Aveva pubblicato su Youtube un video di minacce contro magistrati e Csm: annullata la condanna per l’uomo di 45 anni originario di Terracina
È stato condannato in due gradi di giudizio a un anno e quattro mesi il 45enne di Terracina Maurizio Palmacci. In primo grado, la pena è stata di due mesi in meno rispetto alle richieste della Procura di Latina. L’uomo era accusato di aver offeso e minacciato gravemente i giudici e il Consiglio Superiore della Magistratura tramite Youtube e i social. Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti è il reato contestatogli.
I fatti contestati, su cui hanno indagato i Carabinieri, sono raccolti in poco più di una settimana, all’inizio del lockdown pandemico: tra il 4 e il 12 marzo del 2020. È in quei giorni che il 45enne decide di iniziare la sua personale crociata contro il massimo organo giudiziario distribuendo anche minacce di morte. “Alla centrale dove c’avete il tavolo rotondo e fate le riunioni – diceva nel video caricato su Youtube – Troverò un santo in divisa, gli darò due milioni di euro e gli dirò tu li devi ammazzare tutti. Ricordatevi una cosa: io passerò alla storia, con l’esperienza mia militare io ci arrivo“.
Il video che lo ha messo nei guai non è più visibile, nonostante al momento della pubblicazione e nei giorni a seguire fece molte visualizzazioni. Una volta ricevuta la notizia di reato, gli inquirenti, infatti, ne hanno disposto la rimozione.
Ora, però, la Corte di Cassazione ribalta tutto e accoglie il ricorso presentato dall’avvocato difensore Francesco Pietricola, disponendo l’annullamento della condanna e un nuovo giudizio di fronte alla Corte d’Appello di Roma. “La insufficienza degli elementi enunciati dal giudice di merito ai fini della formulazione del giudizio di serietà della minaccia – si legge nella sentenza della Corte Suprema – si traduce nel denunciato vulnus motivazionale, sì da richiedere un nuovo giudizio sul punto per l’eventuale indicazione ed apprezzamento di ulteriori e concreti elementi da cui inferire la idoneità della minaccia”.
Secondo la Cassazione, nei giudizi di merito, “non è emerso che Palmacci avesse esternato il suo pensiero al cospetto dei magistrati interessati, avendo lo stesso diffuso il messaggio per il tramite del social network Youtube. Ora, per quanto il canale di comunicazione abbia assicurato una veicolazione in tempo reale e altamente diffusiva del messaggio, non può la descritta modalità comunicativa assicurare la sicura e immediata conoscenza del propalato in capo ai diretti interessati. Le concrete “modalità di comunicazione” imponevano al giudice di merito di accertare se, nel caso concreto, il messaggio audio-video postato dal ricorrente fosse stato veicolato e fosse effettivamente entrato nel patrimonio cognitivo dei soggetti passivi“.
Occorre, quindi, un nuovo giudizio.