ZES, Marianna Tidei (Italia Viva):” Dal governo ennesima marchetta elettorale. Il Lazio resta a guardare”
“L’inserimento di Marche e Umbria nella Zona Economica Speciale è l’ennesima, sfacciata operazione propagandistica di un Governo che ha ormai smesso persino di dissimulare. C’è tutto il sapore di una gigantesca marchetta elettorale: guarda caso, si voterà nelle Marche a ottobre. Ed ecco servito lo spot preconfezionato per il presidente Acquaroli”, afferma Marietta Tidei, capogruppo di Italia Viva nel Consiglio regionale del Lazio.
Pur comprendendo le legittime aspettative dei territori, è semplicemente ingiustificabile che le Marche rientrino, proprio ora, nella ZES. Ancora più grave è che restino fuori le aree meridionali del Lazio, da mesi al centro di un drammatico dibattito legato alla crisi di Stellantis. La richiesta corale di far rientrare il sud del Lazio nella ZES era stata bollata come irricevibile dal Governo Meloni con buona pace dei tanti esponenti del centrodestra laziale che insieme ad altri l’avevano avanzata.
Questo scempio certifica, – prosegue Tidei – ancora una volta, la debolezza estrema del Lazio: della sua Giunta, della sua rappresentanza politica e della sua capacità di incidere sulle scelte del Governo. Tante parole, tanti annunci, ma nei fatti zero risultati. La Regione si limita a subire, senza difendere i territori più fragili, senza ottenere nulla di concreto.
Non si comprende perché le Marche debbano godere di benefici così rilevanti, mentre territori come Cassino, il frusinate e il sud pontino restino completamente esclusi da qualsiasi misura di riequilibrio.
Il Governo continua a fare quello che gli riesce meglio: propaganda. E la Regione Lazio, come già accaduto sulla vicenda della Presidenza dell’Autorità di sistema portuale, ancora una volta resta a guardare”, conclude Marietta Tidei.
“Prendiamo atto del via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge con ‘disposizioni per il rilancio dell’economia nei territori delle regioni Marche e Umbria’. Leggiamo che si tratta di un provvedimento che istituisce sull’intero territorio delle due regioni la Zona economica speciale (Zes), misura riservata fino a oggi al Meridione d’Italia. Con la Zes, anche per queste due regioni del centro Italia potranno beneficiare delle agevolazioni fiscali, degli sgravi contributivi e delle procedure amministrative semplificate. La decisione assunta dal governo può rappresentare una grande opportunità anche per i territori del Lazio, che rivendicano lo stesso trattamento del sud ed ora di Marche e Umbria. Come ha ben detto il segretario generale della Cisl Lazio Enrico Coppotelli, la nostra regione deve poter accedere ai benefici previsti per la Zes unica, condizione necessaria per scongiurare la perdita di competitività soprattutto delle aziende del basso Lazio e del reatino, rispetto alle imprese di Campania, Abruzzo e Umbria.
Intendo ricordare come il sottoscritto, insieme ai colleghi Daniele Maura e Michele Nicolai, ha chiesto già nell’autunno 2023 di avviare una seria discussione all’interno del Consiglio regionale. A tal proposito sottolineo come sia stata depositata una mozione che chiede un impegno della Regione a garantire al basso Lazio e alla zona di Rieti la creazione di un’area che permetta l’accesso di queste aree ai benefici della Zes unica.
Si manifesta da tempo la richiesta di un trattamento equo nei confronti di tutte le regioni. A tal proposito, la proposta di istituire una Zona Economica Speciale (Zes), unica nel Mezzogiorno, solleva preoccupazioni legate all’impatto potenziale sulle regioni confinanti. Il Lazio, in particolare, condivide confini con tre delle regioni coinvolte nella Zes Unica: Abruzzo, Molise e Campania. A queste ora si aggiungeranno anche l’Umbria e le Marche. Tutto ciò potrebbe ulteriormente penalizzare le Regioni già in difficoltà economica, creando uno squilibrio nell’attrazione di investimenti produttivi.
Alla luce di questo quadro che presenta criticità, nonché rischi sulle prospettive di sviluppo dei territori del basso Lazio, ritengo necessario procedere con un confronto serrato sulle iniziative più urgenti da mettere in atto. Occorre passare dalle parole ai fatti e per questo ho chiesto un incontro urgente con il presidente Rocca ed il vice presidente e assessore allo Sviluppo economico Roberta Angelilli, per discutere di idee, proposte, indicazioni e iniziative che possano essere in linea con l’obiettivo del rilancio economico delle province di Latina, Frosinone e Rieti”.
