Latina, racket degli autolavaggi. Ascoltati due testimoni nel processo che vede alla sbarra un uomo per aver incendiato un esercizio in Via Cavata
Il primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, ha sentito come testimoni due poliziotti interventi nel 2021 a seguito dell’incendio che aveva coinvolto un autolavaggio in Via Cavata a Latina. Ad essere ascoltati e interrogata dal Pm Valentina Giammaria un poliziotto della Squadra Voltante e uno della Scientifica. Il primo ha confermato che dalle immagini della video-sorveglianza verificate per le indagini apparivano due uomini intenti a bruciare l’autolavaggio, mentre il membro della Scientifica ha spiegato che sul luogo fu trovata una tanica di benzina.
Il processo, rinviato a marzo, vede sul banco degli imputato l’egiziano di 45 anni, Elsayed Wagih Mostafa, difeso dall’avvocato Maria Antonietta Cestra. L’uomo è accusato di essere il mandante dell’incendio e deve rispondere di tentata estorsione e turbata libertà dell’industria.
Il suo arresto fu concretizzato dalla Polizia di Stato di Latina che eseguì un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina Giuseppe Cario. I poliziotti arrestarono due cittadini egiziani gravemente indiziati dei reati di incendio, tentata estorsione aggravata e turbata libertà dell’industria. Si trattava del 45enne Elsayed Wagih Mostafa, ritenuto il mandante degli atti incendiari, e del 24enne Ahmed Ibrahim Elabid, già noto alle Forze dell’Ordine come componente di una banda dedita allo spaccio e alle rapine/estorsioni nei contro gli studenti di passaggio alle Autolinee del capoluogo. Quest’ultimo non si trova a processo con il più grande poiché la sua posizione è stata stralciata.
Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore Valentina Giammaria, furono svolte dalla locale Squadra Mobile e ebbero origine dall’episodio incendiario, avvenuto la sera del 20 maggio 2019, presso l’autolavaggio in centro a Latina, in Via Cavata.
Le risultanze investigative consentirono di stabilire sin da subito che l’incendio era il seguito di un analogo episodio avvenuto a settembre del 2017 ai danni dello stesso impianto il quale – anche a giugno del 2019 – era andato a fuoco in maniera dolosa.
In precedenza, ignoti avevano anche danneggiato prima e trafugato poi le telecamere private di videosorveglianza, che erano state installate dal titolare proprio per evitare l’escalation delittuosa.
Il gestore dell’autolavaggio denunciò alla Polizia che alcuni mesi prima aveva subìto un tentativo di estorsione ad opera di alcune persone, allo stato rimaste ignote, le quali presentatesi a nome del 45enne egiziano, lo minacciarono di morte qualora non avesse acconsentito a versare 300 euro a settimana.
Stessa minaccia gli era stata fatta anche dopo l’attentato del settembre 2017, allorquando si presentò un’altra persona, la quale lo minacciò con testuali parole: “…se non paghi 300 euro a settimana …ti incendiamo il lavaggio un’altra volta e ti tagliamo la testa… non ti facciamo più lavorare…”.
In proposito, mirati approfondimenti investigativi avevano permesso di chiarire che il 24enne arrestato – ossia il complice – era l’esecutore materiale dell’incendio compiuto nel 2017.
Le indagini, anche di natura tecnica (intercettazioni ambientali e telefoniche), avevano fatto emergere la chiara volontà del 45ene di gestire diversi autolavaggi cittadini, anche a costo di commettere gravi reati per sottrarli ai concorrenti, risultando quindi essere il mandante degli atti incendiari.
Davanti al Gip Cario, nel 2021, il 45enne imputato odierno si era avvalso della facoltà di non rispondere.