Il consigliere regionale del Pd chiede chiarimenti urgenti alla giunta e all’assessora Palazzo dopo la modifica della delibera 116/2010
Quali iniziative verranno poste in essere per scongiurare il potenziale aumento dello spazio marino concedibile all’autorizzazione di nuovi impianti o all’ampliamento di quelli esistenti nell’area sensibile del Golfo? Ne chiede conto il consigliere regionale del Partito democratico, Salvatore La Penna, attraverso un’interrogazione presentata alla giunta Rocca e all’assessora Palazzo a seguito della recente modifica della delibera n.116 del 2010 sull’Area Sensibile del Golfo.
Un’interrogazione che il consigliere La Penna aveva annunciato e con cui chiede chiarimenti urgenti rispetto a un atto che mette in discussione il lavoro della precedente amministrazione attraverso l’approvazione della Carta Vocazionale dell’Acquacoltura della Regione Lazio e a una modifica che mette a rischio lo spostamento degli allevamenti al di fuori del Golfo di Gaeta. «Attraverso questa modifica – spiega La Penna – cade il vincolo di inidoneità delle attività di acquacoltura nel Golfo, con riferimento agli impianti di molluschicoltura. Ciò vuol dire mettere a rischio il processo di riqualificazione del Golfo e un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione delle vocazioni e risorse ambientali, turistiche e paesaggistiche».
Nell’interrogazione il consigliere del Pd chiede anche quali azioni siano in programma per sostenere il ricollocamento degli impianti esistenti fuori dalla zona “sensibile”: “Alla luce delle concessioni scadute nel dicembre 2020, a un anno dal proprio insediamento, cosa ha fatto la giunta Rocca per tutelare gli interessi ambientali ed economici del territorio e delle imprese del settore?”.
“A fronte della modifica – sottolinea inoltre La Penna – c’è il rischio concreto di vedere raddoppiata la zona di mare concedibile all’attività di acquacoltura. Nella delibera 116/2010 l’estensione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta è indicata in 30,43 Kmq e quindi, secondo la legge regionale 4/2008, lo spazio marino per l’esercizio delle attività di acquacoltura concedibile è superiore a quello già occupato dalle attuali concessioni, peraltro scadute”.
“Il riconoscimento di area sensibile del Golfo di Gaeta è patrimonio comune della nostra Regione – aggiunge La Penna – ed è il risultato di un lavoro decennale condiviso da tutte le forze politiche. Pur consapevoli delle differenze di impatto ambientale fra la mitilicoltura e l’itticoltura, risulta evidente che con la soppressione tout court dei vincoli stabiliti dalla delibera modificata si rischia di compromettere il già difficile processo di riqualificazione e sviluppo sostenibile del Golfo di Gaeta. Al riguardo ci aspettiamo dal presidente Rocca e dall’assessora Palazzo una risposta chiara e trasparente, vorremmo evitare di veder sorgere nuovi impianti, vietati fino a poco tempo fa”.