Lo dichiara in una nota Enrico Tiero, vice portavoce regionale di FdI e presidente della commissione Sviluppo economico e Attività produttive del Consiglio regionale del Lazio.
“La provincia di Latina, insieme a quella di Frosinone, – dichiara Marco Cepollaro, Segretario PD Latina – si trova ancora una volta tagliata fuori da scelte strategiche che dovrebbero promuovere sviluppo e coesione, ma che finiscono invece per accentuare divari e penalizzazioni. L’ultima decisione del Governo Meloni sull’ampliamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) a Umbria e Marche, mentre il basso Lazio resta escluso, non è un semplice errore di valutazione: è una scelta politica precisa. E, per questo, ancora più grave.
Mentre si riconosce giustamente a territori come l’Umbria e le Marche il diritto a politiche di riequilibrio e sostegno, al tempo stesso si decide consapevolmente di non riconoscere lo stesso diritto a province che da anni affrontano una crisi industriale profonda, con indici di disoccupazione giovanile allarmanti, emorragia di capitale umano e dotazioni infrastrutturali insufficienti. Latina e Frosinone sono schiacciate tra aree agevolate e territori in pieno rilancio, senza disporre di nessuno degli strumenti oggi disponibili per competere.
Paradossalmente, proprio la presenza della Capitale altera i parametri regionali e impedisce al Lazio di rientrare nelle classificazioni necessarie per accedere alla ZES. Ma chi conosce la realtà del sud della regione sa bene che quel PIL medio è una fotografia truccata. Tra Roma e Latina corre un divario profondo che nessuna media statistica potrà mai cancellare.
Così, mentre le imprese di Ancona e Perugia beneficeranno di crediti d’imposta, semplificazioni, incentivi all’assunzione e attrattività verso nuovi investimenti, le nostre realtà produttive di Aprilia o Cassino resteranno circondate da concorrenti più forti per legge. Si genera una concorrenza sleale di Stato, imposta per decreto, che acuisce lo squilibrio invece di colmarlo.
Il Lazio meridionale non ha chiesto favoritismi, ma pari dignità. La battaglia per l’inserimento nella ZES è stata sostenuta con forza non solo da amministratori locali e associazioni di categoria, ma anche da soggetti come la CISL Lazio e persino da esponenti della stessa maggioranza di governo. Eppure, la risposta è stata sempre la stessa: “non si può fare”. Fino a quando non si è potuto. Ma per altri.
Questo silenzio istituzionale è ormai insostenibile. Non è più solo un tema economico, ma di rappresentanza democratica. La tanto sbandierata “filiera di governo” che avrebbe dovuto rafforzare il ruolo dei territori oggi è muta, incapace di incidere nei luoghi in cui si decidono le vere priorità del Paese. A Roma decidono, a Latina incassano – ma solo le conseguenze.
Del resto, basta guardare a ciò che accade nel nostro Comune per capire quanto sia profonda la crisi politica del centrodestra: una maggioranza divisa, confusa, paralizzata da lotte interne e priva di una visione. Se non riescono a governare neanche una città, come possiamo aspettarci che difendano un intero territorio? La verità è che l’incapacità amministrativa locale è lo specchio fedele di un’irrilevanza politica nazionale.
Latina e il basso Lazio non possono essere considerati territori minori. Meritano attenzione, strumenti adeguati, risposte concrete. L’esclusione dalle ZES è una ferita profonda che rischia di trasformarsi in rancore sociale. E il rancore, quando diventa politica, porta solo disillusione e conflitto.
È ora che chi governa questo Paese guardi al Lazio sud non come un’appendice marginale ma come parte integrante di una strategia di sviluppo. Servono scelte giuste, non scorciatoie clientelari”.
“Altro che filiera istituzionale: il Governo Meloni continua a ignorare i bisogni reali delle province di Latina e Frosinone, condannandole all’ennesima esclusione da misure che potrebbero risollevare l’economia di territori in affanno. La tanto sbandierata unità d’intenti tra livelli di governo si dimostra, ancora una volta, una bugia utile solo alla propaganda estiva della destra». Con durezza anche Omar Sarubbo, segretario provinciale del Partito Democratico di Latina, commenta l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della norma che estende la Zona Economica Speciale alle Marche e all’Umbria.
La ZES è uno strumento di sviluppo territoriale che prevede agevolazioni per imprese e investitori: credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, fondi per investimenti, decontribuzioni sulle assunzioni, semplificazioni burocratiche e autorizzative per nuovi insediamenti o riconversioni industriali. Un’occasione fondamentale per attrarre investimenti e creare occupazione.
