STRAGE DI CISTERNA, IL MEDICO MILITARE IMPUTATO INTERROGATO IN AULA: OTTO GIORNI PER RICONSEGNARE L’ARMA A CAPASSO

Luigi Capasso (foto proflo facebook)
Luigi Capasso (foto profilo facebook)

Prosegue il processo sui medici che consentirono a Luigi Capasso di ottenere la sua pistola: esaminato il medico imputato

È ripreso il processo, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Enrica Villani, che vede sul banco degli imputati, accusati di omicidio colposo, i due medici Quintilio Facchini e Chiara Verdone: quest’ultima medico militare a Velletri, mentre il primo era il medico di fiducia di Luigi Capasso, l’appuntato dei Carabinieri che, il 28 febbraio 2018, in località Le Castella, a Cisterna di Latina, uccise le due figlie dell’età rispettivamente di 9, Martina, e 13 anni, Alessia. A quel folle quanto terribile piano criminale sopravvisse miracolosamente la moglie Antonietta Gargiulo, costituitasi parte civile nel processo e difesa dall’avvocato Botti. Capasso, dopo aver ucciso le figlie e ferito la moglie, si suicidò.

Secondo l’accusa, i due medici Verdone, assistita dall’avvocato Carlo Arnulfo, e Facchini, difeso dagli avvocati Orlando Mariani e Sandra Cassoni, avrebbero agevolato la restituzione della pistola di ordinanza all’allora Carabiniere Capasso, redigendo due referti favorevoli. Insieme all’ex moglie di Capasso, Antonietta Gargiulo, nel processo, è parte civile anche l’associazione “Differenza Donna” che ha realizzato un centro intitolato alle vittime, Alessia e Martina. 

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Interrogata dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo, oggi, 28 novembre, è stata la volta di una dei due imputati: il maggiore dei Carabinieri Chiara Verdone, il medico militare che visitò Capasso tra il 14 e il 22 novembre del 2017. Verdone, interrogato anche dagli avvocati di parte civile e dagli altri legali della difesa, ha ripercorso la procedura per cui Capasso è arrivato a dover svolgere una visita. Il medico militare ha spiegato dalle visite non era emerso nulla di grave dal punto di vista psichico, né dalla scala gerarchica dei Carabinieri era pervenuta documentazione per problemi di natura psichiatrica.

L’unico problema evidenziato era che Capasso, dopo la separazione dalla moglie, si era rivolto a uno psicologo dell’Asl di riferimento. Per tale ragione, il medico Verdone dispose la non idoneità con il ritiro dell’arma d’ordinanza il 14 novembre 2017, prendendosi otto giorni di tempo per arrivare al parere definitivo. Il 22 novembre, ravvisando nessuna criticità intercorsa, Verdone vistò ancora Capasso e lo ritenne idoneo tanto da disporre la restituzione dell’arma che avviene per via amministrariva.

Otto giorni decisivi tanto che l’anno seguente, anzi pochi mesi dopo, Capasso con quell’arma uccise le sue bambine. Proprio sul punto degli otto giorni e sul cambio di idea è che il pubblico ministero Giuseppe Bontempo ha insistito, chiedendo cosa fosse cambiato in così poco tempo.

Dopo la tragedia, peraltro, c’è stata una modifica alla normativa interna dei carabinieri. Il processo riprenderà il prossimo 19 dicembre quando verranno ascoltati un testimone e il consulente medico legale di Chiara Verdone.STRAGE DI CISTERNA, ASCOLTATI DUE MILITARI DELL’ARMA

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