Udienza preliminare per il fallimento delle Terme di Fogliano: undici in tutto gli indagati accusati di bancarotta
Si è conclusa l’udienza preliminare in cui venivano contestate, a vario titolo, a diversi indagati le ipotesi di bancarotta semplice e fraudolenta per dissipazione. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, al termine della camera di consiglio, ha rinviato a giudizio undici persone tra ex ex presidenti, consiglieri di amministrazione e revisori dei conti che negli anni hanno guidato la Società per Azioni “Terme di Fogliano”, detenuta per la maggior parte dal Comune di Latina e per una parte minore da Camera di Commercio e Provincia di Latina.
Affronteranno il processo, che inizierà tra un anno, il 18 novembre 2025, davanti al II Collegio del Tribunale di Piazza Buozzi, i seguenti imputati: Vittorio Raponi, Alessandro Novaga, Enrico Cecchini, Salvatore Apostolico, Franco Mansutti, Adriano Verdesca Zain, Paolo Marini, Paride Martella, Salvatore D’Amico, Luigi Natalino Carabot e Vincenzo Loreti. Uno degli indagati, Romeo Emiliozzi, è venuto a mancare. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Archidiacono, Miranda, Palma, Sabatino, Saurini, Falcone, Verdesca Zain, Marini, Lucchetti, Torregrossa, Martella, Forte, Giudetti, Lauretti e Pesce.
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Stamani, 12 novembre, dopo che il pubblico ministero Marco Giancristofaro ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli undici coinvolti, gli avvocati avevano svolto le loro arringhe difensive, con tanto di memorie fatte acquisire in sede di udienza preliminare. Il verdetto è stato: rinvio a giudizio per tutti, al netto del fatto che alcune posizioni – com ad esempio quelle di Loreti, D’Amico e Carabot – si prescriveranno il prossimo anno, dal momento che è contestato nei loro confronti il reato di bancarotta semplice
Per il fallimento delle Terme di Fogliano, a fine 2021, l’ex sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Claudio De Lazzaro (ora in servizio al Ministero della Giustizia), ha inviato l’avviso di chiusura indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza pontina, a 14 persone iscritte nel registro degli indagati per bancarotta. Per due di loro, Florindo Donatucci e Savarino Morelli, è arrivata l’archiviazione, non avendo la Procura chiesto il rinvio a giudizio.
L’indagine ricostruisce la complessa vicenda dell’incompiuta latinense, partendo dall’anno di grazia, 1991. Della società Terme di Fogliano Spa facevano parte, com noto, il Comune di Latina come socio di maggioranza e, in minima parte, la Provincia di Latina e la Camera di Commercio. La Spa è fallita nel 2017 e da quell’evento, come spesso accade in questi casi, è scaturito il procedimento penale che contesta agli indagati, a vario titolo, ben otto capi d’imputazione.
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Secondo l’accusa, alcuni degli indagati avrebbero ridotto all’osso il patrimonio sociale con la rinuncia alla concessione mineraria che valeva, negli anni novanta, circa 320 milioni di lire, così come deciso nel 1991 dal Consiglio d’amministrazione dell’epoca, con il benestare del collegio sindacale, in teoria controllore.
Sarebbero stati Apostolico, Mansutti, Morelli, Verdesca Zain, Marini e Martella a provocare il fallimento della società per effetto di operazioni dolose sottoscrivendo con il Comune una convenzione integrativa sui rapporti tra ente locale e società per la realizzazione di un parco termale che sarebbe costato a conti fatti 5 miliardi di lire. Tale condotta, compresa la rinuncia alla concessione mineraria, sarebbe stata conseguenza del dissesto finanziario. Senza contare il debito riconosciuto da Apostolico a favore della società Condotte, che avrebbe dovuto fare i dei lavori di perforazione.
Al liquidatore della spa, Salvatore D’Amico, vengono contestate irregolarità nelle scritture contabili e di aver ritardato il fallimento insieme ai componenti del collegio sindacale Emiliozzi, Carabot e Loreti.
Contestati inoltre compensi illeciti per circa 380 milioni di lire in capo all’allora Presidente del Cda, Salvatore Apostolico, responsabile peraltro di aver riconosciuto un debito di 7 miliari, ossia superiore a 2 miliardi a quello effettivamente maturato, alla società Condotte (leggi approfondimento di Latina Tu di seguito).
Il procedimento, prima del suo arresto, era stata assegnato al Giudice per l’udienza preliminare, Giorgia Castriota.
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