LATINA, INTIMIDAZIONI MAFIOSE PER IL PRIMO CHIOSCO, SPACCIO DI DROGA E ESTORSIONI: 8 LE MISURE, 5 GLI ARRESTI

La Polizia di Stato, a Latina, sta eseguendo otto misure cautelari nei confronti di altrettante persone per i reati di turbata libertà degli incanti ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, diversi episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché per trasferimento fraudolento di valori.

Le indagini sono state condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, guidati dal vice questore Mattia Falso, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione di una serie di atti intimidatori realizzati tra il 2016 ed il 2020, veicolati anche tramite i social network, che hanno inciso negativamente sull’aggiudicazione del chiosco n. 1 del lungomare di Latina, un tempo gestito dalla famiglia di Alessandro Zof (imputato nei processo istruito dall’Antimafia “Reset” e condannato in Appello nel processo “Scarface”). Atti intimidatori che hanno inciso, secondo gli inquirenti, anche nel processo e sulla libera attività esercitata dai gestori degli altri esercizi pubblici di ristorazione lì ubicati.

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Inoltre, sono stati raccolti gravi indizi in merito all’attività di spaccio di stupefacenti gestita da uno degli odierni indagati, consentendo di ricostruire l’utilizzo di metodi intimidatori impiegati per la riscossione dei crediti insoluti.

Infine, sono stati acquisiti gravi indizi in merito ad alcuni episodi di spaccio di stupefacenti e di recupero con metodi violenti dei relativi crediti da parte di altri tre degli odierni indagati, nonché in merito alla intestazione fittizia in capo ad un altro indagato di una società gestita di fatto da un altro soggetto.

Le misure in corso di esecuzione vanno dalla custodia in carcere per due dei soggetti dediti allo spaccio di stupefacenti, sino agli arresti domiciliari disposti per tre indagati per i reati di turbata libertà degli incanti e di estorsione aggravati dal metodo mafioso ed all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria riguardo ad altri tre indagati.

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