La maestosa statua del suo Ulisse verrà esposta eccezionalmente a Sabaudia dal 31 luglio al 30 settembre
Quest’anno si celebrano i cento anni dalla nascita del pittore, scultore e scrittore Ugo Attardi (1923-2006), uno dei grandi protagonisti del ‘900 italiano. La commemorazione del grande artista espressionista avrà luogo con l’esposizione del suo maestoso “Ulisse” a Sabaudia (Latina), presso la piazza del Comune, dal 31 luglio al 30 settembre 2023.
Mercoledì 2 agosto alle ore 19 verrà inaugurata ufficialmente l’esposizione di questa terza copia originale della scultura in bronzo realizzata dal Maestro nel 1997 e alta 3 metri. L’esposizione è a cura della Ulisse Gallery.
L’evento, che non a caso si terrà nella località simbolo della cosiddetta Riviera di Ulisse, aprirà sta l’altro la prima giornata della rassegna culturale “Mediterranea – La Civiltà Blu”, organizzata da Micromegas Comunicazione, nella quale si alterneranno ministri, politici, giornalisti, scrittori e protagonisti della vita culturale italiana (per info https://mediterranea.live).
Chi era Ugo Attardi, di Alessandro Masi
“Arrivai a Roma usando ogni mezzo di fortuna. Ero partito da Palermo via mare con una mezza carretta. Sbarcato a Salerno proseguii guidando un vecchio camion tra strade ancora piene di militari e carri armati e, infine, giunsi nella Capitale. Era da poco finita la guerra e Guttuso mi aveva invitato a raggiungerlo insieme allo scultore Pietro Consagra, mio amico. Dormivamo nello studio di Guttuso dividendo a turno un’unica branda. Ricordo un freddo tremendo e tanta fame. Per coprirmi di notte usavo anche la cravatta!”. A parlare così è Ugo Attardi, pittore, scultore e scrittore siciliano di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita che sarà celebrata con vari mostre di cui alcune nei luoghi simbolici della sua esistenza, grazie al grande lavoro della Ulisse Gallery di Roma.
Dire chi sia stato veramente Ugo Attardi nel vasto panorama dell’arte contemporanea italiana del secondo Novecento non è facile, tanto è stato articolato e complesso il suo linguaggio artistico, mosso sempre da una profonda sete di libertà e sempre disgiunto dalle mode del tempo. I primi anni romani, quelli trascorsi prima nello studio di Guttuso, poi con gli amici astrattisti del Gruppo di Forma1 sono stati anni di sperimentazione e di forte tensione ideologica. Insieme a Turcato, Sanfilippo, Perilli, Dorazio e Carla Accardi, Attardi si proclamava “formalista”, convinto che essere artista non volesse dire solamente raffigurare la realtà delle cose, ma trasformarla attraverso un nuovo linguaggio pittorico. Erano gli anni in cui Picasso troneggiava e la sua celebre tela di “Guernica” era per tutti i pittori europei un vero punto di riferimento sia per l’alto valore rappresentativo sia per lo stile asciutto neocubista.
Attardi spirito libero ben presto si staccò dal gruppo formalista e astrattista per approdare a una ricerca libera e non conformista. Nei suoi quadri tornarono soggetti naturali in cui la figura umana riacquistava il ruolo di protagonista del racconto. Invitato alla Quadriennale di Roma nel 1948 e successivamente alle più importanti rassegne d’arte nazionali, Attardi si avvicinò ai valori espressivi della pittura europea di Francis Bacon e di George Grosz, più affini al suo linguaggio poetico e vicini a quel senso di rivolta interiore a cui destinava le sue ricerche. Era questo il suo modo di vivere l’impegno politico che in quel decennio svolse prima all’interno del Partito Comunista ,per poi evolvere sempre più verso una libera espressione.
Nel 1952 e nel 1954 partecipò alle due edizioni della Biennale di Venezia riportando un gran successo con i suoi dipinti che, seppur lontani dall’astrattismo imperante e nella piena crisi del realismo, rappresentarono una svolta nell’arte italiana. Dal 1958 inizia così una nuova collaborazione con la rivista di cultura e politica “Città aperta” insieme al regista Elio Petri e al pittore Renzo Vespignani. Nel 1961 fonda il Gruppo “Il Pro e il Contro” insieme Ennio Calabria, Piero Guccione, Alberto Gianquinto e Fernando Farulli. Sono gli anni del boom economico, e nel clima di una vitalità crescente e di un forte sperimentalismo concettuale, gli artisti del “Pro e Contro” propongono un ritorno alla figura come soggetto e alla pittura come tecnica pur non rinunciando a prendere atto dei forti cambiamenti sociali in corso.
Conclusasi anche questa esperienza, Ugo Attardi inizia una navigazione solitaria che lo porterà ad un crescente successo internazionale. Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings allestita in alcune città australiane e nel 1963-64 espone alla mostra Peintures italiennes d’aujourd’hui in Medio Oriente e in Nord Africa. E sarà proprio l’Africa negli anni successivi al centro dei suoi interessi con la raffigurazione di donne monumentali, maestose e misteriose quasi fossero scolpite nell’ebano. La sua fascinazione verso i nuovi mondi occuperà tutta la sua produzione successiva, lasciando che le sue opere venissero contaminate ora dal fascino primitivo ora dalla seduzione dei corpi come nel caso della serie dei “tanghi argentini”, di cui fu un appassionato cultore grazie all’amicizia con il musicista Astor Piazzolla.
Modellatore di grand’ala, Attardi va ricordato anche per i numerosi monumenti innalzati in varie parti del mondo tra cui New York, La Valletta e la stessa Roma con il ricordo del Bicentenario della Rivoluzione Francese, un gruppo di rara bellezza.E non va di certo trascurata la sua attività di scrittore sempre presente nei suoi interessi come nel caso del già citato romanzo “L’erede selvaggio” di cui lo stesso Leonardo Sciascia ne lodava la bellezza ritenendolo degno dello stesso “Premio Strega”. Uno scritto che raccoglie lo spirito e la storia di Attardi scendendo nella profondità del suo essere siciliano, uno spirito, appunto, selvaggio.