Protocollo d’intesa firmato oggi a Latina tra ASL, Prefettura, Carabinieri e Polizia di Stato: l’obiettivo è di fornire supporto agli operatori sanitari che si trovano ad accogliere le vittime in ospedale e in pronto soccorso
“Ospitiamo oggi la firma di questo protocollo che apre a una collaborazione interistituzionale e dà forma alle disposizioni legislative rispondendo a un’esigenza di formazione da parte della Asl per la rilevazione dei segni di violenza. È una prima iniziativa sul territorio – ha spiegato il prefetto Vittoria Ciaramella – che contribuisce a supportare le donne vittime di violenza che arrivano in ospedale. In quel momento hanno bisogno di grande supporto psicologico, ma accanto a questo c’è l’esigenza di acquisire, attraverso dei kit in dotazione agli ospedali, le fonti di prova. Per questo processo però gli operatori devono essere formati e approfittiamo dunque della grande competenza delle forze dell’ordine che possono fornire indicazioni specifiche per la raccolta immediata degli elementi probatori”.
“È un altro tassello della Asl dopo le linee guida adottate in tutti i quattro ospedali della provincia per la gestione del percorso rosa e della stanza rosa dedicata alle vittime di violenza e abusi – ha detto la commissaria dell’Asl di Latina, Sabrina Cenciarelli – Questo protocollo rappresenta dunque il passaggio successivo, per far sì che gli operatori sanitari acquisiscano competenze precise, sia di tipo giuridico che in materia di repertazione. Il kit di cui tutti gli ospedali sono dotati consente di raccogliere tutte le prove, acquisirle e conservarle in una ‘catena di custodia’. E’ un procedimento molto delicato. Le prove devono essere infatti raccolte secondo normative molto rigide, perché devono poi tenere in un eventuale giudizio. Raccogliere queste prove in maniera congrua permette di custodirle nel modo giusto. L’auspicio è quello di poter avere dalle forze dell’ordine un approccio multidisciplinare nella formazione degli operatori sanitari. Questo protocollo rappresenta un approccio multidisciplinare a un problema che tocca tutti e che si evidenzia in pronto soccorso come epifenomeno della violenza, ma l’ospedale è solo la punta dell’iceberg ed è un luogo in cui le donne non dovrebbero mai arrivare”.