VOLONTARI DELLA CROCE ROSSA ALL’ABBAZIA DI SAN MAGNO IN AIUTO DELLA CITTÀ DI FONDI

Abbazia di San Magno a Fondi.

A seguito dell’Ordinanza del Presidente della Regione Lazio che da ieri, in risposta all’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha ordinato ulteriori misure relative al Comune di Fondi in materia di igiene e sanità pubblica, la Chiesa diocesana di Gaeta, con il Vescovo Luigi Vari, ha inteso far giungere a tutti i cittadini di Fondi la propria vicinanza e il proprio sostegno. Così, rispondendo proprio alla richiesta della Regione Lazio, ha prontamente dichiarato la disponibilità, nella persona del responsabile della Fraternità del Monastero, don Francesco Fiorillo, ad accogliere il gruppo di volontari della Croce Rossa Italiana provenienti da più zone d’Italia che nei prossimi giorni “faranno casa” presso il Monastero San Magno.


Secondo il racconto di San Gregorio Magno, il monastero fu edificato per volere di sant’Onorato  nel 522 d.c. per onorare il martirio di san Magno, ucciso insieme a san Paterno e a migliaia di cristiani, come si legge in alcuni documenti agiografici di epoca medievale, le Passiones, dedicate ai due santi.

Il corpo di san Magno giacque nella cripta della chiesa fino all’847 quando fu saccheggiato da Platone di Veroli, capitano della Campania, e lo adagiò nella chiesa di Sant’Andrea. Successivamente con l’invasione saracena di Veroli, il corpo di san Magno fu spostato ad Anagni. Il monastero, fino al 1072, fu autonomo e gestito dai monaci ordinari.  In seguito il console Gerardo di Fondi donò il monastero all’abbazia di Montecassino.


Nel 1492 Alessandro VI passò con una bolla pontificia il monastero alla congregazione benedettina di Monte Oliveto. Nel XV secolo il monastero fu ricostruito da Prospero Colonna. Nel corso dei secoli il monastero, data l’importanza dello stesso stabile, conobbe alterne fortune contabili e spogliazioni di vandali: nel 1798 i francesi distrussero parte del monastero e spogliarono gran parte dei locali monastici. Successivamente il monastero conobbe un periodo di decadenza. Oggi il monastero è affidato all’arcidiocesi di Gaeta e alla cura del presbitero diocesano don Francesco Fiorillo e il complesso è stato in gran parte restaurato.

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