UN CASO DI USUTU VIRUS A LATINA: “IL PAZIENTE RICOVERATO E DIMESSO: STA BENE”

Un caso di Usutu virus a Latina: il paziente è stato ricoverato al Santa Maria Goretti di Latina. La Asl rassicura: “Nessun allarme”

In merito al caso autoctono di arbovirosi (in questo caso causata da Usutu virus), la Asl di Latina precisa che l’Azienda Sanitaria, attraverso il personale dei servizi Igiene e Sanità pubblica e Veterinaria, ha attivato tutti i protocolli di prevenzione, insieme con la preziosa collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico e le istituzioni territoriali.

Il paziente è stato ricoverato e dimesso in buone condizioni cliniche dall’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Nella ASL di Latina è stabilmente attiva la sorveglianza entomologica e veterinaria su equidi e avifauna, non riscontrando, a oggi, nessun allarme.

L’uomo contagiato non sarebbe mai stato in Africa. La Asl aveva già allertato il Consorzio di bonifica chiedendo la pulizia di su un fosso dove vive il contagiato.

Cosa è l’Usutu Virus? Si tratta di un’infezione aviaria di origine africana estremamente rara negli esseri umani. Prende il nome da un fiume sudafricano (il Grande Usutu o fiume Maputo, che nasce in Sud Africa, attraversa l’eSwatini o Swaziland e sfocia nella baia di Maputo, in Mozambico) che scorre vicino alla località del Natal in cui fu effettuato il primo isolamento del virus in una zanzara femmina di Culex neavei.

Analogamente al virus West Nile (WNV), l’agente causale delle infezioni da Usutu (virus Usutu o USUV) è un Flavivirus patogeno per gli uccelli. I due virus differiscono per la frequenza con cui si registrano casi di mortalità negli uccelli (elevata nel caso dell’USUV, bassa per il WNV) e per l’impatto sulla sanità pubblica (il WNV è responsabile di numerosi casi umani con sintomi neurologici gravi, l’USUV finora è stato rinvenuto in pochi casi non gravi).

Le specie da allevamento avicolo sembrano essere resistenti all’infezione, come pure le specie selvatiche africane. Tra gli uccelli europei si sono invece riscontrate forti morie in molte specie, in particolare di passeriformi (merlo, passero domestico, cinciarella, cinciallegra, picchio muratore, pettirosso, tordo bottaccio) ma anche di strigiformi (allocchi, barbagianni, gufi). Gli uccelli migratori hanno svolto un ruolo chiave nella diffusione del virus fuori dall’Africa.

Il vettore dell’infezione è rappresentato dalle zanzare ornitofile. In Europa è stato isolato principalmente in Culex pipiens, ma anche in Aedes albopictusAe. vexansAe. rossicusAnopheles maculipennisOchlerotatus caspiusOc. detritusCx. hortensisCx. territansCx. perexiguus e Culiseta annulata. Solo Cx. pipiens (in Europa) e Cx. neavei (in Africa) sono però stati finora confermati come vettori competenti del virus. I mammiferi, uomo compreso, possono essere ospiti casuali e a fondo cieco.

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