“Un’occasione che le province di Latina e Frosinone, pur possedendo tutti i requisiti – a partire dalla pesante crisi industriale in atto – continueranno a vedere da lontano» sottolinea Sarubbo. «Eppure, numerosi sono stati gli atti politici per chiedere l’estensione della Zes a questi territori: dalla mozione presentata dai consiglieri regionali Salvatore La Penna e Sara Battisti, che chiedeva al presidente Francesco Rocca di attivarsi con il Governo, fino all’emendamento dei deputati Mancini, Curti e Orfini. Tutti rigettati, senza motivazioni credibili”.
“Le Marche, non a caso prossime al voto regionale, ottengono l’ingresso nella Zes mentre il Lazio – in particolare le aree più fragili come quelle del Sud pontino e del frusinate – resta escluso. L’unico “progetto” che la destra nazionale e locale ha effettivamente potenziato in questi mesi è la propria macchina della propaganda. Mentre ci raccontano un “Paese dei balocchi” che esiste solo nella loro retorica, la realtà dei fatti è ben diversa. Le accise sulla benzina mai eliminate, le pensioni ferme, salari medi tra i più bassi in Europa, un carovita insostenibile, liste d’attesa infinite nella sanità, l’imminente e devastante applicazione dei dazi di Trump”.
“Sarebbe utile, e lo dico con grande preoccupazione, che la destra pontina, anziché rispondermi con le consuete repliche stizzite in difesa d’ufficio della Presidente Meloni, facesse autocritica e aprisse una vertenza con il suo Governo che ha palesemente voltato le spalle a Latina. I cittadini dei nostri territori – conclude il segretario dem – meritano risposte, non slogan”.
“La decisione del Consiglio dei Ministri di estendere la Zona Economica Speciale (ZES) anche alle Regioni Umbria e Marche conferma una deriva già avviata con la riforma entrata in vigore il 1° gennaio 2024: lo strumento nato per supportare particolari aree geografiche nello sviluppo sociale ed economico, è diventato ormai un bancomat, nella disponibilità del Governo, col quale, piuttosto che favorire politiche di crescita, si elargiscono prebende elettorali.
Con la riforma entrata in vigore il 1° gennaio 2024, è stato di fatto snaturato un principio cardine, quello secondo cui aree circoscritte, con caratteristiche economiche e sociali differenti, dovrebbero adeguare il proprio sviluppo alle opportunità offerte da uno strumento pensato per rispondere in modo mirato e specifico ai loro bisogni. La nuova impostazione ha portato alla creazione di una Zona Economica Speciale unica per l’intero Sud Italia, un territorio vastissimo e fortemente eterogeneo — una scelta che appare più dettata da logiche elettorali che da una reale strategia di sviluppo. A livello internazionale non esistono esempi di ZES estese quanto quella del Mezzogiorno, che copre ben 123 mila chilometri quadrati. Più che rappresentare un punto di forza del modello italiano, questa dimensione eccessiva ne compromette l’efficacia, riducendone concretamente il potenziale attrattivo.
Il tema tocca da vicino il campo d’interesse della CGIL Frosinone Latina poiché mentre si continua ad allargare la “circoscrizione” dei beneficiari, tra le aree fondamentali con caratteristiche molto simili per contesto economico e produttivo a quello delle regioni meridionali che vengono escluse, c’è proprio il Lazio meridionale. Alla luce di tale esclusione, appare chiaro che la logica su cui si fonda il provvedimento è volta all’alimentare una competizione basata solo su scelte discrezionali di accesso ai benefici senza alcuna visione di politica economica ed industriale.
“Le province di Frosinone e Latina sono perfettamente inserite in un contesto produttivo che risponde alle caratteristiche a cui riferisce la Zes: ospitano filiere industriali strategiche, dalla farmaceutica all’automotive, fino all’agroalimentare. Negli ultimi anni hanno subito colpi durissimi a causa della volatilità dei mercati, delle carenze infrastrutturali e di misure come i dazi. L’esclusione dal sistema di benefici previsti dalla ZES, che invece circondano il nostro territorio, mette a rischio migliaia di posti di lavoro e la sopravvivenza di interi distretti produttivi” afferma il segretario generale CGIL Frosinone Latina Giuseppe Massafra.
Serve un cambio di rotta: non servono strumenti “a pioggia” privi di strategia, ma politiche industriali solide, fondate su coerenza, visione e investimenti mirati. Il lavoro, la coesione sociale e la tenuta del sistema produttivo non possono essere sacrificati sull’altare del consenso elettorale”.