Camorra e pizza: nel processo scaturito da un’indagine della DDA fiorentino esce di scena l’imprenditore pontino
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Firenze, dove si celebra il processo, Agnese Di Girolamo ha pronunciato diverse condanne per il clan della famiglia Cuomo di Nocera Inferiore e per l’episodio della bomba, preparata dai loro rivali di Piedimonte, che li colpì il locale “Pizza, cozze e babà“ di Porta al Prato.
Si tratta dell’esito processuale per venti imputati che hanno chiesto il rito abbreviato per un procedimento scaturito dall’indagine condotta dal Pm Leopoldo De Gregorio.
La maxi operazione della DDA di Firenze, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, ha visto, a settembre 2021, in tutto 10 arresti (7 in carcere e 3 ai domiciliari) più tre indagati tra i quali un uomo trasferitosi ormai da tempo nella provincia di Latina. Le indagini sono state condotte da Polizia di Stato e Guardia di Finanza.
Molti degli arrestati sono personaggi già finiti nelle cronache per fatti inerenti alla criminalità organizzata della provincia di Salerno, e di Nocera Inferiore in particolare. Si tratta, come emerge dall’indagine, di una rivalità accesa tra il clan Cuomo e un gruppo di Piedimonte. Tra gli episodi lumeggiati nelle carte dell’indagine ci sono dinamiche camorristiche tra violenza, illegalità diffusa e – novità pandemica – le mani dei clan sui fondi per il Covid destinati alle imprese ed esportati a Firenze e nella sua provincia. Tra i coinvolti, infatti, anche due colletti bianchi: un professionista di Nocera Inferiore e un altro di Prato, entrambi colpiti da una misura interdittiva per la loro attività.
Tra gli indagati anche un commerciante di Latina, Diodato Civale, che nel 2013 aveva aperto a San Felice Circeo la nota pizzeria “Pizza Cozze e Babà”, divenuto poi un brand che, come noto, è presente anche nel capoluogo di provincia. Civale risultava indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante del metodo mafioso perché, secondo la DDA, avrebbe assunto falsamente immigrati per lo più bengalesi.
I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per aver agevolato il clan camorristico dei fratelli Cuomo, presente a Nocera Inferiore e nella provincia di Salerno, legato al clan Mazzarella di Napoli. L’associazione era finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Leggi anche:
CAMORRA E COVID PIÙ PIZZA, COZZE E BABÀ: L’ANTIMAFIA INDAGA ANCHE UN PONTINO
Diversi patteggiamenti e condanne disposte dal Gup Agnese Di Girolamo tra cui, a sei anni e sei mesi, per il 40enne Luigi Cuomo, fratello del super boss Michele, l’elemento di spicco del sodalizio.
È andata, invece, bene al pontino Diodato Civale che per le false assunzioni di cui era accusato è stato prosciolto. Il Gup ha stabilito il non luogo a procedere.