“IL NANO HA PRESO UNA MAREA DI ROBA, SONO USCITI CON 3 CAMION”

Giorgia Castriota
Giorgia Castriota

Scandalo al Tribunale di Latina: tutte le condotte illecite dei suoi nominati non denunciate dal Gip Castriota

Secondo gli inquirenti perugini, che hanno chiesto e ottenuto l’arresto per corruzione e induzione indebita del giudice per le indagini preliminari di Latina, Giorgia Castriota, la 45enne non avrebbe denunciato parecchie condotte illecite messe in campo dai suoi “protetti”: a cominciare da Ferraro (arrestato), fatto nominare coadiutore giudiziario e capace di fornire alla giudice-amante parte dei suoi compensi.

Sono emersi, infatti, a quanto riporta il Gip di Perugia, ulteriori e plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio da parte di Castriota come l’omessa vigilanza o la mancata denuncia di attività illecite, come gli indebiti versamenti di denaro da parte di Stefano Schifone (altro protetto del Giudice e suggerito come amministratore giudiziario), Alessandro Bartoli e lo stesso Fabrizo Coscione (l’imprenditore a cui hanno sequetrato le società e da cui è partita la denuncia che ha dato il là all’inchiesta di Perugia) agli organi della procedura.

Castriota sarebbe stata consapevole del fatto che Stefano Evangelista (amministratore giudiziario indagato) avesse versato del denaro (“una quota”) a Silvano Ferraro e che questi, a sua volta, li avesse dati al magistrato rammaricandosi, anzi, del fatto che ad un certo punto avesse smesso.

La Guardia di Finanza di Perugia, che ha condotto le indagini, ha verificato come Ferraro, nei confronti Stefano Evangelista, nell’arco temporale compreso tra il mese di maggio 2019 ed il 15 febbraio 2023, ha emesso fatture per complessivi 140.388 euro ed ed abbia ricevuto da Evangelista, nell’arco temporale compreso tra il mese di maggio 2019 e il 31 dicembre 2022, bonifici per complessivi 147.548 euro: detraendo, dall’importo complessivo, gli importi liquidati a titolo di compenso quale coadiutore giudiziario, ammontanti in 72.137 euro, l’importo riferibile ad ulteriori somme percepite da Ferraro risulta quantificabile in 75.410 euro.

Al contempo, Castriota avrebbe ha la consapevolezza, o comunque il fondato sospetto, del fatto che il denaro fosse versato da Stefano Schifone, precedente amministratore legale delle società sequestrate, a Ferraro, essendosi quest’ultimo lamentato col Giudice del fatto che le dimissioni di Schifone, richieste dalla stessa Castriota, avessero comportato minori entrate economiche; da una conversazione intercettata si evince anche come la Castriota percepisse denaro, per il tramite di Ferraro, dallo stesso Schifone, come emerge da un’altra intercettazione captata in cui parla con Stefania Vitto (ristretta agli arresti domiciliari).

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Un’altra vicenda coinvolge Alessandro Bartoli – chiamato “il nano” – che, all’interno dell’amministrazione, era stato nominato consulente in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro della ISP Servizi (una delle società sequestrate a Coscione). Bartoli fu denunciato da Coscione per avergli chiesto un prestito, nonostante il ruolo all’interno della società sequestrata, per una operazione di ristrutturazione immobiliare a fini commerciali.

In questo giro di soldi, il Gip, che ha rapporti di amicizia e frequentazione con Bartoli, come dimostra la vacanza negli Stati Uniti, a fronte delle affermazioni di Stefania Vitto di avere le prove che Bartoli avesse rubato dei beni sottraendoli dunque dal patrimonio sociale della società sequestrata, le rispondeva dicendo di aver timore di fare qualsiasi cosa in quanto potrebbe essere coinvolto anche Ferraro, il compagno-amante.

Vitto: “Ho le prove che il buon nano ha rubato cioè allucinante, ma poi dopo ti racconterò meglio anche di questo, ma il buon nano ha preso una marea di roba, loro la chiamano da buttare, però so tutto il ferro tutte le scaffalature, tutti i carrelli che non si sa nemmeno se erano di proprietà o no, perchè non se sa, e ha dato precise disposizioni, perchè sono usciti 2 o 3 camion da lì, di non segnare quando entrano e quando escono…ho verificato oggi in azienda se per caso c’è uno straccio di pezzo di carta dove l’azienda almeno c’ha guadagnato un euro  da questa cosa, e ovviamente non c’è nulla (…) eh si ce se vende il ferro..c’è pure il rame ..ma i carrelli quelli pesano un bel po eh?…ma oltretutto può essere che so dell’Interporto Santa Palomba cioè del curatore (…) capito?..oppure sono de noleggio..oppure so della Logistica…cioè capisci?…cioè loro rottamano ..loro rottamano..che minghia ti rottami che non sai neanche che cosa è (…)”.

Castriota: “che poi tra l’altro queste cose dell’Interporto Santa Palomba sono state purtroppo inventariate (…) c’è stata una mala fede..nel senso che lui ha rubato..ora è da capire se lui ha rubato con la compiacenza di qualcuno oppure l’ha fatto in autonomia..questo è il discorso!..però qualcuno e quindi come ci..arriviamo al punto nodale..qualcuno deve aver dato a queste persone …questo gli si può chiedere a più persone…l’ordine tra virgolette di fargli fare quello che voleva ..perchè non credo che quando lui è entrato poteva fare quello che voleva e nessuno gli diceva niente…qualcuno…. io voglio sapere …io c’ho paura che ci sia pure qualche …io non vorrei che pure Silvano (nda: Ferraro) sappia qualcosa ..perchè ho troppa paura..cioè perchè nasconderlo ..perchè non dire “avvisa subito Giorgia”(…) ehh l’ho capito che è un’amicizia di vecchia data di Stefano ma non vorrei che ci abbia trascinato pure Silvano (Ferraro)“.

In un’altra conversazione, Castriota, da giudice che avrebbe dovuto vigilare sui beni sequestrati e conseguentemente denunciare, ne parla con lo stesso Ferraro ed i due decidono che è meglio soprassedere per evitare reazioni che potrebbero coinvolgerli.

Non solo. A fronte della denuncia presentata da Coscione contro Schifone, Bartoli  e Ferraro, il Giudice farebbe dimettere Schifone dalla carica di legale rappresentante delle società sequestrate con finte dimissioni per motivi personali, in modo da evitare che, in sede di ispezione, risulti la situazione di incompatibilità dello stesso Schifone, che non avrebbe potuto essere nominato amministratore, in quanto aveva assunto una carica all’interno di una cooperativa in situazione di incompatibilità. Lo stesso Schifone, dopo poco tempo, fu suggerito dal Gip Castriota al Pubblico Ministero del sequestro della società di Aprilia, Loas, come amministratore giudiziario.

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