Dirty Glass: aperto il dibattimento, si è svolta una nuova udienza del processo che vede alla sbarra l’imprenditore di Sonnino Luciano Iannotta
Udienza piena di eccezioni presentate dal collegio difensivo su intercettazioni e altro quella si è svolta, oggi, 23 febbraio, davanti al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Laura Morselli (a latere i giudici Simona Sergio e Paolo Romano). Ad ogni modo, il clou si è verificato quando ha preso la parola Luciano Iannotta (presente in aula di fianco al suo avvocato difensore Mario Antinucci), il principale imputato del procedimento che nel settembre 2020 fu eseguito dalla Squadra Mobile di Latina e che portò agli arresti dell’imprenditore di Sonnino e di altri personaggi ritenuti sodali di quest’ultimo. Sul banco degli imputati, oltreché a Iannotta, vi sono Luigi De Gregoris, Antonio e Gennaro Festa, i carabinieri Alessandro Sessa e Michele Carfora Lettieri, Pio Taiani e Natan Altomare. Parti civili l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e la curatela fallimentare della società “Global Distribution”.
I reati contestati, a vario titolo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia sono molteplici: in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco.
Tanto per cominciare, Iannotta, tramite il suo legale Antinucci, ha comunicato la revoca dell’incarico all’altro difensore, l’avvocato Cacciotti. La difesa dell’imprenditore ha comunicato che vi è stato un altro avviso di conclusione indagini a suo carico e ha reiterato una richiesta già più volte menzionata nel corso delle udienze precedenti: il dissequestro di una stanza uso archivio in cui sono custoditi 13 scatoloni pieni di documenti. Secondo l’avvocato Antinucci, pur avendo avanzato l’istanza da tempo (il sequestor è avvenuto nel 2020), non vi è stato alcun dissequestro.
Una circostanza per cui il Pubblico Ministero Claudio De Lazzaro ha chiosato, spiegando che, da quanto gli risulta, la Procura di Roma ha già dato il via libera al provvedimento di dissequestro il quale, a questo punto – risponde di rimando la difesa di Iannotta – non è stata ancora eseguito. Un sequestro che fa capo ad uno stralcio del procedimento principale “Dirty Glass” ma che viene giudicato dirimente da Iannotta in ordine all’esercizio del diritto di difesa.
Chiarito grossomodo questo punto, Luciano Iannotta ha voluto rilasciare in aula dichiarazioni spontanee, sostenendo di non aver avuto visione, nel corso di questi anni del processo (che, da ricordare, ancora non ha visto un solo testimone essere esaminato), della documentazione necessaria per difendersi. L’imprenditore, ex Presidente del Terracina Calcio e, prima dell’arresto, a capo di Confartigianato Imprese Latina, ha contestato veementemente il modus operandi della Squadra Mobile di Latina.
A detta di Iannotta, che si è rivolta al collegio dei giudici con un tono di voce di parecchi decibel più alto di quello normalmente consentito in un’aula di Tribunale, la Polizia di Stato, pur intercettandolo sin dal 2018, non avrebbe agito per bloccare il suo presunto tentativo di corruzione di un dipendente della Corte dei Conti per il bando regionale da circa 600mila euro, né sono intervenuti quando era in atto il sequestro di persona contestato dall’accusa ai danni del suddetto dipendente della Corte dei Conti e del rappresentante di materiale per ufficio ed apparecchiature elettromedicali, reclusi in un capannone della società Akros a Sonnino (una delle società della galassia dell’imprenditore).
L’imprenditore, che ha anche rimarcato la circostanza per cui suo figlio si trova in gravi condizioni di salute, ha gridato più volte “Perché la Squadra Mobile non è intervenuta, se eravamo così pericolosi?“. Secondo l’imprenditore, i poliziotti (che in quel momento, 2018, stavano indagando su di lui e gli altri imputati) avrebbe dovuto intervenire se lo avessero considerato un pericolo pubblico, anche in ragione del fatto che nel corso di quel contestato sequestro sarebbe stata presente una pistola. Un’arma che, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe anche sparato mancando uno dei due sequestrati. Un intervento, quello di Iannotta, durato cinque minuti ma che dà la misura di quanta tensione si misuri in aula.
Il processo è stato rinviato di altri mesi: il prossimo appuntamento è per il 15 giugno 2023.
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