Processo Astice/Petrus: la sentenza diventa definitva, la Cassazione ha respinto i ricorsi presentati da alcuni dei condannati
Il processo, come noto, è quello nato da due inchieste dei Carabinieri di Latina e della Polizia Penitenziaria, denominate Astice e Petrus: la prima su un giro di droga, alimenti e altri oggetti che entravano direttamente e illecitamente nel carcere di Latina grazie al tramite di due guardie carcerarie; la seconda, collegata alla prima e nata da alcuni colpi di pistola sparati la domenica di Pasqua 2018: ne derivò l’indagine, una volta fermato Angelo Petrillone (tra gli imputati), che scoprì un sistema di spaccio di sostanze stupefacenti, alcune delle quali finivano a Via Aspromonte. E proprio in ragione del collegamento droga/carcere, i due processi che sono scaturiti dalle due indagini sono stati accorpati in un unico procedimento.
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I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata, ricettazione, detenzione illegale e spaccio aggravati di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di arma da sparo.
Il 14 dicembre 2020, a serata inoltrata, l’allora Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giorgia Castriota pronunciò, nell’ambito del rito abbreviato, le condanne per gli imputati, dopo la requisitoria e le richieste formulate dai pm della Procura di Latina Giuseppe Bontempo e Valerio De Luca. Un’unica assoluzione: quella di Eneida Skendo.
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Nell’udienza del 12 gennaio 2022, svoltasi dinanzi ai giudici di secondo grado, cinque dei condannati dal Tribunale di Latina avevano chiesto, tramite i loro avvocati, il cosiddetto concordato, ossia un accordo che si raggiunge tra l’accusa e la difesa. Si tratta degli imputati Salvatore Di Girolamo (in primo grado condannato a 5 anni) per una condanna a quattro anni e sei mesi; Riccardo Petrillone (8 anni in primo grado) per 6 anni, Simone Petrillone (6 anni e 8 mesi in primo grado) per 5 anni, Gianni Tramentozzi a 3 anni e 7 mesi e Angelo Di Girolamo a 2 anni e 9 mesi.
Il collegio difensivo che assistiva gli imputati era composto dagli avvocati Lauretti, Marino, Angelo e Oreste Palmieri, Marcheselli, Vitelli, Vita, Forte, Conca, Cardillo Cupo, Naso, Oropallo, La Penna e Placanica.
La Corte d’Appello ha confermato, per lo più, le condanne e ha accolto il concordato per i cinque sunnominati. Per Riccardo Petrillone, quindi, 6 anni, per Simone Petrillone 5 anni, per Salvatore Di Giacomo 4 anni e 6 mesi, per Gianni Tramentozzi (l’agente carcerario originario di Terracina) 3 anni e 7 mesi e, infine, per Angelo Di Girolamo 2 anni e 9 mesi.
Di seguito tutte le condanne emesse dalla Corte d’Appello di Roma: confermate gli anni per Michael Consoli a 4 anni, Martina Giacomelli a 3 anni, Adriatik Deda a 4 anni, Gioacchino Iazzetta a 5 anni, Nicoletta Torri a 2 anni e 2 mesi, Marco Quattrociocchi a 3 anni, Antonio Sellacci a 2 anni e 4 mesi, infine Stefano Venditti e Mario Braganti a 1 anno e 8 mesi.
La Corte d’Appello ha ridotto, invece, le condanne per altri condannati in primo grado: Angelo e Salvatore Travali più Antonio Di Noia, Gennaro Amato, Massimiliano Del Vecchio: due anni e 8 mesi ciascuno. Per Angelo Petrillone 5 anni, mentre per Francesco Falcone e Andrea Lazzaro 1 anno e 6 mesi ciascuno. In primo grado avevano patteggiato la pena l’altro ex agente carcerario Franco Zinni (4 anni di reclusione) e Mauro Guerrieri: per lui una condanna a 1 anno e 9 mesi.
Ora, con una sentenza emessa negli scorsi mesi e pubblicata giorni addietro, la Cassazione ha rigettato i ricorsi di Marco Quattrociocchi, Michael Consoli e Endri Collaku e dichiarato inammissibili quelli dell’ex guardia carceraria Gianni Tramentozzi, di Riccardo e Angelo Petrillone, Gennaro Amato, Antonio Dinoia, Anelo e Salvatore Travali, Adriatik Deda, Andrea Lazzaro, Martino Giacomelli e Nicoletta Torri.
Unico parziale accoglimento per il fondano Massimiliano Del Vecchio che si è visto eliminare la confisca di 11.580 euro, pur con la conferma della condanna rimediata in Appello a 2 anni e 8 mesi.