Il film-documentario della regista Damiana Leone, in programma giovedì 23 maggio alla Sala Lizzani, nel rievocare attraverso varie interviste il dramma vissuto 80 anni fa da molte donne e famiglie del nostro territorio, vuol essere un monito a non smarrire mai, neppure nei momenti più critici, valori quali il rispetto della vita e della dignità umana.
Giovedì 23 maggio, nella Sala Lizzani, con il patrocinio dell’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, e il Comune di Fondi, verrà proiettato, alla presenza della regista Damiana Leone, il film-documentario Le marocchinate del ’44. A presentare il film sarà Fiorenza Taricone, professoressa ordinaria di Pensiero politico e questione femminile dell’Università di Cassino.
Gli eventi del maggio 1944 hanno segnato un momento tragico nella storia del nostro territorio e ancor oggi rivivono nei racconti delle persone più anziane. Sono racconti pieni di raccapriccio e di orrore. Ed è appunto attraverso quasi 30 interviste che il film, partendo dalla storia familiare della regista, ripercorre le vicende di un passato solo apparentemente lontano (la guerra, gli stupri perpetrati nelle nostre terre dai soldati marocchini del contingente francese delle truppe alleate, la ricostruzione) per giungere fino agli stupri e alle violenze delle guerre contemporanee.
I terribili eventi di cui il film ci parla hanno ispirato, com’è noto, le pagine della Ciociara di Alberto Moravia e il successivo film di Vittorio De Sica, le cui vicende sono ambientate appunto nelle nostre campagne: la guerra vi fa irruzione all’improvviso, cancellando di colpo il tranquillo e lento scorrere del tempo e sconvolgendo in modo irreversibile, con il suo carico di brutali efferatezze, la vita delle persone e di intere popolazioni. Fu, quella degli stupri, una ferita inferta non solo alle donne che personalmente subirono la violenza, ma anche alle loro famiglie e alle comunità di appartenenza. Il docufilm ci restituisce l’atmosfera di quei giorni, le sensazioni e la rabbia di chi si trovò ad assistere a quei fatti e a vivere l’esperienza di una delle fasi più sanguinose della Seconda guerra mondiale
“Trasmettere il ricordo e comunicare l’angoscia di quei giorni bui – osserva il Commissario straordinario dell’Ente Parco, Giuseppe Incocciati – serve oggi ai giovani e alle future generazioni come monito contro le violenze e le sofferenze provocate dalla guerra. Il tempo, forse, ha almeno in parte risanato le ferite individuali. Oggi la maggior parte delle vittime di allora non è più in vita. Ma non per questo è venuto meno e si cancella l’orrore collettivo per ciò che è accaduto. Ricordare è necessario. Il docufilm contribuirà certamente a far comprendere meglio il pesantissimo tributo di atrocità fisiche e morali che la popolazione del nostro territorio ebbe a pagare in quei mesi terribili”.
“Il tributo di vittime e di sofferenze – rileva ulteriormente il Direttore Lucio De Filippis – sarebbe stato ancora più elevato se a fornire un aiuto alle popolazioni sfollate dai piccoli centri non avessero provveduto le numerose grotte delle nostre colline e delle nostre montagne. Fu infatti in queste grotte, prodottesi in seguito a fenomeni di carsismo, che intere famiglie trovarono riparo per sfuggire ai pericoli dei bombardamenti e del tiro incrociato dei due eserciti, quello tedesco e quello alleato, che si fronteggiavano lungo la linea Gustav. Anche di queste grotte, trasformate in alloggi di fortuna e spesso abitate da più nuclei familiari, la popolazione locale conserva il ricordo. Molto aiutò, in quelle circostanze, lo spirito di adattamento e di sacrificio tipico della civiltà contadina.
Ma la dura prova della guerra fu anche l’occasione per riaffermare antichi valori radicati nell’animo della nostra gente. Mi piace ricordare, in questo contesto, il mirabile esempio di chi, in nome dei principi di fratellanza e solidarietà, non esitò a mettere a rischio la propria vita per proteggere altri uomini. Così fu per le famiglie Mosillo e Marrocco, che offrirono un rifugio sicuro ad Alberto Moravia ed Elsa Morante perseguitati dai nazifascisti. Oggi due targhe “Civico Giusto” affisse anche a cura dell’Ente Parco, una presso l’abitazione della famiglia Mosillo e l’altra presso il Casale Moravia sulle colline di Sant’Agata a Fondi, ricordano la loro nobile testimonianza di sensibilità e di coraggio. Di contro, dunque, al prevaricare e allo scatenarsi degli istinti più bestiali, di cui le marocchinate continueranno a restare un drammatico simbolo, esempi come questi ci ravvivano la consapevolezza che siamo chiamati sempre, anche nei momenti più difficili, a non smarrire la nostra umanità e a non tradire valori inalienabili come il rispetto della vita e della dignità umana. Ed è questo, credo, il messaggio profondo che il film della regista Damiana Leone intende trasmetterci”.