.
Era inutile per il Commissario opporsi alla sentenza del Tribunale di Latina che ha dichiarato il fallimento di una società scheletrica anche “a fronte dell’analisi costi benefici, quindi della complessa storia della liquidazione e dell’analisi dei Bilanci intervenuti dalla liquidazione ad oggi, in considerazione dell’infruttuoso protrarsi della liquidazione che ha posto a carico della Società i costi della liquidazione stessa, l’impoverimento del patrimonio netto, il depauperarsi degli immobili e dei manufatti ed il valore della stessa partecipazione, motivatamente, a tutela del credito vantato“.
Il Commissario aveva quindi chiesto al Servizio Bilancio del Comune, negata la possibilità di un ricorso in Appello, il ventaglio delle possibilità rimaste. Per gli uffici del Bilancio di Piazza del Popolo era “necessario intraprendere ogni azione possibile, concomitante e successiva alla formale insinuazione al passivo per i crediti, finalizzata alla massima valorizzazione del credito vantato dall’Ente“. In sostanza, tentare di recuperare quanto più possibile, nonostante la Slm fosse una società decotta e deprezzata. Tuttavia il Bilancio del Comune poneva l’accento sulla “strategica posizione del compendio immobiliare della Società fallita, in relazione all’inquadramento urbanistico della stessa ed alla presenza di ulteriori terreni di proprietà comunali confinanti“. Terreni evidentemente ghiotti e possibilmente monetizzabili.
Il Commissario dava quindi mandato agli uffici tecnici di puntare alla “massima valorizzazione del credito vantato dall’Ente, ed in particolare di intraprendere, attesa la fattibilità giuridica all’interno della procedura fallimentare, per le azioni del caso ed a tutela dell’Ente, procedure finalizzate alla patrimonializzazione, attraverso acquisizione di porzioni del compendio immobiliare della Società fallita, in ragione del credito vantato”. All’Avvocatura comunale il compito, invece, di insinuarsi al passivo fallimentare.