Voto di scambio politico-mafioso: è ripreso il processo che vede alla sbarra Emanuele Forzan e Raffaele Del Prete
Nuova udienza del processo nel quale, sul banco degli imputati, siedono l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e l’ex collaboratore della Lega in Regione Lazio, nonché responsabile elettorale per la lista “Noi con Salvini” alle elezioni comunali di Latina nel 2016, Emanuele Forzan. I due imputati, Forzan e Del Prete, oggi presenti in Aula, furono arrestati il 13 luglio 2021 nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla contestazione del voto politico-mafioso riferibile alla campagna elettorale del 2016 a Latina (Comunali).
Come noto, l’imprenditore nel ramo dei rifiuti Raffaele Del Prete è accusato di aver dato soldi ad Agostino Riccardo, ex affiliato al Clan Di Silvio, oggi collaboratore di giustizia, in cambio di voti, attacchinaggio e visualizzazione dei manifesti elettorali in favore di Matteo Adinolfi (della lista “Noi con Salvini”), indagato anche lui (ma non rinviato a giudizio nel presente processo, e ancora in attesa di conoscere il suo destino di indagato), attualmente europarlamentare della Lega e, nel 2016, in corsa per diventare consigliere comunale. Carica che, alla fine, raggiunse con 449 voti.
Per l’accusa, Del Prete avrebbe dato a Riccardo circa 45mila euro. A costituire, secondo inquirenti e investigatori, il ruolo di collettore anche Emanuele Forzan. L’inchiesta fu portata a compimento da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina. Oggi, in aula, a rappresentare l’accusa, dinanzi al Collegio presieduto dal Giudice Francesco Valentini, c’erano i Pubblici Ministeri Claudio De Lazzaro e Lugia Spinelli che hanno coordinato le indagini.
Nell’udienza svoltasi a maggio, il Tribunale ha accolto solo parzialmente le eccezioni della difesa e ha disposto che il perito trascriverà le intercettazioni inserite nell’inchiesta “Touchdown”, dalla data del 20 maggio 2016: è la succitata indagine che ha determinato la costola sul voto di scambio che ha condotto alla sbarra Del Prete e Forzan e coinvolto poiché indagato l’europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi. L’inchiesta dei Carabinieri della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Aprilia, diretta dalla Procura di Latina, ruotava intorno a un sistema di appalti e tangenti nel Comune di Cisterna e nella Provincia di Latina (l’allora sindaco Eleonora Della Penna, non indagata, si dimise) e ha portato già alla condanna di Del Prete e altri coinvolti: nel processo, Raffaele Del Prete, imprenditore dell’omonima impresa a Sermoneta Scalo, ha patteggiato la pena a tre anni e due mesi.
Ecco perché, nell’ultima udienza tenutasi a giugno, nel corso dell’interrogatorio di un Sovrintendente di Polizia che aveva svolto le indagini denominate “Alba Pontina”, ossia il procedimento madre da cui è nato l’attuale processo (da cui è scaturito il processo che ha condannato i Di Silvio capeggiati da Armando detto “Lallà” anche con l’aggravante mafiosa), i contenuti di alcune intercettazioni inerenti ad alcune chiamate intercorse tra i due imputati e il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, all’epoca dei fatti (elezioni comunali 2016) affiliato al clan Di Silvio, non sono stati esplicitati. L’ispettore di Polizia ha potuto però citare le date di tre contatti telefonici avvenuti tra Forzan e Del Prete con Riccardo.
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Oggi, 13 settembre, invece, dinanzi al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal Giudice Francesco Valentini, è stato interrogato un Luogotenente dei Carabinieri all’epoca in servizio presso la Sezione Operativa di Aprilia il quale svolse le indagini racchiuse poi nel procedimento denominato “Touchdown”.
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La testimonianza del Luogotenente si è basata sull’informativa di polizia del 15 aprile 2021. Il militare dell’Arma dei Carabinieri, esaminato dal sostituto procuratore Claudio De Lazzaro, ha spiegato le varie fasi dell’indagine “Touchdown” durate dall’ottobre 2015 fino al settembre 2016. Le indagini coinvolsero l’amministrazione di Cisterna guidata dall’allora Sindaco di Cisterna e Presidente della Provincia di Latina Eleonora Della Penna: in particolare il focus degli investigatori si concentro sul segretario generale del Comune, sul consigliere comunale Filippo Frezza e il vice sindaco Marco Muzzupappa. Oggetto dell’indagine un bando di concorso per cui dovevano essere assunti 5 persone, tra cui l’architetto Nocera poi condannato a 7 anni per concorso esterno al clan dei Casalesi.
In seguito, come ha spiegato il miliare, l’indagine si andò a focalizzare sulla Cisterna Ambiente (all’epoca partecipato al 51% dal Comune e al 49% da Ama e Cns, invischiata in “Mafia Capitale”), la società che si occupa del servizio d’igiene urbana nella città dei butteri messa in liquidazione dal Sindaco Della Penna. Il Carabinieri ha spiegato che i sospetti sul mondo dei rifiuti si intensificarono quando fu ascoltato a sommarie informazioni l’ex Sindaco che aveva una certa ritrosia a parlare del consigliere comunale Frezza.
Successivamente la storia è nota: i Carabinieri seguirono Frezza e lo trovarono nella sede della Del Prete a Sermoneta Scalo: sotto il sedile dell’auto 30 mila euro divise in mazzette e gli estremi di una ditta di Cori. Da lì il filone che ha portato al processo e soprattutto le indagini su Del Prete, che fu intercettato e seguito anche tramite delle microspie. Il Carabiniere ha ricordato i rapporti tra Del Prete, Frezza e l’allora direttore generale della Cisterna Ambiente, Mauro Di Stefano.
Non solo. Ai fini del processo odierno, il miliare interrogato dal Pm De Lazzaro ha ripercorso l’indagine menzionando i rapporti di Del Prete con politici quali il deputato ex Lega, Francesco Zicchieri, l’esponente del PD di Latina, Mauro Visari, il leghista Mauro Adinolfi a cui presentò in campagna elettorale (comunali di Latina 2016) Luca Troiani e Silvana Di Silvio, appartenenti all’omonimo clan rom.
E ancora le varie intercettazioni, acquisite agli atti del processo in corso, con gli imprenditori del ramo rifiuti Francesco Deodati, Francesco Saverio Colucci, Nicola Alfano e Marco Clemezi. Ma sopratutto le interlocuzioni con Agostino Riccardo e ben tre sue utenze tutte intestate all’ex compagna del collaboratore di giustizia. Presumibilmente un aspetto che sarà contro-esaminato alla prossima udienza (4 novembre) dal collegio difensivo composto dagli avvocati Parente, Scognamiglio, Marino, Frisetti e Papaevangeliu.