VIOLENZA SESSUALE SU MINORE E PEDOPORNOGRAFIA: NUOVI ARRESTI PER LA CAPOSALA DEL GORETTI E LA COPPIA DI VELLETRI

Violenze sessuali aggravate e pedopornografia. Eseguite dalla Polizia di Stato tre ordinanze di custodia cautelare in carcere

Arrivano ulteriori ordinanze cautelari in carcere ai già incarcerati dal giugno scorso, responsabili, secondo la Procura di Latina, di pedopornografia e violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima.

La Polizia di Stato, infatti, a conclusione di una laboriosa e minuziosa attività investigativa, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma competente per materia (in quanto la vittima è un minorenne di 14 anni), ha proceduto, nella giornata di ieri, 7 ottobre, a dare esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 6 ottobre 2025 dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, nei confronti dei tre accusati, già destinatari, a giugno scorso, di analoghe misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari di Latina, su richiesta della Procura della Repubblica di Latina, in relazione agli abusi nei confronti di un minore, di cui erano state ritenute gravemente indiziate.

Si tratta, come noto, di un uomo di 36 anni di Velletri, di sua moglie – una trentenne anche lei di Velletri –, difesi dall’avvocato Alessandro Aielli, nonché di una donna di 43 anni di Latina, caposala sospesa all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, difesa dall’avvocato Renato Archidiacono. Tutti e tre sono incensurati.

Le attività investigative espletate successivamente agli arresti, comprensive dell’analisi del contenuto dei telefoni sequestrati, hanno fatto emergere ulteriori elementi a carico dei tre indagati, sia in relazione ad un ulteriore episodio di violenza sessuale aggravata in danno di minore, commesso nel mese di marzo scorso e sino a quel momento non emerso dalle pregresse indagini, sia la realizzazione, da parte dei predetti, di materiale pedopornografico utilizzando il minore stesso.

Le ordinanze cautelari sono state notificate dai poliziotti della Squadra Mobile di Latina, guidata dal dirigente Giuseppe Lodeserto, negli istituti penitenziari dove gli indagati erano già ristretti in virtù dei provvedimenti adottati nel mese di giugno scorso dall’Autorità Giudiziaria di Latina.

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Le indagini pontine, avviate nel mese di marzo scorso, sono state coordinate dal Procuratore Capo di Latina, Luigia Spinelli e dal sostituto procuratore Marina Marra che, sulla scorta degli espliciti elementi di prova rilevati nei device degli indagati, hanno richiesto tempestivamente, al fine di interrompere al più presto l’attività criminosa, l’emissione di ordinanza di custodia cautelare al giudice per le indagini preliminari Laura Morselli la quale ha emesso l’ordinanza che è stata eseguita a vista.

La storia sarebbe iniziata come una vicenda di maltrattamenti subiti dall’infermiera che avrebbe riportato anche in una occasione alcune lesioni e lividi. L’indagine, una volta avviata, avrebbe portato alla luce la detenzione di materiale pedopornografico da parte della infermiera e del compagno-amante, anche lui impiegato nell’ospedale nel settore delle pulizie. Ad essere coinvolta, in un secondo momento, anche la moglie dell’impiegato, indagata e arrestata anche lei per reati afferenti alla pedopornografia. Il materiale pedopornografico sarebbe stato trovato sui dispositivi cellulari e computer dei tre arrestati.

Una vicenda orribile tanto che la caposala, stimata da tutti nel reparto, sarebbe cambiata nell’ultimo periodo: non più lucida, tanto che sarebbe stato l’ospedale a segnalare la vicenda all’autorità inquirente, ma solo per un caso di maltrattamenti. Negli ambienti dell’ospedale la vicenda ha destato un vero e proprio choc. La donna coinvolta, nell’ultimo periodo, aveva cambiato atteggiamento e condotte sul lavoro: dimenticanze, cambi d’umore, assenza, dimagrimento e soprattutto segni di sofferenza sul viso. Tutti elementi che hanno fatto capire a chi la circondava che qualcosa di grave nella sua vita fosse accaduto.

Il materiale pedopornografico (foto e video), peraltro, o almeno parte di esso, sarebbe stato autoprodotto dagli indagati, tutti incensurati e insospettabili. È questa l’ipotesi agghiacciante degli investigatori che hanno perquisito anche l’armadietto e l’ufficio della caposala la quale, una volta separatasi dal marito, aveva iniziato a frequentare il compagno amante, geometra dipendente di una ditta esterna che si occupa di pulizie e manutenzione presso l’ospedale civile.

Dopo l’arresto, tutti e tre gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. A differenza della caposale, i due coniugi hanno avanzato ricorso al Riesame che ha confermato le misure cautelari. Le motivazioni alla base della decisione del Riesame che aveva respinto i ricorsi dei due coniugi sono afferenti al pericolo di reiterazione del reato da parte del 36enne in quanto le condotte contestate sarebbe state continuate. Una decisione che ha fatto sì che fosse respinta la richiesta di sostituzione di misura cautelare in carcere con quella meno afflittiva dei domiciliari.

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