TRUFFA ALL’ARMA, L’ACCUSA AI SETTE CARABINIERI DI FORMIA: “L’INGIUSTO PROFITTO CON GLI ORARI DI SERVIZIO”

Caserma dei Carabinieri di Formia
Caserma dei Carabinieri di Formia

Truffa all’Arma, questa è l’accusa grave che la Procura militare di Roma muove nei confronti di sette Carabinieri in servizio a Formia

L’accusa del sostituto procuratore della Procura militare di Roma, Eugenio Stancanelli che, a febbraio scorso, ha concluso le indagini nei confronti di sette carabinieri in servizio alla Compagnia di Formia, è piuttosto grave. Non tanto per la quantità (la truffa si aggirerebbe intorno ai 1500 euro totali), piuttosto perché rivolta, l’accusa, a sette militari dell’Arma dei Carabinieri.

Il reato contestato ai sette indagati è di truffa militare pluriaggravata che sarebbe stata commessa dal Comandante della Stazione di Formia, Mario Esposito, in concorso con altri sei colleghi, tutti di Formia, tranne due di loro residenti a Spigno Saturnia e Minturno.

Secondo la Procura militare, il Comandante della Stazione e gli altri sei Carabinieri avrebbero messo in piedi la truffa, attestando falsamente gli orari di servizio. I militari avrebbero segnato orari di servizio diversi da quelli effettuati, inserendo in alcuni casi la presenza. Il contestato raggiro avrebbe indotto in errore il personale degli uffici amministrativi competenti per calcolare le ore e di conseguenza gli stipendi dei Carabinieri.

Ecco perché – questa è la tesi della Procura militare capitolina – gli uffici amministrativi avrebbero liquidato indennità e retribuzioni che non sarebbero state dovute ai sette militari dell’Arma. In sostanza, gli indagati avrebbero guadagnato di più di ciò che dovevano. Le cifre sono per alcuni irrisorie: si va da 48 euro fino a 600 euro.

Gli episodi finiti al centro dell’inchiesta militare sono stati rilevati dalla stessa Arma dei Carabinieri e si concentrano nel giugno del 2022, in orari alcune delle volte notturni. Si tratta di pochi minuti, massimo tre quarti d’ora che, però, sono valsi ai sette Carabinieri l’iscrizione nel registro degli indagati e l’avviso di conclusione indagini, oltreché al trasferimento in altre sedi disposto dalla stessa Arma che ha voluto dare un segnale immediato, al di là degli esiti penali ancora incerti.

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