Il consiglio d’amministrazione della Banca Popolare del Lazio si è dimesso in blocco da pochi giorni: la causa (forse) nelle quote rosa
La comunicazione del 27 marzo scorso con cui i Consiglieri di Amministrazione Edmondo Maria Capecelatro, Massimo Lucidi, Sabrina Morelli, Corrado Capozzi, Paolo Bologna, Michele Patanè, Bernardino Quattrociocchi e Alessandro Natalizia, hanno rassegnato le proprie dimissioni, con decorrenza 4 maggio 2023 ed il Consigliere Leopoldo Sambucci, con decorrenza 28 marzo 2023, aveva iniziato a destare preoccupazione in correntisti e azionisti dell’istituto bancario fondato nel 1904 a Velletri.
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Tante le voci circolate nei giorni seguenti a quelle che sono risultate essere delle vere e proprie dimissioni di massa. Voci alimentate dal fatto che il comunicato non solo è stringatissimo ma, soprattutto, non spiega le ragioni di una decisione così netta. Persino rumors che hanno posto l’attenzione su un problema di concessione dei fidi, ma la ragione sarebbe molto più semplice.
La banca ha attraversato momenti di intensa difficoltà negli ultimi anni. Ne sanno qualcosa molti dei loro azionisti che hanno visto perdere alle loro azioni parte del loro valore, senza che dalla banca vi fossero troppe spiegazioni. Nel 2020 la Banca è diventata un gruppo con l’acquisizione della Banca Sviluppo Tuscia SPA poi ridenominata BLU Banca SPA che acquisisce dalla Banca Popolare del Lazio 51 sportelli. Il Gruppo presenta ad oggi 9 filiali sotto l’insegna Banca Popolare del Lazio e 53 filiali con l’insegna Blu Banca.
Dirimente la prossima assemblea ordinaria dei soci fissata per il 2 e il 3 maggio. Forse per quella data si saprà con certezza cosa è accaduto, anche se il motivo sarebbe piuttosto banale.
Presidente, Cda e Consigliere si sarebbero dimessi per una nota di Bankitalia che ha richiamato il gruppo a rispettare le quota rosa che, in effetti, sono praticamente assenti se si eccettua la consigliera d’amministrazione Sabrina Morelli. Questa sarebbe la ragione per cui il cda si è dimesso. Rimane un mistero, se confermata la motivazione, del perché vi è stata assenza di trasparenza.
Peraltro, uno studio pubblicato sul sito di Bankitalia ha esaminato gli effetti della legge Golfo-Mosca introdotta nel 2011 e relativa alle quote rosa nei cda delle banche quotate. La conclusione tratta dal report a firma di Silvia Del Prete, Giulio Papini e Marco Tonello è che solo in parte questa legge è stata capace di colmare il gap.