Truffa nella comunità indiana: acquistano un immobile per adibirlo a edificio di culto e un connazionale sottrae l’immobile
Una truffa di proporzioni rilevanti è quella che il sostituto procuratore di Latina, Marco Giancristofaro, contesta, con un decreto un citazione diretta a giudizio, a Singh Daljit, indiano di 44 anni, residente a Pontinia, difeso dagli avvocati Ernesto Renzi e Claudio Solinas.
Secondo l’accusa, il 44enne avrebbe messo in piedi un raggiro nei confronti del connazionale Singh Harpal e di altre indiani, rispettivamente Presidente e membri dell’associazione Gurdwara Singh Sabha Pontinia Asd. L’associazione, tramite le offerte raccolte tra i fedeli, aveva acquistato un immobile sulla Migliara 47, nel territorio del Comune d Sezze, per una cifra ragguardevole: 500mila euro.
In realtà, secondo la Procura, il contratto definitivo dell’acquisto dell’immobile è stato concluso a favore della società agricola Singh, riconducibile al 44enne Singh Daljit. L’uomo avrebbe truffato Presidente e membri dell’associazione che avevano corrisposto per l’acquisto dell’immobile, finalizzato a diventare un edificio di culto Sikh, la somma di 230mila euro. L’associazione si è costituita parte civile, dopo aver presentato denuncia, tramite l’avvocato Luca Giudetti. Il processo che avrebbe dovuto iniziare oggi, 23 gennaio, davanti al giudice monocratico Enrica Villa, è stato rinviato al 15 maggio per una serie di difetti di notifica.
Daljit, infatti, parlando bene l’italiano, era diventato vice presidente dell’associazione costituita con il preciso scopo di acquistare l’immobile a Sezze. Peraltro, le offerte raccolte per l’acquisto dell’immobile provenivano da braccianti, famiglie e lavoratori indiani che si sono visti turlupinare dal loro connazionale.
Infatti, l’uomo avrebbe approfittato della fiducia risposta in lui dagli altri membri dell’associazione, mettendo in piedi una complessa manovra testa ad appropriarsi del bene che ha un valore di mezzo milione di euro. Il 44enne avrebbe approfittato del fatto che i suoi connazionali non parlavano bene l’italiano, né lo comprendevano, così da fare loro apporre firme a un documento spacciandolo per qualcosa di provvisorio e propedeutico all’acquisto. In realtà, le firme davano il via libera affinché il consiglio direttivo dell’associazione approvasse la nomina di Daljit come Presidente, scalzando l’effettivo Presidente, Singh Harpal, retrocesso a vice.
Successivamente, il 44enne otteneva dall’associazione la disponibilità di circa 181mila euro, tramite l’emissione di assegni circolari tratti dal conto corrente dell’associazione medesima. I soldi servivano al pagamento della caparra per l’acquisto dell’immobile. Alla fine, a settembre 2021, Daljit concludeva la compravendita a favore dell’associazione, per poi, truffando un altro connazionale, costituire la sua società agricola alla quale trasferire il bene. Non prima, però, di ottenere altri due assegni per un importo totale di 25mila euro, frutto delle offerte della comunità indiana desiderosa di vedere sorgere il proprio edificio di culto.
Infine, per concludere l’acquisto, da pagare per il rimanente in 10 anni con rate da 2500 euro al mese, il 44enne otteneva dall’associazione ulteriori tre bonifici per un totale di 24mila. Una truffa in piena regola secondo la Procura, di fatto c’è che l’immobile, oggetto di un altro contenzioso, al momento risulta sotto sequestro e la comunità indiana non ha avuto il suo edificio di culto per cui ha donato i soldi.