Ennesimo ko dal Consiglio di Stato per la proprietà dell’hotel Grotta di Tiberio, la struttura alberghiera sequestrata dalla magistratura
Un altro tassello e non l’ultimo all’infinita storia dei ricorsi amministrativi (senza menzionare quelli di natura penale) che la Chinappi Aldo Erasmo & C. S.a.s. ha intentato nei confronti dei due confinanti e cittadini privati, Carmine Tursi e Anna Miele, assistiti dall’avvocato Francesco Ciollo, e contro il Comune di Sperlonga, difeso dall’avvocato Salvatore Canciello.
Stavolta, sulla graticola dei giudici amministrativi del Consiglio di Stato, c’era l’istanza di revocazione della sentenza del medesimo Consiglio di Stato che ha certificato l’abuso edilizio dell’intero albergo, da un mese sotto sigilli.
L’istanza di revocazione era stata respinta con tanto di ordinanza di Palazzo Spada e ieri, 23 luglio, si è discusso nel merito. Tutto ha origine dalla sentenza dello stesso Consiglio di Stato che aveva respinto, a febbraio, l’appello proposto contro la sentenza n. 233 del 2023 del TAR del Lazio, Sezione staccata di Latina, che aveva rigettato il ricorso contro l’annullamento in autotutela di titoli edilizi e l’ordinanza di demolizione relativi all’albergo di proprietà della società.
In mezzo un’altra selva di ricorsi che è inutile rammentare, considerato il budello costruito per non arrivare a ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’albergo è abusivo e va abbattuto o comunque acquisito al patrimonio del Comune sperlongano. Una verità giudiziaria costruita soprattutto grazie alla tenacia dei confinanti difesi dall’avvocato Di Ciollo.
Ieri, 23 luglio, la Chnappi ha rinunciato alla richiesta di revoca dell’ordinanza cautelare, riferendo che il periculum non sussiste alla luce della convalida del sequestro preventivo da parte del GIP e dell’inammissibilità della richiesta di riesame presentata al Tribunale ordinario, e ha chiesto la compensazione delle spese, che il Comune di Sperlonga ha accettato. Al contempo, i confinanti hanno chiesto la condanna della Chinappi per lite temeraria.
Il Consiglio di Stato, tramite ordinanza stabilita oggi 24 luglio, ha deciso che, in ragione della rinuncia all’istanza, il procedimento è estinto. Tuttavia, per rispondere alla domanda dei confinanti che chiedevano la condanna alla spese della Chinappi, la sezione seconda si è virtualmente espressa.
Secondo i giudici del massimo organo giudiziario-amministrativo non vi è stato lite temeraria, pur condannando al pagamento delle spese processuali in favore dei due confinanti per la somma di 3mila euro.
Un passaggio interlocutorio, l’ennesimo, in attesa che la società destinataria del sequestro si rivolga alla Cassazione per cercare di ribaltare il Riesame di Latina che ha confermato i sigilli alla struttura alberghiera controllata dal suocero di Cusani e indirettamente dal sindaco stesso.