Omicidio Bondanese a Formia: la Procura dei minorenni di Roma ha ricorso contro la sentenza di assoluzione del cugino Osvaldo Vellozzi
A maggio la decisione del Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale per i Minorenni di Roma Efisia Gaviano (a latere i due giudici onorari) che aveva accolto le richieste di messa alla prova nei confronti dei 4 imputati – Camillo B., 17 anni (il giovane che ha inferto il colpo mortale contro Romeo Bondanese), G. M., 17 anni, N.P, 17enne e N.C., diventato maggiorenne a settembre scorso – accusati di rissa. Tutti, come noto, della provincia di Caserta. Infine a ottobre, l’accoglimento definitivo della messa alla prova per i 4 imputati tutti della provincia di Caserta – Camillo B., 17 anni, G. M., 17 anni, N.P, 17enne e N.C.. Un verdetto che ha generato scalpore considerato che per il “baby killer” basteranno appena 24 mesi di messa alla prova, mentre per gli altri un anno.
Al contempo, il cugino di Romeo Bondanese, Osvaldo Vellozzi, giudicato col rito abbreviato, è stato assolto con formula piena. Il minorenne, pur ferito in quella tragica serata, doveva rispondere del reato di rissa. Ora, però, il sostituto procuratore minorile di Roma, Maria Perna, ha ottenuto un nuovo giudizio dinanzi alla Corte d’Appello di Roma, in quanto per l’accusa il cugino di Romeo avrebbe partecipato attivamente alla rissa pre-omicidio e non, invece, il suo, come stabilito dalla sentenza del Gup Gaviano, un intervento per tentare di calmare gli animi e salvare la vita a Romeo.
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Nella sentenza di primo grado che assolve Vellozzi, pubblicata a luglio, viene scritto a chiare lettere che, nelle fasi drammatiche del litigio, delle minacce e infine della colluttazione sfociata poi nella coltellata fatale contro Romeo, Osvaldo Vellozzi, difeso dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, “è stato il primo tra gli altri del gruppo a capire che stava succedendo qualcosa ed a raggiungere Romeo sulla terrazza, superando gli altri sulle scale”.
Fu Osvaldo a dichiarare che “una volta che Romeo era arrivato sulla terrazza, Camillo gli si era avvicinato ed aveva fatto un “movimento”; Camillo aveva colpito per primo e lui l’aveva visto bene perché era a distanza di un metro“. Romeo morì, secondo quanto ricostruito dalla sentenza, per un futile scambio di persona. Camillo, colui che lo ha accoltellato, fu scambiato da Romeo per “Rodolfo”, un altro ragazzo di Formia. Una volta chiamato con quel nome, avrebbe minacciato e sfidato Romeo “promettendogli” di spaccargli la faccia. Da qui, Romeo si è avvicinato a Camillo salendo sulla terrazza, ubicata nel centro in Via Vitruvio, seguito da Osvaldo Vellozzi, e altri due della comitiva. Da precisare che Camillo, invece, era accompagnato a Formia da altri nove amici, tutti di Caserta.
Secondo il Gup Gaviano, Romeo, dopo essere stato spinto da Camillo, avrebbe sferrato un pugno al suo indirizzo (una circostanza sufficientemente provata, riferita sia dagli amici di Camillo che da alcuni della comitiva di Romeo). Il pugno c’è stato quindi ma, sottolineava la sentenza, la circostanza “non sminuisce né giustifica la indiscussa e sconcertante drammaticità e gravità di quanto successivamente accaduto”.
Dopo il pugno, i due giovani sarebbero venuti alle mani anche se la situazione non è chiara, a tal punto che secondo alcuni amici di Romeo, e poi secondo la Procura e i Gup del Tribunale dei minorenni, Bondanese è stato aggredito da più persone del gruppo dei casertani. Ecco perché, seguendo il riferimento della Cassazione (tra cui la sentenza del 15 maggio 2012), si sarebbe concretizzato il reato di rissa a carico dei casertani i quali hanno ottenuto la messa alla prova.
Tuttavia, rispetto al reato di rissa, Vellozzi assume una posizione peculiare. Il cugino di Romeo ha riferito di aver braccato Camillo portandolo via, dopodiché aveva sentito un mancamento e visto il suo sangue sulle scarpe poiché colpito con un fendente ad una gamba. Praticamente come il cugino, ma non in modo fatale.
Vellozzi, però, secondo la sentenza, non può rispondere del reato di rissa, non ha partecipato alla stessa: “non è emerso che il Vellozzi abbia posto in essere una condotta violenta e/o aggressiva in quanto nulla è stato sostanzialmente riferito sul punto dalle persone escusse sui fatti”. Il suo è stato “un atteggiamento psicologico di aiutare Romeo…la sua attenzione era focalizzata su quanto stava accadendo tra Romeo e Camillo, tanto da non rendersi verosimilmente conto di tutto quanto succedesse attorno a lui“. Ecco perché Vellozzi è stato assolto dal reato di rissa.
Una versione che, però, per la Procura minorile non è stata convincente. A maggio 2023, sarà la Corte d’Appello di Roma a stabilirlo. Un nuovo aspetto della controversa vicenda giudiziaria che vede ancora sul banco degli imputati il cugino di Romeo, mentre l’autore dei fendenti mortali praticamente uscito dalle aule di Tribunale con una messa alla prova di 2 anni. Si chiama giustizia, si legge paradosso.