Caso Karibu-Aid: prima tappa dell’udienza preliminare per i sei indagati coinvolti nel caso della cooperativa e dei suoi satelliti
SI è svolta la prima tappa dell’udienza preliminare del cosiddetto caso Karibu-Aid davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone. Ad affrontare l’udienza preliminare, come indagati, la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli e altri collaboratori.
In tutto sono sei le persone che rischiano il rinvio a giudizio che verrà deciso o meno al termine dell’udienza preliminare: oltreché a Mukamitsindo, i figli Michel Rukundo e Liliane Murekatete, moglie del deputato ex Alleanza Sinistra-Verdi, Aboubakar Soumahoro, l’altro figlio della fondatrice di Karibu, Richard Mutangana, più Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira (legali rappresentanti delle società satelliti di Karibu all’epoca dei fatto contestati). Tutti devono rispondere dei reati fiscali contestati: dall’evasione alle fatture false.
A costituirsi parti civili i lavoratori ex Karibu e Aid che non sono stati pagati da coop e consorzio e che hanno perso il lavoro, considerata anche la vicenda emersa con tutta la sua forza lo scorso dicembre. Insieme a loro anche il sindacato Uiltucs che, nell’estate 2022, a pochi mesi dai sequestri di Karibu e Aid avvenuti a dicembre 2022, ha denunciato per primo la situazione, tra stipendi non pagati e altre irregolarità.
Uiltucs e i lavoratori, assistiti dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti, hanno presentato la loro costituzione di parte civile. Un accoglimento per niente scontato e per cui i legali difensori hanno inteso dare battaglia. Peraltro, in mattinata, il sindacato, guidato dal segretario Gianfranco Cartisano, e i lavoratori hanno, come annunciato il giorno precedente, manifestato di fronte al Tribunale per protestare contro la gestione Mukamitsindo: a fronte dei 62 milioni di euro incassati come finanziamenti pubblici, motivano i lavoratori, gli stipendi venivano spesso pagati parzialmente e con ritardo e ad oggi molti non hanno visto il becco di un quattrino. Di seguito il volantino preparato dal sindaco che mette in rassegna tutti i soldi erogati alla coop Karibu e ai suoi satelliti dalla sua fondazione fino alla liquidazione.
Hanno richiesto di essere parti civili anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso hanno proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario.
Tuttavia, è sicuramente degna di nota l’assenza come parte civile costituenda da parte dell’Agenzia delle Entrate, unica parte offesa individuata dalla Procura di Latina. Una mancanza che è stata percepita come un danno morale da parte dei lavoratori e del sindacato.
Nella prossima udienza, il Gup Bortone dovrebbe sciogliere la riserva sull’accoglimento o meno delle parti civili. Per quanto riguarda il merito dell’udienza preliminare, la stessa è stata rinviata il prossimo 3 novembre poiché uno dei legali dei sei indagati aveva appena ricevuto l’incarico e ha chiesto i termini a difesa, accordati dal giudice con il beneplacito di tutte le parti.
L’accusa era rappresentata dal Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco. Presente, per dare la propria solidarietà ai lavoratori, il consigliere regionale della Lega, Angelo Tripodi.
LE TAPPE VERSO IL PROCESSO – La vicenda giudiziaria è molto articolata. A febbraio 2022, un passaggio giudiziario aveva lasciato presagire di come le indagini condotte dalla sezione della polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Latina, con il coordinamento dei sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, fossero solide o comunque avessero tenuto anche di fronte ai ricorsi degli indagati. Tanto è che l’udienza preliminare odierna è stata poi fissata a giugno scorso.
Il Tribunale del Riesame di Roma, infatti, aveva respinto il secondo ricorso presentato da Marie Therese Mukamitsindo e dal figlio Michel Rukundo che chiedevano la revoca dell’interdizione di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno. La misura, disposta dalla Procura di Latina, che contesta a madre e figlio l’evasione fiscale, ha previsto anche un sequestro da oltre 650mila euro, di cui 639.455,28 euro nei confronti di Muakmitsindo e il rimanente a carico di Rukundo e dell’altra figlia Liliane Murekatete, compagna del deputato del Gruppo Misto, Aboubakar Soumahoro.
A gennaio 2023, il collegio dei giudici del Riesame di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, aveva respinto invece i ricorsi presentati dalla fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, e dal figlio Michel Rukundo, assistiti dagli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro.
Mukamitsindo e il figlio Rukundo chiedevano la revoca dell’altra misura disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, cioè quella in riferimento ai sequestri.
Il Riesame con il secondo provvedimento piuttosto netto aveva respinto il ricorso contro l’interdizione a operare con la pubblica amministrazione, presentato dagli stessi avvocati Marafioti e Pignataro. Nel motivare il rigetto del ricorso, i giudici del Tribunale di Roma avevano evidenziato un quadro non proprio a favore di madre e figlio, stigmatizzando la gestione dei fondi pubblici ottenuti grazie alla cooperativa Karibu e ai suoi satelliti: “un sistema fraudolento” con cui la coop avrebbe sottratto “importi significativi all’imposizione fiscale“.
“La personalità” dei due ricorrenti “oltre a essere indicativa di una certa spregiudicatezza, si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti“. Fondi, peraltro, che secondo il Riesame, sono stati utilizzati per scopi difformi dalla ragione per cui venivano erogati come, ad esempio, un acquisto di beni di lusso la negozio romano del marchio “Ferragamo”, nonché destinati all’estero in circostanze non chiarite.
Come noto, è stata diversa la strategia per la figlia della fondatrice e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, difesa dall’avvocato Lorenzo Borrè, che ha rinunciato a presentare ricorso per entrambi le misure restrittive.