Caso Karibu-Aid: due imputati nel processo per elusione fiscale sono irreperibili, il Tribunale non può che prenderne atto
Difesi dagli avvocati Francesco Cossa e Maria Vittoria Giampietro, quelli che avrebbe dovuto essere gli altri due imputati per il processo di evasione/elusione fiscale in merito alla gestione della “galassia” Karibu, Richard Mutangana (figlio della fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo) e Christine Ndyanabo Koburangyira, sono considerati irreperibili dalla giustizia italiania.
È per questa ragione che a doverne prendere atto sono stati il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Claudia Trapuzzano Molinaro, e il pubblico ministero Andrea D’Angeli. Entrambi, Mutangana e Koburangyira, sono risultati irreperibili nonostante i molteplici tentativi da parte della polizia giudiziaria di notificare loro il procedimento penale che li ha coinvolti. Il giudice non ha potuto far altro che dichiarare il non doversi procedere per tutti e due, al netto di una futura notifica – stabilita per Mutangana alla data limite del 18 giugno 2026, mentre per la collaboratrice di Karibu a quella del 28 novembre 2030 – che potrà riaprire il procedimento e di conseguenza il processo a loro carico.
L’altro figlio di Mukamitsindo, per l’appunto Richard Mutangana è stato legale rappresentante di una associazione del gruppo, JAMBO AFRICA, finito al centro dell’attenzione mediatica per aver aperto un ristorante/resort a Kigali in Ruanda, il paese da cui proviene tutta la famiglia. Secondo gli inquirenti, Jambo Africa, nel 2019, risulta aver ricevuto dalla Karibu bonifici per disporre ulteriori bonifici verso l’estero a beneficio di Richard Mutangana e dell’allora moglie. Gli importi contabilizzati, secondo gli inquirenti, sono considerati strumento per veicolare il trasferimento di denaro dalla Karibu alla Jambo e dalla Jambo all’estero.
Lo scorso 23 aprile, invece, il processo già incardinato davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Simona Sergio, che contesta l’elusione/evasione fiscale, non si era svolto. Alla sbarra, come noto, ci sono la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli, Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e Michel Rukundo, più la ex collaboratrice della coop, Ghislaine Ada Ndongo.
Il processo è stato rinviato alla data già stabilita nella scorsa udienza di gennaio: il 28 maggio, ossia a circa due settimane, l’11 giugno, dall’inizio dell’altro processo, sempre nei confronti della famiglia Mukamitsindo/Soumahoro, che imputa reati quali riciclaggio, frode fiscale e bancarotta fraudolenta.
La Procura di Latina ha chiesto che i due filoni siano riuniti in un unico processo ed è probabile che già il 28 maggio il Tribunale deciderà: non è peregrino prevedere che il prossimo 11 giugno potrebbe iniziare un unico processo che, a conti fatti, sarebbe più logico per l’economia dei procedimenti penali. Senza, ovviamente, Mutangana e l’altra imputata.
Gli imputati del processo sono difesi dagli avvocati Lorenzo Borrè e Francesca Roccato. A sostenere l’accusa i due pubblici ministeri Andrea D’Angeli (prossimo ad andare a Roma) e Giuseppe Miliano, mentre gli avvocati di parte civile – i lavoratori ex Karibu e consorzio Aid e il sindacato Uiltucs di Latina – sono Giulio Mastrobattista, Atina Agresti e Michele Calleri.
Ad essere contestati, come detto, l’evasione fiscale e i reati tributari in merito alla gestione della cooperativa e dei suoi satelliti, su tutti il Consorzio Aid e Jumbo Africa, considerata dalla magistratura un vero e proprio veicolo per far arrivare i soldi in Ruanda e altri paesi esteri. Tutti devono rispondere dei reati fiscali: dall’evasione alle fatture false.
Nella prima udienza di gennaio, c’era stata battaglia tra gli avvocati difensori e quelli delle parti civili sulla costituzione di quest’ultime nel processo. Il Giudice per l’udienza preliminare Bortone, con un’ordinanza di dieci pagine, aveva già accolto la costituzione di parte civile da parte dei lavoratori della cooperativa Karibu e del consorzio Aid (trenta persone in tutto) e anche quella del sindacato che difende i loro interessi, quelli di operatori non pagati o addirittura mai pagati: la Uiltucs Latina del segretario Gianfranco Cartisano. Parti civili anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri derivanti dalla prima inchiesta, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso avevano proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario: oltre 3 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate. I lavoratori, invece, chiedono come parti civili 30 mila euro a testa, mentre il sindacato Uiltucs Latina ha fatto richiesta per 100mila euro.
Secondo al difesa degli imputati, non c’è nesso diretto tra il fatto che le cooperative non pagavano le tasse e l’erario, e la circostanza per cui non venivano corrisposti gli stipendi ai lavoratori. Il danno morale e patrimoniale, inoltre, sarebbe solo futuribile anche per la stessa coop Karibu, ormai in liquidazione. Nessun legame, quindi, tra gli stipendi che non hanno percepito i lavoratori e le condotte contestate agli imputati che eludevano le tasse (Irap e Ires). Alla stessa maniera, per la difesa, non è legittimato neanche il sindacato che per la difesa non ha subito alcun danno. Tutto il collegio difensivo, quindi, ha chiesto al giudice Sergio di escludere dal processo le parti civili.
Il Pm D’Angeli si è rimesso al giudizio del Tribunale, mentre l’avvocato di parte civile, Giulio Mastrobattista, ha considerato le eccezioni della difesa assolutamente pletoriche, poiché già dibattute in udienza preliminare:
Inoltre, secondo il legale, a cui si sono associati gli altri avvocati di parte civile, l’evasione fiscale inficiava evidentemente sul pagamento degli stipendi dei lavoratori, oltreché al fatto che il sindacato è sì legittimato perché ha assistito i lavoratori sia per questo procedimento che per l’altro che contesta truffa e frode fiscale, la cui inchiesta è stata chiusa sempre a dicembre 2023.
Il giudice Sergio si era riservata sulle eccezioni preliminari e aveva fissato il mini calendario per le prossime udienza. Lo scorso 23 aprile, avrebbero dovuto esseri ascoltati un poliziotto e due militari della Guardia di Finanza che hanno condotto le indagini.
Per quanto riguarda l’altra indagine che contesta alla stessa Marie Therese Mukamitsindo e ai figli Liliane Murekatete e Michel Rukundo frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio (indagati anche i figli Richard Mutangana e Aline Mutesi), il rinvio a giudizio, con la fissazione del processo il prossimo 11 giugno, è avvenuto lo scorso 4 aprile.