OPERAZIONE BARDELLINO: L’ARMA SEQUESTRATA CON LO STESSO CALIBRO DEI PROIETTILI CONTRO GUSTAVO

Formia, un altro risvolto dell’operazione “Bardellino”: è stato arrestato uno dei personaggi oggetto di perquisizione, Giuseppe Favoccia. L’accusa è di detenzione di armi. Denunciata, invece, una persona per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti

Nella mattinata dello scorso 26 luglio – come ricorda una nota congiunta della Questura di Latina e del Comando Provinciale dei Carabinieri, trasmessa oggi, 29 luglio – nei Comuni di Formia, Minturno e Gaeta, vi sono state numerose perquisizioni delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nell’ambito del tentato omicidio di Gustavo Bardellino Gustavo avvenuto il 15 febbraio 2022 presso l’autosalone Buonerba a Formia.

L’arma sequestrata a Favoccia

Le operazioni eseguite dai militari del Nucleo Investigativo di Latina e del Comando Compagnia carabinieri di Formia, e da personale della Squadra Mobile di Latina e dal Commissariato di Gaeta, hanno portato, oltreché alla scoperta dell’ormai famigerato bunker di Antonio Bardellino, anche all’arresto di Giuseppe Favoccia, 73enne di Formia, trovato all’interno della sua abitazione in possesso di una pistola alterata (semiautomatica priva di matricola) con relativo munizionamento calibro 7,65 che tentava di occultare.

Un particolare non di poco conto perché il calibro, ossia 7,65, è lo stesso dei due colpi di pistola calibro 7,65 sparati da distanza ravvicinata nei confronti di Gustavo Bardellino il 15 febbraio 2022. L’episodio, come noto, ha dato il via alla maxi indagine che negli ultimi giorni ha fatto emergere diversi risvolti sulla vicenda Bardellino. Un’altra circostanza misteriosa che si aggiunge al complicato puzzle di queste ore, anche perché, in teoria, Favoccia sarebbe vicino ai Bardellino e non un nemico, sempre che, ovviamente, lo stesso calibro non significhi una mera coincidenza. Quello che sta emergendo è che Gustavo Bardellino – indagato dalla DDA di Napoli con il cugino Calisto e sicuramente due personaggi vicini al clan dei casalesi con cui avrebbero costituito un nuovo sodalizio – sia stato attinto dai colpi d’arma da fuoco per qualche dissidio e il ritrovamento di un’arma posseduta illegalmente e, che si è provato ad occultare, non può che aver fatto drizzare le antenne agli investigatori. Tuttavia, secondo fonti qualificate, la pistola non avrebbe niente a che fare con quella che sparato a febbraio 2022.

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Sempre durante la stessa operazione, è stata denunciata una donna, Antonella Bardellino, 46 anni, sorella di Gustavo (l’uomo attinto dai colpi d’arma da fuoco a febbraio 2022), ritenuta responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti per essere stata trovata in possesso di 18 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, occultati all’interno della propria abitazione.

Giuseppe Favoccia
Giuseppe Favoccia

Favoccia non è uno qualunque, oltreché ad essere stato una delle persone, non di cognome Bardellino, ad essere destinatario delle perquisizioni realizzate mercoledì 26 luglio. Peraltro il fratello di Favoccia, Luigi, dipendente del Comune di Formia, fu per anni autista del sindaco Michele Forte e, poi, del suo successore Sandro Bartolomeo.

A parlare agli agenti della Squadra Mobile di Latina rispetto alla presenza di Antonio Bardellino a Formia, è stato proprio lui, Giuseppe Favoccia. Per la precisione, il 4 agosto 2015, l’uomo raccontò agli agenti della Digos di aver incontrato Antonio Bardellino “presso lo scalo aeroportuale di New York”, dove aveva accompagnato la figlia e la moglie di Ernesto Bardellino (il fratello di Antonio Bardellino), Flora Gagliardi e Tonia Bardellino. Poi, nel 2017, Favoccia, agli agenti della Mobile, avrebbe raccontato che Bardellino si era spostato tra il Paraguay e l’Uruguay, per interessi nel settore ittico. Un racconto credibile visto che Favoccia aveva fatto un viaggio nella Grande Mela proprio nel 2010. Una circostanza verificata dagli investigatori. Favoccia avrebbe riferito sempre alla Squadra Mobile di Latina che Antonio Bardellino era ancora vivo e che sarebbe venuto in Italia in due circostanza: nel 2010 e nel 2014, anche per il matrimonio del figlio avuto dalla prima moglie Immacolata Bretto. Secondo Favoccia “Bardellino Antonio aveva comandato su New York e aveva interessi in Spagna. Nel 2017 Antonio Bardellino viveva in Paraguay o Uruguay ove aveva interessi in alcune società ittiche”.

Del resto ci sono altri elementi che possono far supporre che Antonio Bardellino non sia stato ucciso nel 1988 in Brasile. Tra gli aspetti emersi nell’indagine del sostituto procuratore della DDA di Napoli, Vincenzo Ranieri – così come riporta il sito online “casertace.net” – vi sarebbe una lettera tra Fabrizio Aniello e Natalino Morlando datata 2004, quando quest’ultimo era in carcere. Aniello riferiva a Morlando dei saluti di Calisto Bardellino, il 52enne figlio di Ernesto: “Ti saluta Calisto, a Formia è un macello, si dice che sia tornato lo zio Antonio, lo hanno avvistato su uno Yacht”.

“Circostanza anomala – scrive il Pm Ranieri – è rappresentata dalla istanza di declaratoria di morte  di Antonio Bardellino avanzata  nel giugno del 2017 presso il tribunale di Napoli Nord da parte di Salvatore Bardellino (fratello di Antonio) e di Filomena e Maria Bardellino (sorelle di Antonio)”.

Tornando a Favoccia, è un personaggio sicuramente che non passa inosservato, tanto più che anni fa, tramite una associazione europea operatori polizia (Aeop), avrebbe voluto aprire, insieme ad Ernesto Bardellino (il padre di Calisto e Angelo Bardellino, nonché ex sindaco del partito socialista di San Cipriano d’Aversa, in rapporto con l’allora leader Bettino Craxi), una sede dell’associazione così da fornire un servizio di protezione civile al Comune di Formia. Favoccia e Bardellino furono accusati di falso e usurpazione del titolo dell’associazione: un’accusa che fu archiviata dal Tribunale di Cassino nel 2019. A denunciare la vicenda, però, fu proprio la Questura di Latina che aveva segnalato l’esistenza di una sezione della A.E.O.P, ritenuta essere nella disponibilità di personaggi legati alla malavita di Formia.

Rispetto all’arresto odierno, Favoccia è già tornato libertà su richiesta del suo avvocato difensore Michelangelo Fiorentino. Ora, Favoccia si trova ricoverato al “Dono Svizzero” in rianimazione per via del diabete che lo affligge. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, in accordo col pm Eugenio Rubolino, ha deciso per Favoccia la sostituzione della misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari. Dunque, quando Favoccia uscirà dal carcere potrà tornare nella sua casa a Formia.

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