PUROSANGUE, A SETTEMBRE LA SENTENZA PER IL CLAN CIARELLI

Carmine Ciarelli
Carmine Ciarelli, detto Porchettone o Titti. Dopo l'attentato che il reuccio del Pantanaccio (quartiere del capoluogo pontino) subì a gennaio del 2010, iniziò la faida tra bande criminali latinensi in cui persero la vita Massimiliano Moro e Fabio Buonamano

Clan Ciarelli, si chiuderà a settembre il processo che vede sul banco degli imputati tra i maggiori esponenti del sodalizio di origine rom

Sono state già fissate per i prossimi 11 e 27 settembre le date che vedranno la conclusione del processo sul clan Ciarelli in cui vengono contestati reati commessi col metodo mafioso ai principali esponenti del sodalizio rom.

Lo scorso 21 giugno, la Corte d’Appello di Roma ha in parte confermato le condanne di primo grado per coloro i quali avevano optato per il rito abbreviato. Ridotta la condanna per Roberto Ciarelli, il giovane rampollo, figlio di Ferdinando “Furt” Ciarelli, che ha guadagnato anche alcune assoluzioni, tra cui una estorsione commessa ai danni di un titolare di un locale in zona pub. Proprio quest’ultimo è stato ascoltato nell’udienza odierna, davanti al I collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana. Il commerciante ha negato di essere stato estorto, come molte vittime ascoltate nel corso di un processo durerà poco più di un anno e mezzo, e di aver applicato molte volte sconti a Ciarelli junior e all’altra imputato Matteo Ciaravino, in ragione della loro amicizia.

Il 27enne Ciarelli e l’amico Matteo Ciaravino (34 anni) sono accusati della fatto specifico. Secondo gli inquirenti, avrebbero costretto l’attuale collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo a riparargli una tenda per un locale della zona Pub che pagava il pizzo al medesimo Roberto Ciarelli.

In merito a questa estorsione, è stato ascoltato anche Marco Zuppardo, volto noto alle cronache giudiziarie e fratello del collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo che più volte ha disconosciuto, dissociandosi dalla sua decisione di pentirsi. La circostanza raccontata dal fratello è stata negata da Marco Zuppardo che ha detto di aver riparato personalmente la tenda, sebbene il pm Spinelli abbia fatto emergere che all’epoca dell’estorsione si trovasse ristretto con una misura cautelare.

L’indagine, come noto, è stata finalizzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e dalla Squadra Mobile di Latina, portando ad arrestare i vertici della famiglia a giugno 2022.

Il processo vede alla sbarra i capi, tranne Luigi Ciarelli (il numero tre del sodalizio, giudicato nell’altro processo antimafia sui clan rom denominato “Reset), di quello che tutti a Latina conoscono come il clan Ciarelli, la famiglia che aveva eletto la propria base nel quartiere Pantanaccio, alla periferia di Latina. Sul banco degli imputati, ci sono personaggi di rilevante caratura criminale come Carmine Ciarelli detto “Porchettone” e suo fratello Ferdinando Ciarelli detto “Furt”. Tra i reati più importanti, varie vicende di estorsione, violenza privata, danneggiamento, usura. Dieci in tutto gli episodi estorsivi raccolti dagli investigatori e finiti nel processo.

Presenti per contro-esaminare i due ultimi testimoni, richiesti dall’avvocato difensore di Ciaravani, Francesco Vasaturo, il pubblico ministero Valentina Giammaria e il pubblico ministero della DDA di Roma, Luigia Spinelli. Il collegio difensivo è composto anche dagli avvocati Montini, Forte, Carradori, Vittori, Farau, Palmiero, Nardecchia e Coronella.

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