Confermate le condanne a carico di Luigi Ciarelli, Benito Aversano e Claudio Pitolli per il carico di cocaina da 84 chili arrivato al porto labronico nel 2018
La Corte di Cassazione, respingendo i ricorsi di Ciarelli, Aversano e Pitolli, presentati dagli avvocati Petrella, Federici, Staniscia e Ciampa, ha reso definitive le condanne, confermate dalla Corte d’Appello a settembre 2021, a carico dei tre uomini arrestati nel luglio 2018 con l’operazione White Iron che vide il sequestro, presso lo scalo portuale di Livorno, dell’ingente carico di cocaina destinata ad alimentare le piazze di spaccio del Lazio: 84 chili per 318.000 dosi medie singole.
Luigi Ciarelli e gli altri due uomini, Benito Aversano di Aprilia e Pitolli di Anzio, furono arrestati nel luglio 2018 con l’operazione White Iron che vide il sequestro, presso lo scalo portuale di Livorno, dell’ingente carico di cocaina destinata ad alimentare le piazze di spaccio del Lazio.
In primo grado, il Tribunale di Livorno aveva accolto le richieste del pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Massimo Mannucci, condannando per importazione di sostanza stupefacente (richiesta dall’accusa anche l’aggravante dell’ingente quantità) Luigi Ciarelli a 12 anni (più 62mila euro di multa), Aversano a nove anni e otto mesi e Pitolli a nove anni e 4 mesi.
Su richiesta della Procura generale, la Corte d’Appello di Firenze ha confermato in pieno le condanne per i tre uomini.
L’attività d’investigazione, spiegò in una relazione la Direzione investigativa Antimafia, si concluse il 27 luglio 2018 con l’esecuzione di un provvedimento cautelare nei confronti dei 3 soggetti disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari Marco Sacquegna, compreso il sequestro dello stupefacente da parte della Guardia di Finanza. I tre uomini furono indagati per traffico di sostanze stupefacenti e sostituzione di persona tramite la fabbricazione e l’utilizzo di documenti contraffatti.
Cocaina purissima prodotta in Colombia era nascosta nelle intercapedini di un grosso container (al cui interno vi era una cisterna), che avrebbe dovuto trasportare trota salmonata, arrivato a gennaio 2018 nel porto di Livorno e indirizzato a una ditta toscana insopettabile: 84 kg di polvere bianca (60 panetti di cocaina purissima dal peso di 50 grammi ciascuno) per un valore di 19 milioni di euro imbarcata dal porto di San Antonio (Cile), prodotta nella Colombia dei narcos e destinata all’esponente del clan di etnia rom di Latina.
I militari delle fiamme gialle faticarono per arrivare al sequestro, tutto era stato costruito alla perfezione: inizialmente, infatti, era difficile comprendere chi fosse il destinatario del carico, dato che Luigi Ciarelli e soci avevano fatto un ordine con la carta di identità di un prestanome e con un conto corrente a lui intestato. Dopo sei mesi, però, Ciarelli reclamò il carico tramite una mail anonima e in base a questo elemento gli investigatori, coordinati dal Procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, e dal sostituto Mannucci, risalirono al computer e al mittente della missiva. A quel punto la Guardia di Finanza organizzò uno stratagemma, riproducendo una cisterna quasi identica rispetto a quella sequestrata sei mesi prima, per poi recapitarla a Ciarelli e compagni.
Figlio di Giacinta Spada e del capostipite Antonio Ciarelli, Luigi è stato sicuramente il personaggio più carismatico del clan, o reggente, quando Porchettone (Carmine Ciarelli) e Furt (Ferdinando Ciarelli) furono condannati nel processo Caronte di qualche anno fa. Attualmente Ciarelli si trova sotto a giudizio nel maxi-processo derivante dall’operazione anti-mafia “Reset” che contesta il 416 bis al clan Travali: secondo DDA e Squadra Mobile di Latina, era il fornitore di droga del sodalizio.