Zio accusato di violenza sessuale nei confronti della nipote di 13 anni: ascoltata come testimone la minorenne
Ascoltata da remoto, in video-conferenza, con l’assistenza della psicologa Alessia Micoli, una ragazzina di 13 anni è stata chiamata a ripercorrere ciò che aveva riferito a professoresse della sua scuola e amiche rispetto a ciò che avrebbe subito dallo zio quarantenne.
Il contesto è quello del residence Bella Farnia, centro della comunità indiana a Sabaudia. In famiglia vivono tutti insieme, all’interno di un appartamento: la ragazzina, due fratelli più piccoli, la madre, il padre e due zii, di cui uno, per l’appunto, è indagato per violenza sessuale. Un’inchiesta che ha portato, al momento, a far sì che il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, oggi presente per presiedere all’incidente probatorio nella Corte d’Assise del Tribunale di Latina, emettesse la misura del divieto di avvicinamento con il braccialetto elettronico a carico dello zio della 13enne.
L’uomo è accusato, infatti, nell’inchiesta dei Carabinieri di Sabaudia, coordinata dal sostituto procuratore Giorgia Orlando, di aver palpeggiato nelle parti intime la nipote. Azioni di violenza sessuale che sarebbero avvenute a casa – forse anche alla presenza di altri componenti della famiglia – e che sono state confidate alle insegnanti della scuola frequentata dalla minorenne. È stata proprio la scuola a segnalare il caso ai Carabinieri, dopodiché è stata avviata l’indagine che ha portato alla misura nei confronti dell’uomo, assistito dall’avvocato Marcello Montalto.
L’incidente probatorio odierno è servito proprio per cristallizzare le prove contro l’indagato. Solo che il racconto della ragazzina è stato confuso. A tratti è servito l’interprete dal punjabi all’italiano e la minorenne avrebbe ritrattato in buona parte ciò di cui accusava lo zio. Non sarebbero veri i palpeggiamenti nelle parti intime e le sue confidenze ad amiche e professoresse sarebbero state fatte solo perché lo zio, insieme alla madre, la sgridava per il cattivo profitto a scuola e il perdere tempo sul cellulare invece di studiare.
È sembrata una ritrattazione, tanto che pubblico ministero e la psicologia hanno chiesto alla minorenne se avesse ricevuto pressioni dalla madre e dall’ambiente famigliare per evitare di procedere nelle accuse contro lo zio. Il contesto di omertà e chiusura del microcosmo indiano, infatti, suggerisce cautela, soprattutto perché spesso la famiglia tende a occultare dentro di sé qualsiasi elemento disturbante.
Ora, dopo l’incidente probatorio, spetterà alla Procura di Latina trarre le conclusioni, decidendo se procedere nelle contestazioni allo zio oppure archiviare il caso.