VIOLENZA E DISAGIO GIOVANILE, LA LETTERA APERTA DI “CITTADINI CONTRO LE MAFIE E LA CORRUZIONE”

Violenza e disagio giovanile, la lettera aperta dell’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione” ai rappresentanti della politica e delle Istituzioni locali pontini

“I recenti fatti di cronaca nera che hanno visto negativamente protagonisti giovani ragazze e ragazzi anche in età adolescenziale, in particolare nei comuni di Roccagorga, Sezze, Terracina, Latina Aprilia e in molti centri del sud pontino, sono la spia di un fenomeno ancor più vasto, certamente radicato in ambito provinciale e nazionale, di un malessere che pervade le giovani generazioni, a cui le uniche risposte sembrano delegate al momento all’azione pur lodevole di Magistratura, Forze di Polizia ed al meritevole impegno di alcune associazione di volontariato.

Nei fatti ogni qual volta ci si trova davanti ad episodi di vera e propria criminalità minorile c’è chi non vuol vedere o anche in buona fede minimizza le cause e le conseguenze del consumo tra i giovani di sostanze stupefacenti, di alcool e la propensione di molti ragazzi a giustificare la violenza o peggio a praticarla.

Sempre più spesso i luoghi di incontro delle giovani generazioni, anche in provincia di Latina, tendono a trasformarsi in vere e proprie micro piazze di spaccio e seppur non dovendo generalizzare, il fenomeno del consumo di stupefacenti tra i minori non è di piccole o ininfluente dimensione.

A nostro avviso, seppur non piacevole e conveniente sostenerlo, anche nei centri dei Monti Lepini, a dimostrazione di come nessuna realtà sia immune, si manifesta l’agire di gruppi organizzati di spacciatori e delinquenti che fanno del turpe commercio delle droghe una fiorente attività criminale che, non poco, nuoce allo sviluppo psico fisico dei nostri ragazzi.

Le famiglie vengono spesse volte lasciate sole dalle Istituzioni locali a portare avanti le azioni di sensibilizzazione e le attività di educazione che restano la migliore prevenzione ad un fenomeno che

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mina alle radici la nostra società. Si sa i giovanissimi non votano e per alcuni pare sufficiente assegnare deleghe assessorili ai servizi sociali a cui fare riferimento per le problematiche relative ad una gioventù a cui viene nei fatti negata o ridotta al minimo la possibilità di sviluppo culturale e sociale tale da immunizzarla o allontanarla da percorsi di devianza o di vera e propria criminalità.

Si sta da troppo tempo nascondendo “la polvere sotto al tappeto” e senza voler assumere il ruolo di promotori di sventura, riteniamo opportuno lanciare il sasso nello stagno. Le piazze, o luoghi d’incontro tra i giovani nei nostri paesi e delle nostre città non saranno al momento compromesse come le piazze di spaccio di Caivano ma sono, stante l’inerzia di molti, il terreno dove si manifestano e sviluppano le fragilità i malesseri e le contraddizioni dei ragazzi in particolare degli adolescenti e dei giovanissimi.

Riteniamo che la problematica relativa al disagio giovanile non può essere un fenomeno delegato ai soli controlli di polizia, pur a volte necessari. Quest’ultimi quando vengono invocati a gran voce, sono la spia di una realtà già compromessa. Dovrà essere, a nostro avviso, l’attività delle agenzie educative a dover essere implementata. Le scuole si impegnano moltissimo, grazie alla alta professionalità degli insegnanti ma hanno bisogno di maggiori risorse per potenziare la loro funzione. Le famiglie, dispiace dirlo, sono spesse volte, costrette anche a fronte di una non completa conoscenza del fenomeno, a sperare di restare immuni dal contagio e dalle conseguenze per i loro figli.  Va detto che quello che pare da non giustificare è l’assenza di agire e di idee da mettere in campo da parte della politica e di non pochi che rappresentano le Istituzioni locali. Appaiono del tutto insufficienti le iniziative promosse dai comuni e altre istituzioni locali al fine di favorire il reinserimento sociale di giovani che presentano particolari problematicità o che sono già stati protagonisti di episodi di criminalità minorile o rimasti coinvolti nel circuito del consumo o dello spaccio delle sostanze stupefacenti.

I Comuni, la Provincia di Latina e la Regione Lazio dovrebbero programmare, a nostro avviso continue iniziative ed investire risorse economiche per i nostri ragazzi, anche al fine di collaborare con altri soggetti istituzionali per prevenire e curare le fragilità delle giovani generazioni, in termini di analisi e proposte d’intervento, di potenziamento delle attività sociali, culturali e sportive che possano dare sostegno ai loro bisogni. C’è necessità di superare le logiche delle competenze che spettano sempre a qualcun’altro ed investire in attività di sostegno psico comportamentale per quanti già resisi protagonisti o vittime della violenza e del crimine. C’è bisogno di coordinare le politiche giovanili sui territori almeno in ambito provinciale. C’è la necessità che Istituzioni come la Prefettura spronino e coordinino le attività delle amministrazioni locali per far sì che i ragazzi che provengono da famiglie criminali, anche di tipo mafioso, presenti sui nostri territori, siano seguiti ed abbiano la possibilità di non essere costretti a seguire i percorsi criminali dei loro genitori. Un impegno difficile e non privo di sacrifici ma che resta a nostro avviso prioritario per le nostre comunità”.

La lettera è a firma del referente provinciale Antonio Centra e del referente regionale Antonio Turri.

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