IMMOBILE DI VIA BIANCAMANO A SABAUDIA, IL CONSIGLIERE D’OPPOSIZIONE: “MI HANNO TOLTO LA PAROLA, ORA SPIEGHINO”

Comune di Sabaudia
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Immobile di via Biancamano, il consigliere comunale di Sabaudia, Vincenzo Avvisati, interroga il Sindaco Alberto Mosca

Vuole vederci chiaro sul compendio immobiliare di Via Biancamano, il consigliere comunale d’opposizione, Vincenzo Avvisati. Il permesso a costruire per l’edificazione dell’immobile – ricorda l’esponente politico – è stato rilasciato, ma sia la giustizia penale (Cassazione ) che quella amministrativa (Consiglio di Stato) hanno accertato come illegittimo, ovvero assentito su un area non edificabile.

Nel 2016, il Capo Settore Urbanistica del Comune di Sabaudia aveva assunto, all’esito della sentenza della Cassazione, un provvedimento di annullamento del permesso a costruire, dichiarando la contestuale sussistenza dell’ipotesi di lottizzazione abusiva.

Avvisati, con una interrogazione, chiede, al Sindaco e all’Assessore all’Urbanistica, l’iter procedurale del contenzioso e lo stato attuale e quali provvedimenti intende adottare il Comune a seguito della sentenza del Consiglio di Stato.

Lo scorso 9 luglio, il Presidente del Consiglio Comunale ha convocato la seduta del Consiglio ponendo al settimo punto dell’ordine del giorno l’interrogazione presentata da Avvisati sul compendio immobiliare di Via Biancamano. Inoltre, al medesimo punto dell’ordine del giorni, è stata inserita un’altra interrogazione presentata, in data successiva, dal Consigliere Comunale Maurizio Lucci, riguardante il medesimo procedimento di abusivismo edilizio.

Il problema, secondo Avvisati, è che il Presidente del Consiglio Comunale, pure a fronte della programmazione all’odg, non ha consentito al consigliere di illustrare la propria interrogazione, con motivazioni infondate, prima ancora che insussistente. A nulla sono valse le richieste e successive proteste verbali di Avvisati per ottenere il diritto alla parola e il Presidente del Consiglio, pur avendo cognizione che le interrogazioni all’odg erano due e non una, che le stesse erano state presentate singolarmente, avrebbe leso leso il diritto del consigliere, “arrivando a togliermi la parola”.

Secondo Avvisati, si è trattato di una condotta che “ha fatto passare un messaggio errato che ritengo incida negativamente sulla mia dignità e funzione di Consigliere”. Avvisati scrive nell’interrogazione che “se si esclude, come ritengo si possa escludere, l’interesse del Presidente a non far esporre allo scrivente la propria interrogazione sul delicato punto, non si comprende il motivo per cui mi sia stata tolta la parola e soprattutto non abbia potuto dare lettura dell’interrogazione medesima”.

Una modalità da stigmatizzare per cui il consigliere chiede “che, nella prima seduta utile del Consiglio Comunale, il Presidente fornisca i chiarimenti al riguardo, motivando perché non ha consentito allo scrivente di esporre l’interrogazione a mia firma, e mi ha tolto la parola, pur avendone diritto”.

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