Arpalo: udienza interlocutoria del processo per Maietta&Co. Concluso l’esame dei curatori fallimentari del Latina Calcio
Dopo la cancellazione per prescrizione di alcuni reati a carico di alcuni imputati, tra cui Maietta e Colletti, e il dissequestro di alcuni beni decretati dal collegio del Tribunale di Latina, sta proseguendo a fatica il processo scaturito dall’indagine di Procura, Squadra Mobile e Guardia di Finanza di Latina denominata “Arpalo”.
Come noto, ad essere giudicati nel processo, oltreché all’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, la sua ex co-presidente del Latina Calcio all’epoca dei fatti, Paola Cavicchi, l’avvocato Fabrizio Colletti, l’imprenditore Fabio Allegretti, il commercialista Pietro Palombi e gli ex collaboratori dell’ex parlamentare, Giovanni Fanciulli, Paola Neroni e Roberto Noce. Il processo contesta agli imputati, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, il trasferimento fraudolento di valori, la bancarotta fraudolenta, e vari reati tributari e societari.
Tanto per avere una idea della complessità della vicenda, l’esecuzione di arresti e sequestri avvenne nell’aprile del 2018. Tra i fatti contestati diversi passaggi di soldi tra società, alcune delle quali fallite, il fu Latina Calcio dell’era Maiettopoli (quello in cui, a farla da padrone in curva, c’era il clan Travali) e alcune triangolazioni di denaro in Svizzera.
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Oggi, davanti al II collegio del Tribunale di Latina, composta dalla terne di giudici Francesca Coculo, Elena Nadile e Roberta Brenda, si è concluso il contro-esame dei curatori del fallimento della società di calcio, Luca Pietricola e Vincenzo Loreti. La curatela fallimentare del Latina Calcio, peraltro, è una delle tre parti civili che si sono costituiti nel processo.
Poche le domande del collegio difensivo dopo che, nella scora udienza di maggio, interrogato dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo (magistrato che sostituisce i due titolari dell’indagine, Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli), avevano spiegato di come, il 27 giugno 2014, vi fu un aumento di capitale da 30mila a 634mila euro: il 50% corrisposto da Maietta e il 25% a testa dai fratelli Colletti. Lo stesso giorno, la somma sarebbe stata girata a un ulteriore conto e, successivamente, furono aperti due libretti in cui vennero versati 250mila euro a testa tra Fabrizio Colletti e Pasquale Maietta. E ancora, in seguito, 49mila euro a Maietta e 49mila euro a Paola Cavicchi, per diverso tempo rappresentante legale del Latina Calcio.
L’operazione, secondo i due curatori fallimentari, fu regolarmente registrata, solo che la fuoriuscita della somma venne registrata prima come deposito bancario e infine come disponibilità finanziaria. Per i due professionisti, questa sarebbe stata un’anomalia perché quella somma non c’era nel patrimonio della società.
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Oggi, i due curatori, imbeccati dalla domanda di un avvocato difensore, hanno spiegato in breve che l’ultima stagione in cui il Latina Calcio fu iscritto a un campionato fu il 2016-17, pur non essendo in regola con i versamenti dei contributi. Le irregolarità furono causa di penalizzazioni, dovuta anche per al mancato pagamento degli stipendi dei calciatori che, infatti, sono stati inseriti nello stato passivo.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 7 gennaio quando, per una volta, invece nell’ora pomeridiana, il processo inizierà alle ore 10 con la possibilità da parte del pubblico ministero di citare diversi testimoni così da dare una sterzata a un processo che, pur importantissimo, arranca da tempo. E sì che ad essere messo sul banco degli imputati non solo c’è il politico che ha dominato buona parte degli anni ’10 a Latina, ossia l’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, ma c’è anche un certo modo di fare affari nel capoluogo tra ostentazione, lusso di facciata, fragilità finanziaria e opacità.