Politiche, il Governatore del Lazio, eletto senatore, Nicola Zingaretti commenta la debacle del Partito Democratico
Sarà un senatore della Repubblica dal 13 ottobre, giorno in cui si insedieranno la Camera dei Deputati e il Senato. Sarà lì che Zingaretti dovrà scegliere – anche se la decisione è scontata e annunciata – se rimanere alla guida dell’amministrazione regionale o affrontare la nuova avventura in Senato, ossia una sorta di “buen retiro”, con l’ambizione di giocare il ruolo di padre nobile dei Dem.
Zingaretti dovrebbe esercitare la sua opzione entro 30 giorni dal 13 ottobre ma è più che probabile che ci penserà prima, dimettendosi dalla Regione a fine ottobre. Ciò significa che i cittadini laziali, tra adempimenti burocratici di preparazione alle urne e presentazione dei candidati, voteranno per i prossimi rappresentanti in Regione Lazio tra l’ultima settimana di gennaio e la prima di febbraio. Più o meno a scadenza naturale della consiliatura che ha visto all’amministrazione la saldatura dell’alleanza PD e Movimento Cinque Stelle.
Ad ogni modo, oggi, dopo una debacle piuttosto evidente per cui il PD non ne ha azzeccata una, il Governatore del Lazio ha detto la sua.
“Il problema non era il campo largo. Ma non averlo avuto. Divisi si perde tutti. La destra entra a Palazzo Chigi e deve riflettere chi per 3 anni non ha fatto altro che picconare in maniera ossessiva e miope questa idea e in genere la cultura unitaria del Pd. Questa vocazione unitaria che ci ha fatto vincere in tanti territori, è stata a volte derisa e a volte in maniera goffa contrapposta a un PD con “forte identità”. Ma soprattutto nei sistemi maggioritari l’identità del PD oltre a punti chiari, netti, utili a garantire un forte radicamento sociale, “è” anche una credibile proposta di Governo che si fa al Paese”.
“Su entrambi questi aspetti si dovrà discutere per ricostruire una proposta nuova. Ora faremo l’opposizione. A viso aperto ripartendo da una scelta di campo chiara, senza timidezze contro le disuguaglianze e per uno sviluppo nuovo: vicini alle persone e alla loro dignità e per la salvaguardia del pianeta.Per l’Europa per difenderla e spingerla più verso i cittadini. Organizziamoci come ha indicato ancora oggi Enrico Letta, per i prossimi appuntamenti a cominciare dalle prossime amministrative e Regionali tornando a uno spirito aperto. Cerchiamo tutti l’unità – ha concluso Zingaretti -, il confronto per costruire e vincere e non la frammentazione”.
Un partito che si lecca le ferite, che esce anche dall’episodio increscioso di fine estate (vedi Ruberti) e che tutto sommato, come già successo nel 2018, spera nella politica del “primum vivere”. Vediamo se anche stavolta gli andrà bene.