Secondo filone dell’operazione “Certificato Pazzo”: è iniziata l’udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Latina
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, si è dichiarato incompatibile a giudicare 25 dei 69 indagati finiti al centro dell’inchiesta denominata “Certificato Pazzo” e stralciati dall’udienza preliminare tenuta dal Gup Bortone. Il Gup Cario non ha potuto giudicarli poiché aveva avuto anche la doppia veste di giudice per le indagini preliminari all’epoca degli interrogatori di garanzia.
Ecco perché, con tutta probabilità, dopo che la decisone sarà presa dal Presidente del Tribunale di Latina, i 25 indagati torneranno indietro al Gup Pierpaolo Bortone.
Una vicenda intricata dal punto di vista giudiziaria. Dopo gli arresti del dicembre 2019 con l’operazione Certificato Pazzo, ad aprile 2020 scattò, grazie al proseguimento delle indagini (annunciate peraltro già nella prima fase), una nuova azione di denuncia da parte dei Carabinieri. Le ulteriori indagini, richieste e coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina, nelle persone del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza e del Sostituto Procuratore Giuseppe Miliano, convogliarono nel secondo filone d’inchiesta: per l’appunto, Certificato Pazzo 2.
I militari del Nucleo Antisofisticazione, diretti dal Capitano Felice Egidio, nel secondo filone, hanno cristallizzato le posizioni delle persone che hanno illecitamente utilizzato certificati psichiatrici rilasciati dal Dirigente medico Psichiatra in servizio presso il Centro di Salute Mentale di Fondi, nel Distretto 4 della Asl, Antonio Quadrino, già condannato per corruzione nell’ambito del processo principale derivato dalla prima operazione dei Nas.
Un processo, quello principale, che si è diviso tra chi, come il medico di Fondi, ha scelto il rito abbreviato, e chi, come l’ex Comandante della Polizia Locale di Monte San Biagio, il rito ordinario. Diverse le condanne, ma anche assoluzioni come per Mary Lombardozzi, responsabile del patronato ACAI di Itri, e Fausta Mancini assicuratrice di Latina operante a Fondi
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Tornando al secondo filone, il Giudice per l’udienza preliminare, Pierpaolo Bortone, aveva iniziato, lo scorso 31 marzo, ad ascoltare, insieme al Pm Martina Taglione, alcuni indagati per i quali le rispettive difese hanno chiesto il proscioglimento. Sarebbero state 69 le persone a dover affrontare l’udienza preliminare davanti al Gup Bortone, ma 25 di loro, ossia coloro che a fronte dei falsi e delle frodi avrebbero beneficiato delle prestazioni statali come quelle dell’Inps (anche pensioni di invalidità), sono stati stralciati dal procedimento odierno. Per loro vi sarebbe dovuto essere una differente udienza preliminare davanti al Gup Giuseppe Cario ma, come detto, quest’ultimo ha inviato gli atti alla presidenza del Tribunale per una ulteriore valutazione su chi sia il giudice competente.
Per gli altri, invece, il Gup Bortone ha rinviato alla prossima udienza che si terrà a fine novembre, data nella quale non è scontato verrà deciso il destino degli indagati tra proscioglimenti, rinvii a giudizio e condanne (anche se il rito abbreviato è stato chiesto da una sola imputata). Gli indagati sono persone della provincia di Latina: da Terracina a Fondi, da Monte San Biagio a Priverno fino al capoluogo.
Secondo la Procura di Latina, le certificazioni (non per tutti gli indagati) sono state utilizzate per ingannare le Commissioni Medico Legali della Asl, dell’Inps, ovvero i Consulenti Tecnici nominati dai Tribunali del Lavoro e dai Tribunali di Sorveglianza, con l’obiettivo di ottenere indebiti benefici. L’utilizzo delle certificazioni da parte dei soggetti individuati, ritenute anch’esse oggetto di falsificazione, sarebbero state idonee a trarre in inganno le Autorità, al fine di ottenere indebiti benefici di cui alla Legge 05.02.1992 n.104 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle persone portatrici di handicap), alla Legge 12.03.1999 n. 68 (Norme per il diritto al lavoro per i disabili) oppure per il differimento della pena detentiva in corso.
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A vario titolo, ecco quali sono i reati contestati: “frode processuale”, “false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’Autorità Giudiziaria o alla Corte Penale Internazionale”, “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiali in atti pubblici”, “uso di atto falso” ed “errore determinato dall’altrui inganno”.