Era accusato di aver intascato i soldi dei bolli auto versati dai contribuenti: dopo il patteggiamento arriva la revoca del sequestro
La vicenda molto molta risale al 2016, quando il Tribunale di Cassino emise un decreto di sequestro preventivo nei confronti dell’allora 56enne di Formia, accusato di peculato: secondo l’accusa, l’uomo intascava i soldi dei bolli auto versati dai contribuenti.
L’imprenditore, che aveva gestito una delegazione Aci, finì al centro di mirate indagini della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, guidati dal Pubblico Ministero Alfredo Mattei.
Secondo l’impostazione accusatoria, l’imputato riscuoteva regolarmente le tasse automobilistiche dai clienti, omettendo però di riversarle alla Regione Lazio, così da appropriarsene illegalmente. In particolare, è stato contestato all’imprenditore l’indebita appropriazione, nell’anno 2014, della considerevole somma di oltre 140.000 euro. L’imprenditore patteggiò la pena a 2 anni, pena sospesa.
Tuttavia fu omesso, in sentenza, di disporre la confisca per equivalente dell’importo sottoposto a sequestro preventivo, e la sentenza divenne così definitiva. Dopo qualche anno, su sollecitazione della Procura della Repubblica, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino ha provveduto emettendo ordinanza di correzione dell’errore materiale, disponendo la confisca di beni immobili e somme di denaro, fino a concorrenza della somma oggetto di peculato.
Proprio contro l’ordinanza, gli avvocati difensori dell’uomo, Vincenzo Macari e Matteo Macari, hanno tempestivamente proposto ricorso per Cassazione che ha stabilito l’annullamento integrale del provvedimento di confisca, con restituzione degli atti al G.I.P. cassinate per abnormità del provvedimento.
Nuovamente sollecitato dal Pubblico Ministero, è tornato a pronunciarsi il Giudice per le indagini preliminari della città martire che ha emesso un nuovo provvedimento di confisca, nuovamente impugnato dagli avvocati difensori, i quali sin da subito hanno lamentato una serie di incongruenze e proposto anche questione di costituzionalità della norma.
Ora, il Giudice per le indagini preliminari Massimo Lo Mastro, riservatosi all’udienza camerale del 24 novembre scorso, con ordinanza depositata il 7 dicembre 2022, si è pronunciato definitivamente, recependo integralmente le ragioni della difesa e respingendo la richiesta del Pubblico Ministero riguardo alla confisca del compendio sequestrato.
Inoltre, il Gip Lo Mastro ha revocato il sequestro preventivo sui beni dell’imprenditore (immobili, mobili e buoni postali), disponendo la immediata restituzione di tutti i beni allo stesso. Il reato, invece, è stato dichiarato sempre dal Gip integralmente estinto per decorso dei cinque anni dalla pronuncia definitiva di patteggiamento.