Una storia incredibile, una storia che sarebbe meglio non raccontare ma che purtroppo ci vediamo costretti a mostrarvi.
La vicenda si svolge a Scauri, nell’estremo sud della provincia di Latina.
La trama tratta di un caso di edilizia selvaggia ed abusiva ai danni di una famiglia di cittadini onesti. Ma andiamo con ordine.
UNA STORIA INCREDIBILE, UNA FAMIGLIA DISPERATA
Lo scheletro viene costruito nel 1992 da Alfredo Lepone, che dichiarava di aver ottenuto una licenza a costruire.
In realtà il parere favorevole rilasciato nel 1986 (e che è decaduto) imponeva delle prescrizioni, tra cui l’allacciamento alla rete fognaria, mantenere le distanze legali tra il muro della famiglia Rossi e lo scheletro.
Ovviamente queste prescrizioni non sono state rispettate, inoltre l’Ufficio Tecnico Comunale ha ricusato il parere favorevole per eccesso di cubature.
Successivamente lo “stabile” viene venduto nel dicembre 2008 a Pensiero Alberto, che rifinisce la costruzione.
Nel 2012 Pensiero è intenzionato a proseguire la costruzione dello stabile e il comune di Minturno in tal senso rilasciò un permesso che assentiva il completamento del fabbricato.
Venuti a conoscenza del permesso i Rossi impugnano tale decisione, ottenendo nel 2013 la sospensione dello stesso.
Durante il periodo che ha preceduto la definizione della sentenza Pensiero ha presentato altre due dichiarazioni di inizio attività edilizia, che però sono state bloccate dal comune di Minturno.
I LAVORI CONTINUANO
Nel 2015 la famiglia Rossi si accorge che sul suolo del signor Pensiero sono iniziati lavori volti al completamento del fabbricato.
A quel punto i Rossi si accorgono di un’ulteriore autorizzazione rilasciata da parte del comune a Pensiero nel 2013, che però non era stata inibita dall’ente.
Successivamente la famiglia impugna la decisione ritenuta contraria alla normativa urbanistico edilizia, denunciando l’illegittimità del provvedimento attuato.
Il 28 aprile del 2015, il comune, “al fine di accertare definitivamente la compatibilità dei lavori sino alla decisione del T.A.R. Lazio”, sospende i lavori.
Attualmente mancano le finiture e gli impianti, che però sono stati posti nell’estate del 2018 sotto l’edificio all’interno di alcuni pannelli. Quest’azione è stata oggetto di denuncia da parte del Comune di Minturno, ma i pannelli tutt’ora si trovano sotto lo scheletro.
IL TAR DÀ RAGIONE AI ROSSI, MA NON SUCCEDE NULLA
Nel 2016 il T.A.R del Lazio ha dato ragione alla famiglia Rossi, considerando l’opera realizzata in via Olivella illegittima.
Nelle carte si può leggere come il Tribunale abbia sospeso l’efficacia del titolo edilizio di Pensiero, che, nonostante il provvedimento, ha realizzato opere del tutto illegittime e inoltre l’opera non rispetta le distanze legali rispetto al muro di confine dei Rossi.
Con la sentenza 101 i giudici hanno dichiarato irregolare la d.i.a presentata da Pensiero, obbligando il comune di Minturno ad adottare provvedimenti repressivi e ripristinatori.
Il 29 aprile del 2016 il T.A.R invia una diffida al comune in cui si obbliga l’ente ad effettuare le opere di repressione e ripristino ma ad oggi lo stabile è ancora in piedi, anzi addirittura è stato messo in vendita!
DANNATI E BEFFATI
L’agenzia Miramare di Mondragone ha messo in vendita la casa su varie piattaforme online che vengono utilizzate per trovare compratori.
La “villa” viene valutata 300.000 euro e nell’annuncio viene registrata una regolare licenza, cosa impossibile visto che il T.A.R ha dichiarato l’opera illegittima.
Come mai il Comune ancora non abbatte lo stabile nonostante la diffida del T.A.R obbligasse l’ente a farlo entro quindici giorni dalla comunicazione?
Questa ed altre domande rimarranno probabilmente senza risposta e il mistero di questa casa abusiva ma che resiste anche al TAR continuerà a farci compagnia.