In tutta Italia il 21 novembre si celebra la Giornata degli alberi, a Latina si assiste a un paradosso difficile da ignorare: alberi appena piantati, anche nell’ambito di progetti finanziati da risorse europee, già morti o in grave sofferenza per mancanza di cura; grandi inaugurazioni di aree di verde pubblico, presentate come simbolo di una città che vuole fronteggiare la crisi climatica e rendere i suoi spazi più vivibili, rimaste lettera morta.
“Ciò che è accaduto dopo i proclami racconta tutta un’altra storia: quella di progetti, validissimi sulla carta, completamente abbandonati al loro destino già il giorno dopo il taglio del nastro”. È la denuncia della consigliera di Latina Bene Comune, Loretta Isotton, che fa il punto sui parchi abbandonati in città e sui tanti progetti di riqualificazione, alcuni dei quali attesi da anni, caduti nel vuoto. “Il caso più emblematico – spiega Loretta Isotton – è quello del nuovo parco di Porta Nord, inaugurato a ottobre 2024 con grande entusiasmo, soprattutto dai residenti di Pantanaccio che per la prima volta vedevano nascere un’area verde ben strutturata nel quartiere.
Nell’arco di pochi mesi quasi tutte le nuove alberature si sono seccate per una causa banale e gravissima: semplicemente nessuno ha provveduto all’irrigazione durante le settimane di caldo intenso, quando ogni giovane pianta richiede cure minime per attecchire. Sono sopravvissute solo tre albizie, specie più resiliente allo stress idrico. Tutto il resto è andato perduto. Insomma, un investimento pubblico trasformato in un boschetto di tronchi secchi in meno di un anno”. “Non va meglio anche nel nuovissimo Piazzale dei Mercanti – aggiunge ancora la consigliera – inaugurato nella primavera scorsa dopo una riqualificazione fatta con le migliori soluzioni moderne: superfici permeabili per contrastare il caldo urbano e un sistema di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione degli alberi e arbusti messi a dimora. Una buona idea vanificata però da un assurdo errore: l’impianto elettrico non è mai stato collegato all’Enel e nessuno ha trovato una soluzione alternativa, almeno temporanea, per garantire l’approvvigionamento idrico. L’ultima situazione paradossale riguarda infine le alberature del centro storico: qui le piante, non adatte alla prima collocazione nell’isola pedonale, sono state spostate in Corso Matteotti, ma anziché essere messe a dimora sono state lasciate nei loro vasi, legate a lampioni e pali e ora simbolo di un livello di improvvisazione che stride con qualsiasi idea di pianificazione urbana”.
“Queste tre immagini raccontano un’unica grande verità: a Latina non esiste il principio fondamentale della manutenzione ordinaria – conclude la consigliera Isotton – che pure è quanto mai urgente, perché il cambiamento climatico impone alle città di investire nel verde e nella mitigazione del calore. Il risultato è una città che inaugura molto, ma cura davvero poco. E intanto si sprecano migliaia di euro di risorse pubbliche. Ci chiediamo dunque: chi controlla che i progetti finanziati vengano davvero mantenuti e di chi è la responsabilità di questi fallimenti? Latina non ha bisogno di parchi usa e getta ma di amministratori capaci che sappiano prendersi cura di ciò che viene realizzato.
Eppure la normativa parla chiarissimo: l’ente appaltante deve garantire la manutenzione minima delle alberature per un periodo minimo che va dai 24 ai 36 mesi; l’appaltatore è obbligato ad assicurare l’attecchimento delle piante provvedendo a irrigazioni regolari e monitoraggi nelle fasi critiche (estate e ondate di calore); il direttore dei lavori e i tecnici comunali sono responsabili della verifica dell’attecchimento e dell’esecuzione della manutenzione. Ignorare queste prescrizioni equivale non solo a una cattiva gestione, ma potenzialmente a un danno erariale, perché i fondi pubblici investiti non vengono tutelati”.
