Voto di scambio politico-mafioso: è ripreso il processo che vede alla sbarra Emanuele Forzan e Raffaele Del Prete
Nuova udienza del processo ceh vede sul banco degli imputati l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e l’ex collaboratore nonché responsabile elettorale per la lista “Noi con Salvini”. alle elezioni comunali di Latina nel 2016, Emanuele Forzan. I due imputati, Forzan e Del Prete, oggi presenti in Aula ed entrami sottoposti ancora alla misura cautelare, furono arrestati lo scorso 13 luglio 2021 nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla contestazione del voto politico-mafioso riferibile alla campagna elettorale del 2016 a Latina (Comunali).
A marzo 2021, il collegio del Tribunale composto dal Presidente Gian Luca Soana e dai giudici Fabio Velardi e Elena Nadile si era dichiarato incompatibile con questo procedimento penale. Il motivo stava ne fatto che in tale processo sono compresi, non come imputati, ma come personaggi citati e parti integranti delle prove che si dovrebbero formare in dibattimento, personaggi legati all’altro processo, ossia quello dell’inchiesta madre Alba Pontina, nel quale è stato giudicato il Clan Di Silvio capeggiato da Armando detto “Lallà” e a presiedere quel Collegio era proprio il Giudice Soana. Il nuovo Collegio formatosi è presieduto dal Giudice Francesco Valentini.
Come noto, l’imprenditore nel ramo dei rifiuti Raffaele Del Prete è accusato di aver dato soldi ad Agostino Riccardo, ex affiliato al Clan Di Silvio, oggi collaboratore di giustizia, in cambio di voti, attacchinaggio e visualizzazione dei manifesti elettorali in favore di Matteo Adinolfi, indagato anche lui (ma non rinviato a giudizio nel presente processo, e ancora in attesa di conoscere il suo destino di indagato), attualmente europarlamentare della Lega e, nel 2016, in corsa per diventare consigliere comunale. Carica che, alla fine, raggiunse con 449 voti.
Per l’accusa, Del Prete avrebbe dato a Riccardo circa 45mila euro. A costituire, secondo inquirenti e investigatori, il ruolo di collettore anche Emanuele Forzan. L’inchiesta fu portata a compimento da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina. Oggi, in aula, a rappresentare l’accusa c’era il Pubblico Ministero Claudio De Lazzaro che, insieme al sostituto procuratore di Roma Luigia Spinelli, ha coordinato le indagini.
Nella scorsa udienza, avvenuta ad aprile, erano state avanzate dal collegio difensivo, composto dagli avvocati Gaetano Marino, Massimo Frisetti, e Pietro Parente, diverse questioni preliminari che, anche quest’oggi, nell’udienza odierna, sono state riproposte. Ad essere contesa, secondo gli avvocati di entrambi gli imputati (in particolare per la posizione di Raffaele Del Prete), è l’utilizzabilità o meno delle intercettazioni inserite nell’inchiesta e nell’ordinanza riguardanti il procedimento da cui nasce l’indagine che ha poi portato all’arresto di Del Prete stesso e Forzan.
Si tratta dell’inchiesta dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia (svolta tra il 2015 e il 2017) che ha condotto a un altro processo, denominato “Touchdown”, ossia quel procedimento che terremotò nel 2018 la Giunta di Eleonora Della Penna poiché vi erano coinvolti organi politici e amministrativi della città dei butteri e della Provincia di Latina di cui all’epoca l’esponente del Partito Democratico era Presidente.
Per quel procedimento, Del Prete ha patteggiato, in merito al reato contestatogli dalla Procura di Latina (turbativa d’asta), una pena di 3 anni e 2 mesi. Secondo i suoi avvocati, le intercettazioni di “Touchdwon” non possono essere inserite agli atti del processo odierno perché non connesse con esso (alcune delle quali sono risalenti sin dall’autunno del 2015). Di difforme parere, naturalmente, il Pm De Lazzaro che ha brevemente ricostruito la genesi dell’inchiesta Touchdwon partita dal ritrovamento, da parte dei militari dell’Arma, di una mazzetta da 30mila euro nella disponibilità di un allora consigliere comunale di Cisterna (Filippo Frezza), sorpreso all’uscita dalla sede dell’impresa dei rifiuti di Raffaele Del Prete. Per il Pubblico Ministero, la connessione esiste perché se in quell’inchiesta si sarebbe accertato dell’interesse di Del Prete nell’avvicinare politici in cambio di appalti nell’ambito dei servizi d’igiene urbana; così, anche nel processo odierno, l’ipotesi è che Del Prete avesse rapporti con la politica per il medesimo fine. Da qui l’accusa di aver offerto o promesso soldi a un personaggio, all’epoca affiliato a un clan, riconosciuto dalla magistratura con sentenze passate in giudicato, mafioso. Il processo, chiaramente, stabilirà se ciò – il passaggio di denaro – sia penalmente rilevante o meno.
Il Collegio del Tribunale presieduto dal Giudice Valentini, dopo circa mezz’ora di camera di consiglio, ha accolto solo parzialmente le eccezioni della difesa e ha disposto che il perito trascriverà le intercettazioni inserite in “Touchdown” dalla data del 20 maggio 2016. Dunque, quelle conversazioni saranno utilizzabili.
Alla prossima udienza, fissata per il 14 giugno, quando ancora non saranno disponibili le suddette intercettazioni, verranno ascoltati, in qualità di testimoni, il Dirigente della Squadra Mobile di Latina Giuseppe Pontecorvo e un altro ufficiale di polizia che ha svolto le indagini.
Leggi anche:
L’INTERESSE DI DEL PRETE SU LATINA E TERRACINA: POLITICI E IMPRENDITORI SI RIFERIVANO A LUI