Interdittiva antimafia per il locale “Al Circe 226” a Terracina: si è discusso il ricorso davanti al Tribunale amministrativo
Il Tar di Latina non ha concesso la sospensiva dell’interdittiva antimafia alle società che gestiscono il locale denominato “Al Circe 226” di Terracina. Il ricorso presentato dai legali di Ciccarelli è stato respinto.
Lo scorso 29 aprile, il Presidente del Tar, Riccardo Savoia, in forma monocratica, aveva disposto il decreto di sospensione per l’interdittiva antimafia a carico della Carichi srl, la società che gestisce il locale “Al Circe 226” a Terracina, gestito da Giovanni Ciccarelli.
I provvedimenti della Prefettura di Latina, come noto, hanno interessato le due società srl che gestiscono il bar “Al Circe 226. Le interdittive antimafia hanno colpito le due società in capo al 34enne Giovanni Battista Cicarelli e parzialmente al fratello 33enne Domenico Ciccarelli, che aveva una quota in una delle due srl.
Il decreto del Presidente Savoia sospendeva l’atto con cui il Comune di Terracina, dopo aver appreso dell’interdittiva prefettizia, ha stoppato l’attività di somministrazione cibo e bevande del locale.
Secondo gli accertamenti dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal Maggiore Antonio De Lise, il padre dei Ciccarelli, Gianfranco, è originario di Giugliano, in provincia di Napoli, e risulta affiliato alla cosca di camorra dei Mallardo. Questi ultimi, che nella geografia criminali sono un clan temuto e potente, sono segnalati nella provincia di Latina e in particolare tra Terracina, Latina e il sud pontino da anni e sono stati destinatari anche di milionari sequestri tra beni, nonché arresti.
Giovanni Battista e Domenico Ciccarelli sono stati indagati nell’indagine denominata “Free Beach” che, nel luglio 2022, ha terremotato l’allora amministrazione Tintari e per cui sono stati emessi 32 avvisi di conclusione indagini. Entrambi non risultano tra i destinatari.
Secondo l’interdittiva della Prefettura, sarebbe il padre dei due, ossia Gianfranco Ciccarelli, ad essere legato strettamente ai Mallardo e giocoforza ad avere una influenza nella gestione del bar che, per tale ragione, è stato interdetto. Al locale, peraltro, lo stesso Comune di Terracina ha revocato la licenza e la concessione. Ciccarelli senior è stato destinatario, sempre su impulso dei Carabinieri del Nucleo Investigativo pontino, di altre interdittive antimafia dalla Prefettura di Napoli in merito a tre società gestite tramite i figli.
Tre sono le società dei Ciccarelli che hanno sede a Terracina e che sono state interessate dai provvedimenti delle due Prefettura: dal Prefetto di Latina l’interdittiva a carico delle due società che gestiscono il locale “Al Circe 226”, vale a dire la “Carichi srl” e la “Kleos srl”, tutte e due con sede legale e operativa a Terracina; dal Prefetto di Napoli la “Naromi srl”, la cui sede operativa si trova a Terracina (la sede legale è a Napoli).
Uno dei figli, Domenico, risultava indagato in una ipotesi di corruzione nell’inchiesta “Free Beach”, insieme all’ex Presidente del Consiglio Comunale Gianni Percoco e all’ex dirigente Corrado Costantino, perché favorito, con un altro imprenditore, Raffaele Graziani (destinatario dell’avviso conclusione indagine e gestore del lido White Beach), per l’affidamento di una concessione demaniale e la convenzione rilasciata all’Aps Vento d’Estate. Sempre in “Free Beach”, il fratello Giovani Battista Ciccarelli risultava indagato per truffa poiché, in qualità di rappresentante legale della Vib srl, avrebbe redatto un falso bonifico per 34mila euro come canone annuale di affidamento pari al 20% della quota dell’appalto e una falsa polizza fidejussoria mai perfezionata che induceva in errore il comune di Terracina. Si trattava dello stabilimento balneare “Rotonda Beach”, successivamente sequestrato a dicembre 2022 in altra operazione.
La Vib srl, nel 2018, non avrebbe corrisposto il canone annuale fissato a 41mila euro e rotti. Risulterebbe agli investigatori che il bonifico destinato al Comune per un somma di 34mila euro sarebbe stato alterato.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, i fratelli Ciccarelli avrebbero acquistato il bar senza avere la disponibilità economica. Infatti, sarebbe stato il padre Gianfranco a versare il dovuto, in tutto 260mila euro a rate, per formare una delle due società srl che deteneva le quote del bar. Lo stesso Ciccarelli senior per i Carabinieri è un vero e proprio affiliato ai Mallardo, anche in ragione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuliano Pirozzi e Gaetano Vassallo. I due “pentiti” di camorra hanno parlato di un antico legame partito dal padre di Gianfranco Ciccarelli, al secolo Giovanni Battista Ciccarelli detto “Giacchettella” (si chiama come il nipote). Sia “Giacchettella” che Gianfranco Ciccarelli, per quanto risulta dalle dichiarazioni di Pirozzi e Vassallo, sono legati ai Mallardo.
In particolare, Gianfranco Ciccarelli, così come ricostruisce l’Arma, fu trovato insieme, negli anni ’90, a Pasquale Granata detto “‘o partigiano”, addentro al clan Mallardo. La stessa famiglia Ciccarelli detiene quote in una società nel ramo rifiuti già colpita da interdittive antimafia.